APRIRSI ALL’INNOVAZIONE PER CRESCERE

LA CRISI MONDIALE SI SOVRAPPONE ALLA PERDURANTE INCAPACITA’ DI CRESCITA DELL’ITALIA – PER USCIRNE SONO URGENTI CAMBIAMENTI STRUTTURALI: QUESTO E’ IL MOMENTO DI ATTUARLI, MA IL GOVERNO CONTINUA A SOSTENERE CHE IN TEMPI DI CRISI NON SI FANNO LE RIFORME

Intervista all’Agenzia ApiCom, a cura di Costanza Zanchini – 1° giugno 2010

Il tasso di disoccupazione continua ad aumentare e si è arrivati ai massimi dal 2001. Quanto incide la crisi economica e quanto invece altri fattori?
La recessione mondiale degli ultimi due anni ha sicuramente un peso determinante in questo peggioramento. Ma la crisi si sovrappone alla situazione di un Paese che da vent’anni ormai appare incapace di crescere, come se avesse una palla di piombo ai piedi. Sono in molti ormai a parlare di questo come del “male oscuro” dell’Italia.
Quali sono le cause principali di questo “male oscuro”?
Chiusura agli investimenti stranieri (siamo il fanalino di coda in Europa per capacità di intercettare gli investimenti nel mercato globale dei capitali), quindi anche chiusura all’innovazione. Ma questi sono, a loro volta, effetti di mali strutturali che stanno a monte: inefficienza delle amministrazioni pubbliche, difetto delle infrastrutture, un sistema di relazioni industriali che sembra fatto apposta per tener lontani gli stranieri, un diritto del lavoro ipertrofico, inconoscibile, non traducibile in inglese. Aggiungerei, infine, che il nostro diritto del lavoro impedisce l’allocazione ottimale delle risorse umane, tende a ritardare troppo i processi di aggiustamento industriale e penalizza troppo i lavoratori coinvolti in questi processi.
Secondo lei si è arrivati al picco della disoccupazione o questa continuerà a crescere nei prossimi mesi?
Per rispondere occorrerebbe la sfera di cristallo. Una cosa è certa, però:anche quando la crisi economica e finanziaria internazionale sarà alle nostre spalle, l’Italia non sarà in grado di tornare rapidamente a crescere, perché non si è adottata alcuna misura per curare il suo “male oscuro” di cui parlavamo prima.
Come si deve leggere il lieve aumento del tasso di occupazione?
Speriamo che sia il segno di una inversione della congiuntura. Ma mi sembra ancora un dato troppo modesto perché si possano esprimere giudizi sulla forma di questo cambiamento di tendenza: non sappiamo ancora se sarà un andamento a “V”, a “U”, a “W”; speriamo che non sia a “L”.
Un dato che salta agli occhi è quello della disoccupazione giovanile: ormai quasi al 30%. Che sta succedendo?
La disfunzione del nostro mercato del lavoro nel segmento giovanile è impressionante. E’ sicuramente un effetto del deterioramento della qualità della scuola e dell’università; ma anche del gravissimo ritardo nello sviluppo dei nostri servizi di orientamento scolastico e professionale. E di un tessuto produttivo in cui prevalgono meccanismi che ne accentuano il carattere gerontocratico.

Come commenta le parole del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, sui dati di oggi?
La sua analisi dei dati mi sembra condivisibile. Perdura, però il suo silenzio sul come si cura il “male oscuro” del Paese. E mi interesserebbe sapere se, anche dopo le sollecitazioni che sono venute al Governo da Confindustria e Banca d’Italia, il ministro mantiene la sua idea che in tempo di crisi non si possono fare le riforme strutturali di cui il nostro mercato del lavoro e il nostro sistema del welfare hanno urgente bisogno.

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