UNA LAVORATRICE DESCRIVE IL MODO IN CUI VIENE MANTENUTA IN UNA POSIZIONE PRECARIA, PUR ESSENDO IL SUO LAVORO APPREZZATO DALL’AZIENDA
Messaggio e-mail del 22 novembre 2008
Buongiorno senatore Ichino,
ieri sera ho assistito al suo intervento presso la galleria Rudh di Rozzano; la mia domanda riguarda proprio il tema che è stato discusso ieri sera.
Lavoro presso una multinazionale americana impegnata nelle ricerche di mercato riguardo il mondo farmaceutico, caratteristiche che fanno del mio posto di lavoro come privilegiato (mercato mai in crisi e stipendio più alto della media, vista la nazionalità dell’azienda).
Ho fatto ben 10 mesi dI stage, un anno più sei mesi di contratto a termine e, a due settimane da Natale scorso, mi è stata data un’”opportunità”: anziché licenziarmi mi hanno lasciato a casa 20 giorni e fatto un altro contratto a tempo determinato presso, questa volta, un’agenzia interinale.
In 3 anni e mezzo non ho mai neanche cambiato scrivania e, dimostrato dal fatto che effettivamente quasi tutti quelli che erano a tempo determinato li hanno lasciati a casa, sono un’impiegata volenterosa e molto produttiva e il mio impegno non è mai cambiato a seconda delle situazioni contrattuali perché penso che la serietà lavorativa prescinda da tutto.
Ora la mia domanda è la seguente: la legge non consente un rinnovo contrattuale determinato per più di due volte allora com’è possibile che basta spogliare un impiegato della sua identità (ora sul mio badge, ad esempio, c’è scritto visitatore temporaneo) per fare i propri comodi?
La ringrazio moltissimo per la sua attenzione, cordialmente,
(lettera firmata)
Quello che Le stanno imponendo è chiaramente illegittimo. E’ proprio questa la peste del nostro mercato del lavoro attuale; ed è l’altra faccia dell’eccessiva rigidità della protezione ordinaria. Se nel suo caso si applicasse il nuovo ordinamento di cui abbiamo parlato ieri sera a Rozzano, cioè la riforma che propongo, questo non potrebbe accadere: lei sarebbe necessariamente assunta a tempo indeterminato, sia pure con la possibilità di licenziamento in caso di necessità economico-organizzativa dell’impresa, ma con un indennizzo progressivo col crescere dell’anzianità, con un robusto trattamento di disoccupazione e con buoni servizi di assistenza per la rioccupazione. (p.i.)