Diario minimo del lavoro
La serie di articoli pubblicati dal Corriere della Sera nell’estate 2006, dai quali è nato il libro I Nullafacenti. Perché e come reagire alla più grave ingiustizia della amministrazione pubblica.
Diario minimo del lavoro
La serie di articoli pubblicati dal Corriere della Sera nell’estate 2006, dai quali è nato il libro I Nullafacenti. Perché e come reagire alla più grave ingiustizia della amministrazione pubblica.
La serie di articoli in materia di politica del lavoro pubblicati dal Corriere della Sera nell’estate 2007
Pubblicato in Guida al Lavoro – Il Sole 24 Ore, n.11, 11 marzo 2008
Perché e come sinistra e destra italiane hanno interiorizzato la parola d’ordine per cui “chi tocca l’articolo 18 muore” (politicamente, s’intende)
Le parole, le pallottole e la cornice
L’appello rivolto da Pietro Ichino ai terroristi delle Brigate Rosse il 27 febbraio 2003 dalle pagine del Corriere della sera
Le nuove frontiere delle politiche del lavoro nell’era della globalizzazione
Relazione di Pietro Ichino al convegno su “Il lavoro: valore, significato, identità, regole”
Bologna, 20-21 giugno 2007
SOMMARIO ‑ 1. La protezione migliore contro lo sfruttamento e l’arbitrio del più forte. – 2. Rovesciare la regola di Marshall-Hicks. – 3. Una nuova chiave di lettura del mercato del lavoro nella quale sono (anche) i lavoratori a scegliere e “ingaggiare” l’imprenditore. – 4. Le obiezioni all’idea dei lavoratori che ingaggiano l’imprenditore. Il limite del divieto di concorrenza. Il tramonto del divieto dello storno di dipendenti. – 5. Breve censimento delle forme possibili dell’“ingaggio” dell’imprenditore da parte dei lavoratori. ‑ 6. La grande contraddizione tra l’insoddisfazione per l’imprenditoria indigena e la chiusura nei confronti delle alternative che si offrono su scala mondiale. – 7. Alfa e omega: due modelli di sindacato e di politiche del lavoro. – 8. Quando i lavoratori si precludono l’ingaggio dell’imprenditore migliore: il caso delle ferrovie. – 9. Segue. Il caso Alitalia. ‑ 10. Segue. Il caso dell’Alfa Romeo di Arese. – 11. Segue. I casi analoghi verificatisi di recente per la gestione delle autostrade, nel settore bancario, nella vicenda Telecom. – 12. Importanza della volontà e dell’attitudine a valutare il piano industriale e, se del caso, a scommettere su di esso. – 13. Poter negoziare a 360 gradi anche al livello aziendale, per poter “ingaggiare” l’imprenditore migliore. – 14. I “paletti” a difesa del vecchio modello standard nazionale contro i modelli nuovi di impresa. ‑ 15. Un modo diverso di guardare alla questione dello sviluppo del lavoro regolare nel Mezzogiorno. – 16. Il vero problema: l’enorme aumento delle disuguaglianze di produttività e quindi di reddito tra i lavoratori. – 17. Perché può essere pericolosa l’idea di una minorità ontologicamente propria del lavoro subordinato.
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New labour policies frontiers in the globalization era
January 2008
SUMMARY
1. Reversing the Marshall-Hicks rule. – 2. Where workers have an interest in competition between entrepreneurs in the labour market ‑ 3. A new key to the interpretation of the labour market: the workers, too, choose and hire their employer. – 4. The objections to the idea of workers hiring the employer. The limit of the prohibition of competition. The sunset of the prohibition of approaching and hiring the competitor’s employees – 5. The great contradiction between the discontent with domestic entrepreneurs and the refusal of the alternatives available on a global scale. – 6. Alpha and Omega: two models of trade-union and of labour policies. – 7. When workers prevent themselves from hiring the best employer: the cases of Italian railways and of Alitalia. The case of Alfa Romeo and some other Italian cases. – 8. The importance of the attitude to evaluating the industrial plan and, if suitable, to betting on it. – 9. Bargaining at the plant level, without limits and boundaries, as an indispensable means for the hiring of the best employer by workers and their benefiting from innovation. – 10. The logic of the centralizing strategy and the fences protecting the old national standard pattern against new enterprise models. – 11. A new way to look at the development of regular employment in depressed areas. – 12. The main problem: the huge increase in workers’ income and productivity inequality. – 13. Why the idea of a subordinate worker’s legal incapacity can be harmful.
