GITARIO: IL “POSATOIO DEI PENSIERI” ALLA FOCE DI VALLI

Uno dei luoghi dell’alta Versilia più fascinosi, ma al tempo stesso meno facilmente accessibili, è stato dotato di un singolare… punto d’appoggio per le membra e le menti affaticate degli escursionisti, che è al tempo stesso un monumento alla fatica degli uomini impegnati a tenere in vita questa montagna coltivandone la storia e le tradizioni

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Il 
Gitario è una rubrica di mountain bike e trekking sulle Alpi Apuane e dintorni; questo post è datato 28 agosto 2024 – Gli articoli precedenti della rubrica sono reperibili nell’Archivio dei miei scritti, sezione Articoli, mediante la funzione “cerca”, utilizzando le parole-chiave Gitario (per tutti gli articoli), Garfagnana (per i soli articoli relativi ai percorsi sul versante garfagnino), Versilia (per quelli relativi al versante marino), oppure Apuane (per quelli relativi a percorsi su questa catena montuosa, ben distinta dal punto di vista geologico, morfologico e faunistico da quella appenninica) – Di 120 degli itinerari possibili sulle Apuane, da percorrere in bici e/o a piedi, è disponibile su questo sito un Repertorio interattivo frutto di oltre mezzo secolo di mia esperienza diretta, ma non aggiornato in relazione al possibile mutamento dello stato dei sentieri

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La sella della Foce di Valli, tra la Pania e il Forato, vista dal Prato di Valli

Uno dei luoghi più fascinosi dell’alta Versilia, ma al tempo stesso meno facilmente accessibili per gli escursionisti non esperti, è Foce di Valli: la sella erbosa che separa, a quota 1260, la Pania della Croce dal Monte Forato. Ben visibile da quasi tutta la costa versiliese, per chi intenda raggiungerla da questa parte invece che dal versante garfagnino la via normale è costituita dal sentiero 7 che sale nel bosco da Cardoso (m. 265), frazione di Stazzema, a Collemezzana (m. 770) per poi inerpicarsi su di una parete ripida, coperta nella parte iniziale da un carpineto; poi i tratti erbosi si alternano a tratti in cui ci si arrampica sul marmo bianco, che è la peculiarità di questa zona. Insomma, 900 metri di salita non agevole: di quelle che, nelle Alpi  Apuane, normalmente danno accesso a creste o a vette rocciose; in questo caso, invece, all’asprezza della salita si contrappone come per incanto la straordinaria dolcezza della meta:  la “foce” è al confine inferiore del Prato di Valli, un declivio erboso privo di asperità, che costituisce la parete sud-est della Pania e che ispira una grande quiete e serenità. Da lì si dischiude verso ovest il panorama sulla costa versiliese fino al golfo della Spezia, verso est sul versante garfagnino e un tratto della costa tra Viareggio e Livorno. Proprio a Foce di Valli il sentiero 7, che sale da Cardoso per condurre al Rifugio Rossi, sulle pendici della Pania Secca, si incrocia con il 125, che arriva dalla Foce di Mosceta tagliando in costa la parete sud della Pania e prosegue in cresta fino al Monte Forato.

La Foce di Valli e la cresta est della Pania della Croce, attraversata dal Passo degli Uomini della Neve, viste dal versante opposto della conca di Cardoso

Il fascino di questo luogo nasce anche dal fatto che per lungo tempo esso non è stato il punto d’arrivo, ma soltanto un luogo di sosta nella lunga salita notturna che fino a un secolo fa alcuni montanari di Cardoso compivano regolarmente a notte fonda tra maggio e luglio, fino a un intaglio nella cresta est della Pania della Croce, a quota 1660, detto il  Passo degli Uomini della Neve (foto qui a sinistra), per raggiungere un anfratto della parete nord della stessa montagna nel quale il vento aveva ammassato la neve nei mesi precedenti. Neve che essi poi caricavano, compattandola, in grandi gerle coibentate da foglie e teli di iuta, per portarla a spalla giù a Cardoso e da lì agli alberghi e ai ristoranti della costa, dove quella materia prima preziosissima nella stagione calda veniva trasformata in gelati e granite per i villeggianti.

La “Buca della Neve”, sulla parete nord della Pania della Croce

Il servizio svolto dagli Uomini della Neve è cessato, come era inevitabile, con l’avvento dei primi frigoriferi. Ma la tradizione della loro salita notturna alla “buca” sulla parete nord della Pania per prenderne la neve ivi accumulatasi nei mesi freddi viene coltivata da una sorta di confraternita spontanea di persone di Cardoso, che all’inizio di ogni estate ripetono quell’ascensione notturna per portare a valle la neve della Pania, con cui viene fatto il gelato per la festa di San Leonardo. Sono loro stessi che si fanno carico della manutenzione dei sentieri e dei boschi di questa “conca” il cui sky-line è reso unico nel suo genere dalla maestà della stessa Pania, dal grande arco naturale del Forato ben visibile da tutto il fondovalle e dal profilo cilindrico, unico nel suo genere, del Procinto.

Quest’anno a Foce di Valli ho trovato una sorpresa: una bellissima panchina di legno di castagno il cui schienale scolpito richiama lo sky-line della conca, compreso l’arco del Forato, ancorata al marmo su cui poggia il manto erboso, poco sopra il paletto che segna l’incrocio dei sentieri, circa a quota 1300. Dietro allo schienale è affissa una targa di rame che dà un nome alla panchina: Il posatoio dei pensieri. Al momeno l’ho interpretato come un richiamo poetico ai rami e ai sostegni su cui si posano gli uccelli nelle voliere; ma, informatomi meglio alla fonte, ho appreso che il termine “posatoio”, qui, richiama i piani d’appoggio collocati all’altezza delle spalle di un uomo di statura normale, che un tempo venivano predisposti per consentire a chi trasportava della legna, dei sacchi del carbone, o anche le gerle piene di neve prelevata alla Buca, di appoggiare il carico per riposare un momento, senza poi doverlo risollevare da terra.

La panchina è rivolta verso Cardoso e il maestoso panorama della costa versiliese: basterebbe questo per giustificarne l’esistenza e la collocazione; essa è però soprattutto un monumento, piccolo ma molto significativo, al lavoro, alla fatica degli uomini che fanno vivere la montagna, e ancor più al loro amore per la montagna stessa.

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