ALLA DOMANDA CHE CI PONE LA FIAT (COME OGNI ALTRA MULTINAZIONALE INTERESSATA A INVESTIRE DA NOI) SULL’EFFETTIVITA’ DEGLI ASSETTI CONTRATTUALI INNOVATIVI DOBBIAMO RISPONDERE PRIMA DI TUTTO COLMANDO LA GRAVE LACUNA NEL NOSTRO SISTEMA DI RELAZIONI INDUSTRIALI, CHE LO ESPONE ALLA PARALISI NEI CASI DI DISSENSO TRA LE CONFEDERAZIONI SINDACALI MAGGIORI
Interpellanza urgente presentata alla Presidenza del Senato il 29 luglio 2010
INTERPELLANZA URGENTE n. 2-00252
ai ministri dello Sviluppo economico e del Lavoro e Politiche sociali
dei Senatori Ichino, Zanda, Latorre, Casson, Treu, Negri, Roilo, Morando, Nerozzi, Ghedini, Ceccanti, Blazina, Fontana, Ignazio Marino, Mauro M. Marino, Passoni, Tonini
Premesso che
– la Fiat, in funzione del proprio piano di sviluppo della produzione automobilistica in Italia denominato “Fabbrica Italia” ha annunciato alcune scelte assai gravi, tra le quali la propria uscita dal campo di applicazione del contratto collettivo nazionale del settore metalmeccanico, motivandole con l’incompatibilità del contratto stesso e del sistema contrattuale in cui esso si inserisce con l’esigenza di attuazione del proprio piano industriale in condizioni di sufficiente certezza;
– a fronte di questa iniziativa il nostro Paese si rivela incapace, al tempo stesso, di rafforzare la posizione economica e contrattuale dei propri lavoratori delle fasce professionali più basse e di promuovere e sostenere gli investimenti nazionali e stranieri (in Europa solo la Grecia fa peggio di noi), a causa del difetto di efficienza dei servizi pubblici a supporto dell’impresa, dell’insufficienza delle infrastrutture e del sistema della formazione professionale, dell’inadeguato investimento in ricerca e sviluppo, del costo troppo alto dei servizi alle imprese, delle situazioni di illegalità diffusa, ma anche a causa dell’inadeguatezza del sistema nazionale delle relazioni industriali;
si chiede quali iniziative i ministri per lo Sviluppo economico e per il Lavoro e le Politiche sociali intendano adottare
– per stimolare il sistema delle relazioni industriali a darsi urgentemente le regole in materia di rappresentanza e di rapporti tra contrattazione collettiva nazionale e aziendale di secondo livello, indispensabili per garantire – con l’efficacia ed effettività della contrattazione sui piani industriali innovativi – l’apertura del tessuto produttivo nazionale all’innovazione di processo e di prodotto;
– per aprire un confronto con le parti sociali circa la possibilità di un intervento del legislatore in via sussidiaria e provvisoria, volto all’emanazione di una disciplina della rappresentanza e della contrattazione collettiva che migliori la regolazione colmando la lacuna attuale dell’ordinamento delle relazioni sindacali;
– per rafforzare la posizione economica – e quindi anche contrattuale – dei lavoratori appartenenti alle fasce professionali più basse col ridurre drasticamente l’imposta sui redditi di lavoro più bassi, destinando alla relativa copertura finanziaria tutto il provento della lotta contro l’evasione fiscale previsto e contro gli sprechi nelle amministrazioni pubbliche;
– per attivare una negoziazione del Governo con le parti sociali in materia di infrastrutture, di ricerca applicata, di formazione e riqualificazione professionale, di assistenza e sostegno ai processi di ristrutturazione industriale, idonee a incentivare la dislocazione in Italia degli insediamenti produttivi più avanzati sul piano tecnologico ed organizzativo, da portare rapidamente al confronto parlamentare, al fine di assumere coerenti iniziative sul piano della programmazione economica e, laddove necessaria, dell’iniziativa legislativa;
– in linea generale per porre il Paese nella condizione di consolidare la propria struttura produttiva, migliorandone la capacità di innovazione e la competitività, e di attirare investimenti, eliminando i fattori che oggi scoraggiano l’iniziativa industriale sul nostro territorio.