COME SI PUO’ SPERIMENTARE LA FLEXSECURITY SUL PIANO REGIONALE A LEGISLAZIONE NAZIONALE INVARIATA

UN ACCORDO TRIPARTITO REGIONALE PUO’ CONSENTIRE LA SPERIMENTAZIONE DI MODELLI DI FLEXSECURITY ANCHE PRIMA CHE LA DISCIPLINA NAZIONALE DELLA MATERIA VENGA RIFORMATA

La scheda che segue, redatta da Tito Boeri e Pietro Ichino, compare nel capitolo “Lavoro e Impresa” del Libro Bianco curato da Ferdinando Targetti per il programma elettorale del Partito Democratico in Lombardia e pubblicato il 10 gennaio 2010. Segue l’indice dello stesso Libro Bianco, che tra pochi giorni verrà messo on line dalla Segreteria regionale del Pd. Per un esempio di come potrebbe concretamente funzionare la sperimentazione regionale in attesa della riforma legislativa nazionale v. una bozza di accordo collettivo regionale interconfederale o di settore mirato ad anticipare i contenuti del d.d.l. (dove però non compare ancora il possibile importante contributo della Regione, in termini di copertura del costo dei servizi di assistenza intensiva al lavoratore nel mercato del lavoro)

3.1 LINEE DI UNA POLITICA REGIONALE DEL LAVORO

La politica regionale del lavoro può articolarsi su tre punti.

1. Potenziamento dei servizi per l’incontro fra domanda e offerta di lavoro. 

È questa una materia su cui la Regione da sette anni ha una competenza legislativa e amministrativa piena. Nei quattro anni trascorsi dall’emanazione della legge regionale n. 22/2006, la sua attuazione è del tutto insoddisfacente, per i criteri clientelari cui essa è stata prevalentemente ispirata e la mancanza pressoché assoluta di un sistema di valutazione dell’efficienza ed efficacia dei servizi veramente indipendenti. La Regione può e deve, inoltre, mettere in rete l’offerta privata e pubblica di informazione ai lavoratori, formazione professionale, assistenza intensiva ai lavoratori in difficoltà, sostegno alla riconversione di imprese e lavoratori; e offrire un centro di assistenza e orientamento per la migliore fruizione di questi servizi da parte di chiunque ne abbia bisogno, soprattutto i meno dotati e più sprovveduti.

 2. Una sperimentazione regionale, anche a legislazione nazionale invariata, di modelli di flexsecurity nei processi di aggiustamento industriale e nelle crisi occupazionali.

Il modello, di ispirazione nord-europea, prevede un incremento della flessibilità del sistema economico nella riallocazione del lavoro da settori e imprese in declino a settori e imprese in crescita, senza sacrificio – anzi, semmai rafforzamento – della sicurezza dei lavoratori interessati; è possibile perseguire questo risultato attraverso accordi collettivi tripartiti coi quali il sindacato riconosce maggiore libertà di aggiustamento industriale alle imprese, in cambio di un forte incremento della sicurezza dei lavoratori coinvolti. Le imprese si impegnano a destinare una parte del vantaggio economico conseguito con la maggiore flessibilità, per la copertura del

costo sociale delle loro scelte di aggiustamento industriale. Esse – attrezzandosi per questo con gli opportuni strumenti operativi – si offrono ai propri dipendenti che perdono il posto due garanzie: la prima (il cui costo può e deve essere rimborsato dalla Regione) è quella di una efficiente attività di ricerca della nuova occupazione e riqualificazione mirata del lavoratore interessato; la seconda ha per oggetto un congruo indennizzo economico al lavoratore licenziato e un congruo trattamento complementare di disoccupazione, che costituirà anche un potente incentivo all’efficienza dei servizi di ricerca e riqualificazione mirata: più sarà rapida la rioccupazione dei lavoratori, minore sarà il costo del trattamento complementare. Si attiva in questo modo un gioco a somma positiva, nel quale i lavoratori si vedono garantire uno standard di sicurezza del tutto inedito nel nostro Paese, nei processi di aggiustamento industriale e nelle crisi occupazionali (tale da indurli a preferirlo al vecchio sistema di protezione incentrato sul controllo giudiziale del giustificato motivo di licenziamento); le imprese – dove i lavoratori interessati accettino il dispositivo attivato, rinunciando all’impugnazione – evitano l’incertezza del controllo giudiziale sul giustificato motivo economico-organizzativo del licenziamento (resta solo il controllo giudiziale contro le scelte discriminatorie). La

Regione, anche utilizzando i contributi del Fondo Sociale Europeo, dovrebbe svolgere un ruolo di primaria importanza di assistenza alle imprese, o loro consorzi o enti bilaterali, per l’attivazione dei servizi finalizzati alla rapida e appropriata ricollocazione.

