TOGLIERE LA MENSA SCOLASTICA A UN BAMBINO E’ SEMPRE UN’INGIUSTIZIA, PERCHE’ NON SI PUO’ FAR CARICO A LUI DEI COMPORTAMENTI DEI SUOI GENITORI, PER QUANTO SCORRETTI – MA IN MOLTI ALTRI CASI IL RISCHIO DI DIFENDERE INDEBITAMENTE POSIZIONI DI RENDITA PARASSITARIA DEVE ESSERE ATTENTAMENTE CONSIDERATO E LA SOLUZIONE DEL PROBLEMA ETICO-POLITICO NON E’ ALTRETTANTO FACILE
Editoriale di Andrea Ichino su La Stampa del 17 aprile 2010
Di fronte a bambini messi alla berlina in mezzo ai loro compagni solo perché i loro genitori non hanno pagato la retta della mensa o dello scuola-bus, è naturale gridare all’ingiustizia. E il motivo è che quei bambini non sono certo responsabili di questa situazione. Ma proprio questo motivo ci invita ad una riflessione su quali siano le situazioni in cui è opportuno che la collettività si faccia carico dello stato di indigenza e povertà dei suoi membri e quali invece quelle in cui l’assicurazione sociale può diventare uno strumento che finisce per proteggere rendite parassitarie.
È il problema che gli economisti chiamano “rischio etico” (moral hazard). Se un eventuale stato di indigenza dipendesse soltanto dalla fortuna e gli uomini nulla potessero fare per modificare il loro fato, sarebbe perfettamente ragionevole che la collettività prendesse l’impegno di proteggere i suoi membri dai colpi della Dea bendata. Se invece è possibile, per quanto costoso e faticoso, comportarsi in modo da evitare lo stato di indigenza, l’assicurazione offerta dalla collettività comporta il rischio che gli individui si accontentino di farsi proteggere dalla società e non si impegnino per evitare i colpi della Dea bendata. Il problema è vecchio come il mondo: quanto del nostro benessere dipende da noi e quanto dipende da fattori che non possiamo controllare e di cui non abbiamo né colpa né merito?
Difficile, probabilmente impossibile, rispondere. E di fronte a questa impossibilità di rispondere, ciò che forse meglio caratterizza una posizione di “sinistra” nel nostro paese è la convinzione che sia comunque preferibile assicurare tutti, anche al costo di proteggere chi non se lo merita, piuttosto che privare di protezione chi davvero ne ha bisogno. È una convinzione nobile e legittima. Ma costosa per la collettività.
Costosa soprattutto in un paese come il nostro in cui l’evasione fiscale è la norma e sono i redditi e la ricchezza dichiarata (non quella verificata da un’agenzia indipendente e credibile) a determinare nella maggior parte dei casi il diritto a molte forme di solidarietà sociale. Un paese in cui la legge sulla privacy, che ad esempio non consente di rendere pubbliche le dichiarazioni dei redditi, finisce per impedire la trasparenza e proteggere la rendita. L’aneddotica è piena di racconti su indigenti quanto meno sospetti il cui vigliacco abuso del sostegno offerto dalla collettività finisce per danneggiare proprio chi, a pieno merito, della collettività avrebbe bisogno.
E allora, in questo contesto, può diventare paradossalmente di “sinistra” la posizione opposta, quella di coloro che, piuttosto che proteggere la rendita parassitaria di chi riceve assicurazione sociale quando potrebbe ampiamente farne a meno, preferiscono non garantire demagogicamente la protezione a tutti.
In realtà non è un paradosso. Le risorse sono scarse e se vogliamo davvero proteggere chi ne ha bisogno non possiamo sprecarle con chi può benissimo contare sulle sue forze e anzi dovrebbe aiutare i veri bisognosi. Quindi ben venga la protezione senza se e senza ma dei bambini che colpe non hanno. Ma, riguardo agli adulti, attenzione alla demagogia di chi nasconde, sotto panni di sinistra, una posizione di difesa di rendite parassitarie che sa invece molto di Ancien Regime.