I GIOVANI, IL LAVORO E LA CRISI ECONOMICA

PER DARE LAVORO AI GIOVANI, OCCORRE RIORGANIZZARE ORIENTAMENTO E  FORMAZIONE SCOLASTICA E PROFESSIONALE, REGOLARE IN MODO SEMPLICE E CHIARO L’STITUTO DELL’APPRENDISTATO E, PIU’ IN GENERALE, PROCEDERE ALLA SEMPLIFICAZIONE NORMATIVA DEL NOSTRO DIRITTO DEL LAVORO

Intervista a cura di Paola Alagia, pubblicata su la Discussione il 2 giugno 2010

Senatore Ichino, alla luce dei dati Istat di oggi (3 giovani su 10 sono senza lavoro) in che modo la formazione può incidere sull’occupazione giovanile?
Occorre organizzarla in funzione delle esigenze degli utenti, lavoratori e imprese. Oggi è prevalentemente organizzata in funzione delle esigenze degli addetti al servizio, degli istruttori. Ma occorrerebbe anche sviluppare capillarmente i servizi di orientamento scolastico e professionale, che in Italia sono in ritardo di trent’anni rispetto ai Paesi europei più avanzati.

 

Il ministro del Lavoro Sacconi punta molto sull’appuntamento del prossimo 16 giugno con Regioni e parti sociali proprio per affrontare il nodo della nuova formazione rivolta sia ai giovani che agli adulti da ricollocare. Quale strada bisognerebbe seguire per rendere la formazione un intervento strutturale all’interno delle politiche del lavoro?
Rinvio alla mia risposta alla domanda precedente. 

L’apprendistato può essere una misura idonea per  l’inserimento lavorativo dei giovani?
Lo è sempre stato; ma è regolato in modo assolutamente troppo farraginoso e complicato. La sua disciplina è contenuta nel Codice civile, in una corposa legge del 1955, in alcune leggi successive, nella legge Biagi del 2003, cui si aggiungono venti leggi regionali diverse per la parte relativa al contenuto formativo. Come ho mostrato con il disegno di legge n. 1873, presentato insieme ad altri 54 senatori nel novembre 2009, si può ridurre l’intera disciplina legislativa nazionale a un solo articolo di nove commi. La semplificazione normativa costituisce uno dei grandi passaggi obbligati per migliorare il funzionamento del nostro mercato del lavoro. 

È sorpreso dai dati Istat sulla disoccupazione oppure erano prevedibili una volta superato il picco della crisi?¦lt;br /> Speriamo che questi dati siano il segno di una inversione della congiuntura. Ma mi sembra ancora un dato troppo modesto perché si possano esprimere giudizi sulla forma di questo cambiamento di tendenza: non sappiamo ancora se sarà un andamento a “V”, a “U”, a “W”; speriamo che non sia a “L”. 

Secondo lei nella manovra correttiva è stato disatteso il problema dell’occupazione?
E’ stato disatteso il problema della cura del “male oscuro” che impedisce al sistema Italia di crescere, da vent’anni a questa parte. Ridurre il deficit è indispensabile, per tamponare la falla. Ma non basta: occorre individuare il male, la terapia adeguata, e metterla urgentemente in pratica. 

Qual è il male, secondo lei?
L’elenco è lungo. Provo a mettere in fila i punti più rilevanti. Chiusura agli investimenti stranieri: siamo il fanalino di coda in Europa per capacità di intercettare gli investimenti nel mercato globale dei capitali. Quindi anche chiusura all’innovazione. Ma queste due chiusure sono, a loro volta, effetti di mali strutturali che stanno a monte: inefficienza delle amministrazioni pubbliche; difetto delle infrastrutture; difetto diffuso di cultura delle regole; un sistema di relazioni industriali che sembra fatto apposta per tener lontani gli stranieri; un diritto del lavoro ipertrofico, inconoscibile, non traducibile in inglese. Aggiungerei, infine, che il nostro diritto del lavoro impedisce l’allocazione ottimale delle risorse umane, tende a ritardare troppo i processi di aggiustamento industriale e penalizza troppo i lavoratori coinvolti in questi processi. 

Come si dovrebbe procedere, secondo lei, per correggere questi difetti?
Per le amministrazioni pubbliche, l’anno scorso abbiamo varato una legge importante, la legge Brunetta, che introduceva i principi della trasparenza totale e della valutazione indipendente delle performance delle amministrazioni. Il Governo ha ostacolato in tutti i modi la nuova autorità indipendente che avrebbe dovuto costituire la chiave di volta del nuovo sistema. E ora la manovra di Tremonti ignora totalmente i principi di quella legge, operando i tagli in modo indiscriminato. Quanto alla riforma del sistema delle relazioni industriali e a quella del diritto del lavoro, non posso che rinviare al mio “progetto Semplificazione e Flexsecurity”, che si è tradotto nei disegni di legge n. 1872 e 1873, presentati al Senato con altri 54 senatori. Per i dettagli rinvio al “Portale della flexsecurity”

La Cisl chiede che il governo predisponga subito un piano per il lavoro a partire dall’incentivazione dell’apprendistato e dal sostegno all’occupazione al Sud. Che ne pensa?¦lt;br /> La Cisl chiede, soprattutto, un avvicinamento effettivo del baricentro della contrattazione collettiva ai luoghi di lavoro, che consenta di attirare nuovi investimenti, anche stranieri, negoziando a 360 gradi piani industriali portatori di innovazione. Questa è la via maestra per lo sviluppo del Mezzogiorno. 

Nella  fotografia scattata dall’Istat emerge, però, una diminuzione del numero degli inattivi e una leggera ripresa delle assunzioni tra marzo ed aprile. Come interpreta questi segnali?
Il dato mi sembra ancora di entità troppo esigua perché possano trarsene delle conclusioni ottimistiche sul breve e medio termine.

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