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Intervento di Pietro Ichino al convegno dell’Associazione Italiana di Diritto del Lavoro e della Sicurezza Sociale – Venezia, 25 maggio 2007
1. ‑ Delle tre belle relazioni introduttive, mi sollecita a intervenire soprattutto quella sulla disciplina del licenziamento e soprattutto la parte di essa in cui Luca Nogler si propone di definire l’ambito e i limiti del controllo giudiziale sul recesso per motivo oggettivo. Secondo questa costruzione il giudice deve, innanzitutto, controllare che l’atto non contrasti con un divieto posto da una legge speciale; deve inoltre controllare che esso sia “veritiero”, cioè veramente motivato da scelte organizzative effettive, corrispondenti a quelle enunciate.
Uno studio sulle possibili tecniche di protezione della stabilità del posto di lavoro, alla luce della giurisprudenza costituzionale.
Relazione al convegno dell’Accademia dei Lincei su “Il nuovo volto del diritto italiano del lavoro”
Roma, 13-14 dicembre 2004
SOMMARIO: 1. Un quesito cruciale in tema di uguaglianza: è giusto licenziare il lavoratore inefficiente? ‑ 2. La stabilità del rapporto di lavoro come garanzia dell’eguaglianza. ‑ 3. Eguaglianza vs. parità di trattamento. ‑ 4. Uguaglianza e parità di trattamento vs. libertà di impresa. ‑ 5. Il licenziamento del lavoratore inefficiente alla luce dei tre principi costituzionali. ‑ 6. La stabilità del lavoro regolare come fattore di diseguaglianza. ‑ 7. La crisi del vecchio dispositivo egualitario. ‑ 8. Segue. Un meccanismo ostile verso i più sfortunati. ‑ 9. Come si incarna una opzione egualitaria “rawlsiana” nel sistema occidentale di mercato del XXI secolo.
Subordinazione e “dipendenza”nella definizione della fattispecie di riferimento del diritto del lavoro
Relazione di Pietro Ichino al convegno del Centro Nazionale Studi di Diritto del Lavoro “Domenico Napoletano” su “Nuovi lavori e tutele”
Napoli, 28-29 gennaio 2005
Perché era prevedibile (e previsto) fin dall’inizio che il d.lgs. n. 276/2003 avrebbe finito col costituire l’arma migliore in mano al Governo Prodi per combattere l’abuso del lavoro precario.
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SOMMARIO ‑ I. – La ratio della nuova norma: svincolare il diritto del lavoro dalla subordinazione. ‑ 1. Le due anime della riforma. ‑ 2. La questione se il bisogno di tutela nasca dall’assoggettamento del lavoratore al potere direttivo o dalla sua posizione di “dipendenza”. ‑ 3. La svalutazione dell’assoggettamento della prestazione al potere direttivo del creditore come elemento essenziale della fattispecie nella costruzione di Mario Napoli. ‑ 4. La ratio severa della nuova norma e le difficoltà della sua traduzione in atto. ‑ II. La law in action: come funzionerà di fatto la nuova norma. ‑ 5. L’interesse produttivo temporalmente limitato come nuovo discrimine decisivo, almeno sul piano dell’azione amministrativa. ‑ 6. L’effetto pratico della riforma: l’assoggettamento pieno al potere direttivo non è più necessario perché si applichi il diritto del lavoro nella sua versione più incisiva ‑ 7. Una facile profezia: l’alto rischio che ancora una volta i furbi finiscano coll’essere premiati. ‑ III. La law in the code: alcuni problemi interpretativi e una nuova prospettiva sistematica. – 8. Una lettura logica del primo comma dell’art. 61, coerente con l’intendimento pratico del legislatore. ‑ 9. Il tentativo di superare contraddizioni e sofferenze della nuova norma, nella lettura sofisticata proposta da Marcello Pedrazzoli che la svuota di significato pratico. ‑ 10. L’opzione per la lettura più rigorista e l’argomentazione proponibile in difesa della sua compatibilità con la Costituzione. ‑ 11. Il rischio di ineffettività della riforma e il rischio che il nuovo “Statuto dei lavori” segni un ritorno indietro.
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