CALABRIA: “ICHINO CI PROPONE UNA STRADA IMPOSSIBILE”

“NON È DIFFICILE, È SEMPLICEMENTE IMPOSSIBLE ATTRARRE INVESTITORI STRANIERI IN UNA REGIONE COME LA CALABRIA, IN CUI PERSINO I POCHISSIMI IMPRENDITORI LOCALI FATICANO A RESISTERE” – MA NON E’ COSI’: I CALABRESI DEVONO SOLO IMPARARE A NEGOZIARE L’INGAGGIO DEGLI IMPRENDITORI CHE POSSONO VENIRE DA FUORI 
Questo è uno dei numerosi interventi degli stagisti calabresi in risposta al mio intervento apparso su Il Quotidiano della Calabria l’8 giugno 2010 – Segue la mia risposta
Alla luce dell’articolo comparso l’8 Giugno 2010 su “Il Quotidiano”, dal titolo “Lezione di Ichino agli stagisti”, per dovere di completezza delle informazioni, per onestà intellettuale, coerenza e perché convinti di aver subito un processo senza diritto di replica e senza contraddittorio, riteniamo doveroso ricordare che alle parole del senatore Ichino, riportate nell’articolo, abbiamo già risposto a suo tempo con diverse lettere apparse sul sito dell’esimio giuslavorista e che, però, sono state misteriosamente ignorate dall’autore del suddetto articolo, che ha così offerto solo una lettura parziale della realtà dei fatti. La mancanza di professionalità lo ha reso complice di un massacro mediatico al quale siamo stati ingiustamente sottoposti. Ci corre, altresì, l’obbligo di evidenziare che da tempo cerchiamo di rendere nota la nostra situazione, ed è triste constatare che riusciamo a “guadagnare” una prima pagina soltanto con un articolo che strumentalizza nel peggiore dei modi quella che è la storia di circa 350 giovani calabresi pluri-titolati (certo non quarantenni come sostiene il signor Mollo) che sono stati invitati a “cercare un lavoro vero” dal senatore, come se tutto quello fin qui raggiunto (dai titoli universitari e post universitari conseguiti con il massimo dei voti alle varie esperienze lavorative, incluse quelle certificate, realizzate nel corso degli ultimi due anni con il Programma Stages) non fosse sufficiente a dimostrare quale impegno è stato da noi profuso per ottenere un posto di lavoro che sia veramente tale. La nostra ricerca di un dialogo con le istituzioni e di attenzione da parte dell’opinione pubblica, non deve essere interpretata (come accade in questi articoli) come una supplica, tipica di quelle logiche clientelari e dell’assistenzialismo che noi disconosciamo, bensì come l’ennesimo tentativo di sollecitare un confronto sul futuro della nostra regione, il cui sviluppo socio-economico, come viene spesso ricordato dal neopresidente Scopelliti, non può non tener conto delle alte professionalità formate. In tal senso, sarebbe anche doveroso, da parte del giornalista de “Il Quotidiano”, spiegarci in che occasione e con quali motivazioni, il governatore avrebbe risposto “picche” (testuali parole del giornalista) alle nostre preoccupazioni, quando in realtà, incontrando diversi esponenti del Consiglio e della giunta regionale abbiamo ricevuto grande attenzione e una chiara manifestazione della volontà di non disperdere il capitale umano altamente qualificato su cui, due anni fa, le stesse istituzioni regionali hanno voluto investire. Quanto alla lezione ex cathedra di “economia e politica dei locali” che ci ha sapientemente impartito il senatore Ichino, ci permettiamo di osservare come lo stesso parli senza cognizione di causa e non conoscendo assolutamente la nostra realtà territoriale. Al Senatore vorremmo chiedere: in che modo potremmo noi elaborare la strategia per il riscatto della vostra terra se ci vengono sbarrate tutte le strade dalle istituzioni? Per quanto si possa essere dotti, sapienti e avere curriculum invidiabili, che incidenza potremmo avere per il riscatto sociale se non ci viene dato titolo per poter agire? Ci viene detto che dovremmo attrarre in loco gli investitori stranieri…E lo dovremmo fare in una regione, come la nostra, in cui persino gli imprenditori (pochissimi) locali fanno fatica a resistere. E se lui ammette che questa è una strada difficile, noi lo smentiamo: non è difficile, è impossibile! Noi non vogliamo uno Stato-mamma, ma non accettiamo nemmeno che le istituzioni si lavino le mani e ignorino il destino di tutta una generazione, la nostra, che, a causa degli sprechi e delle incapacità di gestione della cosa pubblica di cui è responsabile quella precedente (a cui appartiene lo stesso Ichino), non potrà vedere il frutto dei suoi sforzi lavorativi. Caro senatore, capiamo che lei ci tiene davvero al nostro futuro. Noi, per contro, ci teniamo molto a farle capire le nostre posizioni. Per cui: rinunci per un mese a tutte le sue entrate, o anche solo al suo stipendio da parlamentare (e pensi, una sua mensilità supera di gran lunga una nostra annualità), e venga in Calabria per vivere, anche solo per qualche giorno, una vita da superlaureato, dottorato, masterizzato … e disoccupato. Ma non si preoccupi, perché non avrà nemmeno il problema di un mutuo, in quanto pur volendo chiederlo, non ce lo concedono. Ma i soldi, dalle parti nostre, non sono mai stati un problema, perché non ci sono mai stati!