Prima della crisi si calcolava che ci fossero poco meno di centomila posizioni di lavoro specializzato o qualificato non coperte in Lombardia per carenza di offerta corrispondente. È verosimile che dati analoghi emergano dopo la crisi anche se non negli stessi settori e mansioni di prima. Si tratta di un grande “giacimento” di lavoro possibile, che deve essere utilizzato per aumentare la possibilità di scelta dei lavoratori e la loro sicurezza nei processi di aggiustamento industriale e nelle crisi occupazionali.

La proposta prevede due soluzioni diverse circa il profilo temporale della flessibilizzazione dei rapporti di lavoro: quella ispirata al progetto Boeri-Garibaldi, che limita l’esperimento ai primi tre anni di durata del rapporto, e quella ispirata al disegno di legge Ichino n. 1873/2009, che estende l’esperimento ai primi vent’anni di durata del rapporto di lavoro.

3. Mettere in comunicazione una grande offerta di lavoro con una grande domanda

 In Lombardia si osserva una grande domanda di servizi alla persona e alla collettività, che resta latente, inespressa, nel mercato del lavoro regolare ordinario: assistenza continuativa per non-autosufficienti, assistenza diurna per figli di madri-lavoratrici, insegnamento informatico per anziani e disabili, protezione notturna contro il vandalismo, manutenzione del verde urbano. A fronte di domanda per questo tipo di mansioni esiste un’ampia offerta di lavoro a basso costo. L’incontro di questa domanda e di questa offerta può essere notevolmente migliorato mediante due tipi di iniziative:

– secondo il modello dell’Agence Services à la Personne francese, attivando strumenti efficienti di mediazione al livello regionale, provinciale e comunale;

– secondo il modello scandinavo, attivando servizi di fornitura di prestazioni personali di servizio in forma di collaborazione autonoma continuativa, gestiti da Comuni e Province, e attivando al contempo una forma efficace di monitoraggio cogestito con il sindacato, idonea a escludere che ossa derivarne nel mercato un effetto di sostituzione di domanda di lavoro professionale standard. Gli autori illustrano le modalità in cui questi servizi potrebbero essere attivati, attingendo anche a esperienze italiane recenti.

 

INDICE DEL LIBRO BIANCO

Introduzione

I Federalismo e welfare

1.1 Federalismo: Massimo Bordignon (U. Cattolica)

1.2 Sanità: Francesco Longo (U. Bocconi)

1.3 Servizi sociali e povertà: Emanuele Ranci Ortigosa (Irs)

1.4 Scuola: Daniele Checchi (U. Statale)

1.5 Immigrazione: Maurizio Ambrosini (U. Statale)

1.6 Pensioni: Gianfranco Cerea (U. Trento)

1.7 Housing sociale: Gabriele Rabaiotti (Politecnico, Irs)

 

II Territorio e servizi pubblici locali

2.1 Governo del territorio: Ugo Targetti (Politecnico)

2.2 Urbanistica: Federico Oliva (Politecnico, Presidente Istituto Nazionale Urbanistica)

2.3 Trasporti: Andrea Boitani (U. Cattolica)

2.4 Ambiente: Stefano Pareglio (U. Cattolica Brescia)

2.5 Acqua e rifiuti: Antonio Massaruto (U. Bocconi e Udine)

2.6 Agricoltura: Giorgio Provolo e altri (Agrararia Statale)

2.7 Sui servizi pubblici: Pippo Ranci (U. Cattolica)

2.8 Società, impresa e territorio: Roberto Camagni (Politecnico).

2.9 Criminalità: infiltrazione nel territorio: Nando DallaChiesa (Statale).

 

III Imprese e lavoro

3.1 Lavoro: Tito Boeri (U. Bocconi) e Pietro Ichino (Senato e U. Statale)

3.2 Impresa sociale e non profit: Carlo Borzaga (U. Trento e Presidente Euricse)

3.3 Energia: Mario Cirillo e Pia Saraceno (Ref).

3.4 Politica Industriale: Fabrizio Onida (U. Bocconi)..

3.5 Politica commerciale: Luca Pellegrini (Iulm).

3.6 Banda larga: Paola Manacorda. Saggio in via di stesura.

3.7 (Ricerca e formazione: Intervista a Sergio Garattini, Presidente Mario Negri)

 

IV Pubblica Amministrazione

4.1 Trasparenza, valutazione indipendente e benchmarking: Pietro Ichino (Senato e U. Statale)

4.2 Efficienza degli uffici giudiziari. Intervista di Ferdinando Targetti a Claudio Castelli, Gip Tribunale Milano

4.3 Anagrafe degli eletti, trasparenza dei loro redditi e patrimoni: Pietro Ichino (Senato e U. Statale)

 

V Il progetto in sintesi

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