IMPORRE VINCOLI TROPPO RIGIDI E STANDARD MINIMI DI RETRIBUZIONE RISCHIEREBBE DI IMPEDIRE ANCHEGLI STAGE UTILI A DIPLOMATI E LAUREATI. MA OCCORRE UN CONTROLLO PIU’ EFFICACE CONTRO GLI ABUSI
Intervista a cura di Alessandro Trevisani, destinata al Venerdì di Repubblica del 18 dicembre 2009, dove però uscirà prevedibilmente con molti pesanti tagli per motivi di spazio
Professore, parlando di stage: come si rimedia agli abusi?
Semplificando: o si tratta di uno stage vero, entro i limiti consentiti e coi controlli necessari, oppure è lavoro dipendente. È quello che prevediamo nel testo del nuovo Codice del lavoro, presentato come disegno di legge n. 1873 l’11 novembre scorso insieme ad altri 43 senatori del Pd.
Le università spesso tendono a fidarsi delle aziende partner negli stage dei propri studenti.
Ci vuole una responsabilizzazione diretta della scuola o università di provenienza e un obbligo per l’azienda di comunicare all’Ispettorato del lavoro l’avvio dello stage, il suo oggetto e il trattamento previsto per il giovane stagista. Anche questo è nel testo del nostro disegno di legge.
La legge non prevede sanzioni né per l’impiego di un surplus di stagisti, né nel caso in cui uno stage duri oltre i limiti di tempo sanciti dal decreto ministeriale 142/1998.
La sanzione si deduce dal sistema generale del diritto del lavoro: se il rapporto tra l’impresa e il giovane non è legittimamente qualificabile come stage, non può che essere un rapporto di lavoro ordinario. Con tutte le conseguenze di retribuzione, contributi e altre protezioni.
Lo stage è un fenomeno sempre più diffuso, i dati di Unioncamere rilevano una crescita a due cifre del numero degli stagisti ogni anno.
E’ vero, ci sono addirittura aziende, studi professionali, associazioni e altre organizzazioni che hanno permanentemente qualche stagista. Qualche mese di inserimento, anche a titolo gratuito, in uno studio professionale può essere vantaggioso per un giovane totalmente inesperto: impedirlo avrebbe l’effetto, in molti casi, di rendere ancor più difficile l’accesso. Occorre però mettere un limite temporale a questa fase di accesso. E prevedere delle forme di controllo efficace contro gli abusi.
La normativa sugli stage ha agevolato il lavoro in nero per una sorta di fenomeno “attrattivo” (“tanto sei abituato a fare lo stagista, lavora gratis e non ti lamentare”), oppure ha aiutato a far emergere del nero?
Accadono entrambe le cose. Il problema, come sempre, è imparare a distinguere, per non gettare via il bambino con l’acqua sporca.
Dalla ricerca della Repubblica degli stagisti risulta che il 90% degli ispettorati non effettua controlli ad hoc sugli stage e il 48% non riceve segnalazioni dagli stagisti. Come giudica questi dati?
Questo è l’effetto di una sottovalutazione del problema. Proprio per voltar pagina nel disegno di legge n. 1873 abbiamo inserito l’obbligo della comunicazione preventiva all’Ispettorato per l’avvio dello stage.