IL PRINCIPIO DI DEMOCRAZIA SINDACALE E’ INDISPENSASBILE PER EVITARE CHE I DISSENSI TRA SINDACATI PARALIZZINO LE DECISIONI SUI PIANI INDUSTRIALI PIU’ INNOVATIVI
Intervista a cura di Antonella Trentin per Donna Moderna, 30 luglio 2010
Il contrastato accordo sul rilancio dello stabilimento Fiat di Pomigliano con turni serrati, aumento degli straordinari, abolizione degli scioperi, rischia di cambiare radicalmente le relazioni industriali in Italia. La spaccatura tra i sindacati ha spinto l’amministratore delegato Sergio Marchionne a minacciare l’uscita dalla Federmeccanica e dunque la disdetta del contratto nazionale collettivo. Non solo: la Fiat vuol produrre una nuova monovolume, L0, in Serbia, Paese che giudica più affidabile del nostro. Come cambierà la vita dei lavoratori italiani se altre imprese seguiranno l’esempio del Lingotto? Lo abbiamo chiesto a Pietro Ichino, docente di Diritto del Lavoro all’Università Statale di Milano.
Non credo siano in gioco i diritti. Marchionne pone una questione di affidabilità degli accordi stipulati, che il nostro sistema di relazioni industriali non è in grado di garantire. Non è un caso che l’Italia sia penultima in Europa per capacità di attirare gli investimenti stranieri.
Che cosa manca al nostro sistema?
L’avevo già scritto in un libro, A che cosa serve il sindacato (Mondadori), cinque anni fa. E’ necessaria una regola che stabilisca, in caso di dissenso tra i maggiori sindacati, chi possa stipulare accordi aziendali vincolanti per tutti i dipendenti dell’impresa. Senza questa regola, è difficile evitare che i piani industriali innovativi saranno esposti a veti incrociati, come dimostra Pomigliano. Il dissenso tra sindacati, pur legittimo, non può paralizzare un accordo approvato dalla maggioranza dei lavoratori, da cui dipende un investimento di 700 milioni.
Ma se lo stile Marchionne fosse contagioso, molte aziende potrebbero decidere di disdettare il contratto nazionale e stabilire ciascuna le regole per i propri dipendenti. Forse ci sarebbe maggiore efficienza ma minore democrazia. Non crede?
La Fiat oggi è l’unica grande multinazionale che propone investimenti in Italia. L’unico modo per non subire il suo diktat sarebbe che l’Italia, sapesse attirare altre multinazionali e che queste entrassero in concorrenza con la Fiat nel mercato del lavoro. Così sarebbero i lavoratori a poter scegliere l’impresa che li tratta meglio. Ma è proprio ciò che l’Italia non sa fare.