TRENITALIA, LE HOSTESS E LA QUESTIONE DELL’ASPETTO FISICO

UN GRUPPO DI GIUSLAVORISTE CONTESTA IL COMPORTAMENTO Di TRENITALIA NEI CONFRONTI DI ALCUNI DIPENDENTI E CRITICA LA SCELTA DEL CORRIERE DELLA SERA DI SVOLGERE UN SONDAGGIO DI OPINIONE  TRA I LETTORI IN PROPOSITO

Lettera pervenuta da Stefania Scarponi, professoressa di diritto del lavoro nell’Università di Trento, il 23 marzo 2010 – Seguono la mia risposta e la lettera del gruppo di giuslavoriste al Corriere della SeraCaro Pietro,
ti invio una lettera che si riferisce ad un episodio di discriminazione e al modo con cui è stato affrontato da parte del Corriere della Sera. Stiamo cercando di farla pubblicare sul Corriere, ma vorrei chiederti se pensi possa essere inserita anche nel tuo sito.
Un caro saluto
Stefania Scarponi

Pubblico ben volentieri, qui di seguito la lettera delle colleghe giuslavoriste che criticano la scelta del Corriere della Sera di raccogliere e censire le opinioni dei lettori riguardo all’episodio denunciato, pur non essendo convinto della fondatezza della loro critica. E’ evidente che il censimento delle opinioni dei lettori non può in alcun modo sostituire la sentenza del giudice; ma mi sembra altrettanto evidente che anche l’opinione dei lettori sulla questione, quale che essa sia, costituisce oggetto di una “notizia” che può essere assai interessante. E può esserlo tanto più quanto più essa – in ipotesi – contrasti con la decisione giudiziale. Il mestiere di un quotidiano è proprio quello di dare le notizie.  Quanto alla vicenda di Trenitalia, non sono in grado di pronunciarmi, non conoscendo il caso in modo compiuto e di prima mano. Sulla questione del rilievo che possono (o non possono) assumere l’aspetto fisico del lavoratore, il suo abbigliamento e la cura della persona nel rapporto di lavoro subordinato, rinvio alla trattazione che ne ho proposto nel trattato (disponibile nell’Archivio) su Il contratto di lavoro, vol. II. § 284.  (p.i.)

LETTERA DI UN GRUPPO DI GIUSLAVORISTE AL CORRIERE DELLA SERA

Gentile Direttore,
il 27 febbraio, sul sito del Corriere di Bologna è comparsa la notizia relativa alla “politica delle veline” posta in atto da Trenitalia.  �
L’eclatante caso di gestione discriminatoria del personale è ben documentato sul sito: nel corso delle selezioni del personale per il servizio Club Eurostar vengono scelte solo le ragazze più giovani, più carine, e con solo qualche anno di esperienza alle spalle. Nel frattempo gli uomini e le donne più anziane che già lavorano all’interno dei salottini del Club sono contattati ed invitati a fare domanda di trasferimento. A chi non accetta di spostarsi dal Club Eurostar, viene prospettato senza mezzi termini  il trasferimento alla biglietteria.
La gravità e la delicatezza della questione hanno imposto l’intervento, tempestivo e puntuale, dei soggetti in grado di affrontarla e risolverla, i sindacati e la Consigliera di parità della regione Emilia Romagna e, se non si troverà una soluzione in via conciliativa, il giudice.
Pare invece del tutto inopportuno chiamare a votare i lettori sul caso, come  è stato fatto  dal Corriere contemporaneamente alla pubblicazione della notizia. Una condotta o è discriminatoria o non lo è, e decidere spetta al giudice. Possono esistere opinioni diverse sulla legislazione e sulla politica antidiscriminatoria, ma non sulla qualificazione di fatti accaduti: se dal sondaggio risultasse che la maggioranza dei lettori   preferisce avere a che fare con fanciulle giovani e carine piuttosto che con signore/i di mezza età ciò attenuerebbe forse il carattere discriminatorio dell’episodio? Indire un sondaggio sulla “politica delle veline” significa contribuire alla banalizzazione di un comportamento aziendale molto grave, sottoponendo i numerosi lavoratori coinvolti alla giuria dell’inesperto lettore che, più o meno casualmente, apprende la notizia.
La tutela della dignità e professionalità dei dipendenti di Trenitalia esige che la decisione sulla vicenda sia assunta – esclusivamente – da un giudice, nel corso di un regolare processo, in cui sia assicurato il fondamentale diritto alla difesa (art. 24 Cost.). E nulla, neppure un sondaggio, può interferire sulla decisione.
Ecco perchè vorremmo che in futuro casi di questo tipo non fossero sottoposti al voto popolare. In fondo il compito di una buona testata giornalistica è quello di informare, non di decidere.

C. Alessi,  Professore di diritto del lavoro, Università di Brescia
M.V. Ballestrero, Professore di diritto del lavoro, Università di Genova
M. Barbera, Professore di diritto del lavoro, Università di Brescia
F. Borgogelli, Professore di diritto del lavoro, Università di Siena
S. Borelli, Ricercatrice di diritto del lavoro, Università di Ferrara
L. Calafà, Professore di diritto del lavoro, Università di Verona
G. De Simone,  Professore di diritto del lavoro,  Università di Genova
C. Faleri, Ricercatrice di diritto del lavoro, Università di Siena
D. Gottardi, Professore di diritto del lavoro, Università di Verona
L. Guaglianone, Professore di diritto del lavoro, Università di Brescia
L. Lazzeroni, Ricercatrice di diritto del lavoro, Università di Siena
S. Renga, Professore di diritto del lavoro, Università di Ferrara
S. Scarponi,  Professore di Diritto del lavoro, Università di Trento
A.T. Tinti, Ricercatrice di Diritto del lavoro, Università di Bologna

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