     Conosco bene la Calabria, se non altro per aver combattuto a Reggio una durissima battaglia giudiziale in campo civile e penale, durata ben dodici anni, contro il malaffare e la criminalità economica, subendo per questo a più riprese minacce mafiose; nel corso di quella battaglia ho conosciuto moltissimi calabresi di straordinaria capacità, onestà, dedizione al dovere (a cominciare dai magistrati che ho visto all’opera); ho visto in faccia la  Calabria che anela a uscire dall’arretratezza economica e culturale, che ne è capace e lo merita; e ogni volta che l’ho vista ho pensato a quanto diversa da questa Calabria è la sua immagine diffusa fuori dai suoi confini.
      Voi dite che è
impossibile attirare nella vostra Regione investitori da altre parti d’Italia e del mondo; vi rispondo che non è vero: la Calabria che ho visto e vedo potrebbe, con il suo capitale umano, essere un ottimo partner per mille imprese provenienti da fuori, se solo sapesse andare a cercarle in giro per il mondo, presentarsi con la sua faccia vera – tanto diversa dalla sua immagine stereotipata che va per la maggiore! – e soprattutto mostrare di essere essa stessa per prima a credere nella possibilità di diventare terreno fecondo per imprese innovative. Come? Innanzitutto mostrandosi disposta a investire e rischiare qualche cosa di suo insieme all’imprenditore che vien da fuori. E poiché la sua risorsa maggiore è il lavoro, mostrandosi disposta a investire e rischiare una parte del proprio lavoro, rinviandone la retribuzione a quando la scommessa comune sarà stata vinta. Pensate a come il denaro dei vostri stages sarebbe stato speso meglio se fosse stato destinato a sostegno di una campagna di questo genere su scala mondiale; e come verrebbe speso meglio il denaro oggi sperperato dalla Regione in formazione professionale vuota e senza sbocchi, se esso venisse destinato interamente all’addestramento specifico, on the job,  di giovani impegnati in nuove intraprese; e come sarebbe speso meglio il vostro lavoro se, invece che in questi stages sostanzialmente privi di contenuto formativo, esso venisse investito in quelle intraprese, in cambio di una parte della retribuzione standard subito e il resto differito a fra due o tre anni, con gli interessi, quando la scommessa sarà stata vinta e gli utili incominceranno a fiorire.
     Se conoscete un modo migliore per convincere l’investitore non calabrese a investire nella vostra terra, non aspettate un solo giorno a metterlo in atto; ma se non ne conoscete di migliori, questo è quello che vi consiglio. Incontrerete sicuramente qualche sindacalista che vi ammonirà a non farvi ingaggiare sotto-standard e vi parlerà di
dumping sociale; rispondetegli che non state facendovi selezionare e ingaggiare, ma siete voi che state selezionando e ingaggiando l’imprenditore di cui avete bisogno; e che gli state offrendo una joint venture destinata a far fruttare il vostro investimento entro pochi anni; spiegategli che, altrimenti, la sola alternativa è lasciare la vostra terra (è a questo che vuole costringervi? se non è questo, perché non vi dà una mano, invece di mettersi di traverso?). Comunque, se mostrerà difficoltà a capire il vostro progetto, non perdete troppo tempo per convincerlo: l’importante è che ne siate convinti voi e che riusciate a convincerne gli imprenditori migliori, da qualsiasi parte del mondo vengano, cui chiedete di portare know-how e capitali.     (p.i.) 

 

 

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