REBUS: UN PIACERE RAFFINATO RISERVATO A CHI CONOSCE L’ITALIANO

Il gioco basato sulle metamorfosi testuali è anche uno strumento eccellente per l’insegnamento della lingua

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Articolo pubblicato sull’inserto domenicale de 
Il Sole 24 Ore il 6 ottobre 2024, a conclusione di una rubrica estiva di rebus incominciata domenica 2 giugno – Tutti gli altri documenti e articoli di argomento rebussistico pubblicati su questo sito sono raccolti nella sezione Rebus .

1968 – disegno della Brighella

Il signore individuato dalle lettere LO è seduto a una tavola apparecchiata per il pranzo; piatto, posate e bicchieri, però, sono spostati per far posto a uno specchio da toilette, che LO stesso utilizza per radersi. La soluzione passa per una prima lettura – “LO radesi a tavola” – che, se si mutano le “cesure” nel testo, si trasforma in “L’ora desiata vola”. Questo rebus famosissimo di Giovanni Petrucci (in arte Nano Puccio), pubblicato originariamente sulla rivista Penombra nel 1941, è stato riproposto dal Sole domenica 11 agosto come esempio dei vertici di bellezza che possono essere raggiunti dalla metamorfosi testuale, che costituisce l’essenza del gioco, e dell’atmosfera surreale che tipicamente ne connota le immagini. Ma è anche un esempio di come la soluzione di un rebus richieda una buona competenza linguistica: non è da tutti trovare, nella prima lettura, la forma verbale riflessiva “radesi”; e neppure, nella soluzione, il participio passato “desiata”.

Questo spiega come il gioco del rebus possa diventare uno strumento prezioso per l’insegnamento dell’italiano, aiutando gli allievi a familiarizzarsi con la peculiare flessibilità della nostra lingua e stimolando l’arricchimento del lessico. Si può dire “LO si rade”, ma anche “LO radesi”. Se nell’immagine compare un topo, la parola utile per indicarlo nella prima lettura può essere anche ratto, sorcio, o roditore. In altri casi le parole utilizzabili per descrivere ciò che compare nell’immagine sono più d’una, ma con significati parzialmente diversi che occorre conoscere per scegliere quella più adatta: per esempio riva, costa, costiera, spiaggia, battigia, falesia, scogliera.

L’esercizio richiesto al solutore che affronta il rebus può dunque essere molto utilmente proposto agli allievi dall’insegnante di italiano delle ultime classi della scuola primaria o della media inferiore. È questa l’idea che anima la guida per gli insegnanti I rebus nella didattica dell’italiano. Giochi linguistici per arricchire il lessico (Giunti Edu, pp. 152, € 24), “gemellata” con un corso di 18 videolezioni disponibili online, dalla quale ha tratto spunto la rubrica estiva che con questo articolo si chiude. La guida insegna sette modi diversi di giocare con le parole – il gioco dei bisensi, quello dei sinonimi, le parole che si nascondono in altre, costruire parole con altre parole, ecc. – tutti in vario modo legati al meccanismo del rebus, che rimane comunque di tutti il più affascinante. Chi fa questa esperienza didattica resta sorpreso constatando come, appreso il meccanismo di uno dei giochi, non solo i ragazzi di scuola secondaria ma anche i bambini della primaria tendano a prolungarlo fra di loro anche in assenza dell’insegnante. Quanto ai rebus, il libro non si propone soltanto di esporne le regole convenzionali e i segreti, ma soprattutto di aiutare gli insegnanti a iniziare i propri allievi al godimento del piccolo “miracolo” costituito dalla metamorfosi testuale: il testo estratto dall’immagine che si trasforma in un altro completamente diverso. Il piacere della sorpresa per la realtà nascosta sotto quella apparente.

Con ragazzi un po’più adulti, lo stesso gioco diventa uno stimolo prezioso allo studio dell’etimologia. Perché una regola fondamentale consiste nel divieto che nella soluzione compaia la stessa parola che compare in prima lettura, o una parola che abbia la stessa radice lessicale e continui ad appartenere alla stessa area semantica. Così, per esempio, nel rebus proposto domenica 1° settembre (v. qui a fianco) la parola “orme”, che compare in prima lettura, può essere usata per costruire nella soluzione la parola “enorme”; ma se la prima parola fosse stata “norme” ciò non sarebbe stato possibile, perché “enorme” deriva dal latino enormis, cioè “fuori norma”. Viceversa, nel rebus qui proposto il 21 luglio (v. qui sotto) la voce verbale “tempera” può essere utilizzata per costruire “ottemperare”, nonostante la radice etimologica tempus comune alle due parole, perché le aree semantiche in cui esse si collocano si sono fortemente allontanate tra loro.

Qualcuno sostiene che il rebus possa considerarsi addirittura come una vera e propria “nicchia” peculiare della letteratura italiana. Peculiare, perché nonostante che le sue prime tracce si rinvengano nella Francia del ’400 e che nell’’800 esso abbia attecchito notevolmente anche in Germania, è solo in Italia che, dalla seconda metà del ’900, si è verificata una diffusione esponenziale di questo gioco. Per spiegare il fenomeno non basta la corrispondenza tra fonetica e grafia che caratterizza la nostra lingua: la stessa corrispondenza si riscontra anche in altre, come lo spagnolo o il portoghese. Il fattore determinante dello sviluppo straordinario del rebus in Italia va probabilmente individuato nella congiunzione astrale che agli inizi degli anni ’50 ha fatto incontrare un grande rebussista redattore della Settimana Enigmistica, Giancarlo Brighenti (in arte: Briga), che diventerà poi il responsabile della sezione rebus della rivista, con la disegnatrice Maria Ghezzi (in arte: La Brighella), che nei decenni successivi firmerà le immagini di oltre 20.000 di questi giochi. È l’arte di quest’ultima che ha consentito di ampliare enormemente il novero delle “chiavi” possibili dei rebus: non più solo i puri e semplici oggetti (per es.: O pera; N uova) o soggetti (per es.: RE agente; C avo) ma anche gli atteggiamenti di quest’ultimi, i loro caratteri psicologici, le loro emozioni (per es.: DU remissive; LA boriosi; F ilari). Dal mondo elementare dei rebus “di denominazione” si è così potuti passare a quello infinitamente più ricco e articolato dei rebus “di relazione”; e il gioco è diventato più appassionante, coinvolgendo una platea sempre più ampia di cultori. Solo in Italia, a quanto consta, questi si sono organizzati in un sodalizio, l’Associazione Rebussistica Italiana, dotata di una rivista trimestrale specializzata, il Leonardo, e di un sito web vivacissimo www.rebussisti.it, articolato in ben dieci sezioni. E il loro numero cresce ogni giorno.

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