LE NUOVE TECNICHE DI PROTEZIONE DELLA SICUREZZA DEL LAVORO SONO COMPATIBILI CON LA SITUAZIONE DI ALTA DISOCCUPAZIONE E CATTIVO FUNZIONAMENTO DEL MERCATO DEL LAVORO NEL MEZZOGIORNO? CHE COSA ACCADREBBE SE ESSE VENISSERO APPLICATE ALLA CRISI OCCUPAZIONALE DELLO STABILIMENTO DI TERMINI IMERESE?
Lettera pervenuta il 7 febbraio 2010 – Segue la mia risposta
Egregio Prof. Ichino,
da tempo seguo le sue proposte in merito alla riforma del mercato del lavoro e alla variazione delle relazioni industriali. Trovo le sue proposte interessanti e necessarie.
Come consulente d’impresa a Catania mi confronto quotidianamente con un tessuto politico e imprenditoriale carente. Non mi dilungherò su questioni che Lei sicuramente conosce benissimo, pertanto, passo ad esporre direttamente alcune mie perplessità sulla sua proposta di istituzione di flexsecurity su base regionale. Tale proposta, mi sembra di capire, non ha scopo “conservativo” del posto di lavoro ma quello di conservare la professionalità e le potenzialità del lavoratore ponendolo al centro di un sistema integrato di protezione al reddito ( finanziato da enti bilaterali e più ampio di quello attuale) e di collocamento (inteso in senso “dinamico”), che lo stimolino alla ricerca di un’occupazione compatibile con la professionalità acquisita.
Come “contrappeso” a questa maggiore protezione dovrebbe essere eliminata, da parte del giudice del lavoro, la possibilità di sindacare sulle ragioni economiche (giustificato motivo oggettivo) che hanno indotto l’imprenditore alla soppressione del/dei posti di lavoro; rimanendo comunque ferma la possibilità di reintegrare il lavoratore in caso di licenziamento discriminatorio.
Questa impostazione, ammesso che corrisponda alla Sua proposta, mi sembra necessiti di un tessuto economico-produttivo sano e dinamico. Supponendo che un operaio metalmeccanico di 35 anni perda il posto di lavoro a Bergamo, considero più che valida la tesi che egli possa, grazie ad un efficiente meccanismo di sostegno, trovare in tempi brevi nuova occupazione con minor costo per la collettività.
Possiamo dire lo stesso per un operaio metalmeccanico che oggi perda il posto a Termini Imerese? O a Catania (mi riferisco agli operai cassaintegrati della Cesame che da anni attendono nuove opportunità) Non sarebbe,quindi, necessario al Sud prima di poter passare da un sistema “conservativo”, al quale non tengo perché spesso fonte di assurdi abusi e discriminazioni, ad un sistema “dinamico”, incrementare l’imprenditorialità ( attraverso azioni mirate sul sistema formativo) che possa essere foriera di nuove opportunità lavorative? Mi pongo queste domande perché attualmente non vedo né per i lavoratori di Termini o di Catania né per i tanti giovani che come me ogni giorno si confrontano con difficoltà enormi molte possibilità di poter rinunciare al proprio posto di lavoro nella speranza di una nuova occupazione.
Spero di essere stato sufficientemente chiaro, in attesa di Suo riscontro porgo cordiali saluti.
Matteo Marino
Credo che, se si arrivasse alla chiusura dello stabilimento di Termini Imerese, i lavoratori starebbero meglio con il meccanismo di protezione proposto nel d.d.l. 1481 o nel d.d.l. 1873 (garanzia di continuità del reddito, rispettivamente fino a quattro e fino a tre anni, assistenza intensiva e di buona qualità nella ricerca della nuova occupazione), che con il regime attuale. Il progetto, comunque, è strutturato per essere applicato soltanto ai nuovi rapporti di lavoro regolari, non ai vecchi; e proprio per consentire una maggiore facilità di costituzione dei nuovi rapporti regolari. La sola domanda che può porsi, al riguardo, è questa: chi cerca un posto di lavoro regolare in Sicilia o in Calabria lo trova più facilmente nel mercato del lavoro così come è attualmente, a legislazione invariata, o lo trova più facilmente nel nuovo regime, nel quale l’impresa può assumere più liberamente in forma regolare sapendo che se le cose non andranno per il verso giusto potrà risolvere il rapporto più facilmente, comunque con un costo ben determinato? Un giovane privo di “padrini” . in Sicilia o in Calabria, oggi si vede offrire soltanto lavoro di “serie C” o di “serie D”; una riforma che aumenti le sue probabilità di trovare lavoro regolare a tempo indeterminato, anche se senza articolo 18, migliorerà comunque sempre le sue prospettive. Se il nuovo regime facilita le assunzioni regolari, gli outsiders attuali sono avvantaggiati; e sono avvantaggiate pure le imprese; d’altra parte gli insiders non vengono toccati; la si può dunque considerare una soluzione “efficiente” nel senso economico del termine: molti guadagnano e nessuno perde. (p.i.)