COME SI AIUTA LA MOBILITA’ DEL LAVORO IN SVEZIA

LA CRISI ECONOMICA SI E’ FATTA SENTIRE ANCHE NEL PAESE SCANDINAVO, E PIU’ DURAMENTE CHE IN iTALIA; MA I LAVORATORI LI’ I LAVORATORI SONO ASSISTITI E SOSTENUTI NEL MERCATO DEL LAVORO MOLTO MEGLIO CHE DA NOI

Messaggio indirizzato ad Andrea Ichino, pervenuto il 4 dicembre 2009, dopo una trasmissione di “Porta a Porta” del giorno prima, alla quale hanno partecipato il ministro del lavoro e del welfare Maurizio Sacconi, l’ex-ministro Cesare Damiano, la segretaria dell’Ugl Renata Polverini e lo stesso Andrea Ichino, in qualità di co-autore del libro “L’Italia fatta in casa” (Mondadori, 2009). E’ disponibile sul sito anche un saggio di Marc De Vos sulla flexsecurity in Europa.

Caro Professore,
Ho visto la trasmissione “Porta a Porta” dalla Svezia. Ora vivo qui, speriamo a lungo, avrei la tentazione di dire.
Qui la crisi ha colpito ancora di più che in Italia, per percentuale di persone in cassa integrazione o licenziate. Questo perché l’industria svedese è molto più dipendente dall’industria pesante di quanto lo sia quella italiana. La Volvo (per la quale ho lavorato) e la Saab hanno una ripercussione enorme sull’occupazione in Svezia. Prima della crisi sul sito della Volvo c’erano centinaia di annunci occupazionali a tempo indeterminato; durante la crisi, cercano solo una figura… uno psicologo!
Volevo confermare le sue idee sullo stato degli aiuti [ai disoccupati] qui. Intanto l’ufficio del lavoro paga il treno o altro mezzo ad un disoccupato, per consentirgli di sostenere un colloquio di lavoro in un’altra parte del Paese. Ho usufruito molte volte di questo aiuto.
L’anno scorso, inoltre mi è capitato di trasferirmi per lavoro in un’altra città. Siccome non potevo fare il pendolare per andare a trovare la mia ragazza, lo Stato pagava un contributo sull’affitto della seconda casa, mi pare di 150 euro al mese, ma dovrei verificare. In più avevo due viaggi al mese pagati per raggiungere la mia ragazza, che ovviamente non poteva trasferirsi con me perchè lavorava ancora nella città dove risiedevo prima.
Questi sono sussidi temporanei. Dopo un anno e mezzo vengono tolti, servono per dare il tempo di gestire il cambiamento di città per la coppia.¦lt;br /> Ecco, come dice lei, [in Italia] nessuno parla dei disoccupati. Bisognerebbe fare di più per loro. Un viaggio dalla Calabria a Milano per un colloquio costa sui 100 euro. E molte volte le aziende chiamano un numero enorme di candidati, quindi il numero di colloqui che bisogna affrontare prima di trovar lavoro è, anch’esso, enorme. D’altra parte noi del sud siamo abituati da tempo immemorabile a trasferirci, con o senza incentivi.
Mi fa piacere che lei abbia parlato, anche se non lo ha detto, di raccomandazione per trovare il lavoro, anche se l’ha camuffata con il rapporto tra consanguinei. Tutto questo mette a serio rischio l’integrità morale e l’indipendenza delle persone. Proprio questa la differenza. Mentre gli svedesi devono ringraziare lo Stato per avergli pagato l’università, la disoccuapazione, la maternità, noi siamo sempre costretti a ripiegare sulla famiglia.
C’è poi da considerare gli effetti che uno Stato poco attivo in politiche di questo tipo provoca sul risparmio delle famiglie. Le famiglie sono costrette a risparmiare di più in previsione di tempi bui. E questo non aiuta a riattivare l’economia.
Vedo che le sue teorie sul lavoro sono molto simili a quelle del mio professore di Economia Internazionale, un certo Aquino.. Non so se lo conosce.
[omissis] Grazie, comunque, per aver delineato un quadro preciso e lucido della situazione italiana in pochi minuti.
Maurizio Grosso

 

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