SUL PREANNUNZIATO AUMENTO DEI CONTRIBUTI PREVIDENZIALI PER I LAVORATORI AUTONOMI ISCRITTI ALLA GESTIONE SEPARATA DELL’INPS, SENZA DISTINZIONE TRA QUELLI CHE OPERANO IN CONDIZIONE DI SOSTANZIALE DIPENDENZA ECONOMICA E I VERI LIBERI PROFESSIONISTI
Intervento svolto al Senato, nella seduta pomeridiana del 24 novembre 2009
PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il senatore Ichino sull’ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
ICHINO (PD). Signora Presidente, il Governo, per bocca del Ministro del lavoro, in diverse occasioni e in interviste su vari giornali, ha preannunciato un aumento dei contributi previdenziali per tutta l’area del lavoro parasubordinato, cioè delle collaborazioni autonome continuative. Su questo terreno va ricordato che esistono collaboratori autonomi continuativi sostanzialmente equiparabili ai lavoratori subordinati, ma esistono anche collaboratori autonomi che sono sostanzialmente dei liberi professionisti, per i quali il contributo grava sul fatturato al lordo delle spese di produzione del reddito.
Ora, un contributo che oggi è al 27 per cento del fatturato e che viene portato al 28 o al 29 per cento del fatturato significa, in questi casi di vero lavoro autonomo, una contribuzione che supera il 50 per cento dell’utile del lavoratore. Credo che sia essenziale ed urgente che il Parlamento affronti questo problema, per arrivare alla indispensabile distinzione tra i casi di vera situazione di dipendenza economica e i casi in cui invece la collaborazione continuativa è equiparabile al lavoro libero professionale o alla piccola impresa. Proprio a questo fine nell’aprile scorso ho presentato, con numerosi altri senatori del mio Gruppo, il disegno di legge n. 1540, che mira appunto a compiere questa distinzione fondamentale. E urgente: perché, come è noto, fare parti uguali fra disuguali significa compiere un’ingiustizia.
Tanto più che il Governo motiva questo progettato aumento del contributo con la necessità di finanziare l’introduzione di un trattamento di disoccupazione per i lavoratori parasubordinati; ma i veri liberi professionisti di fatto non fruiranno mai di quel trattamento: ancor più, dunque, l’aggravio per loro configura una beffa.
Se non compiamo questa distinzione in seno agli iscritti alla Gestione Separata, noi perpetuiamo – e ora addirittura aggraviamo – una sostanziale rapina ai danni di una categoria importante, che supera il milione e mezzo di lavoratori realmente autonomi iscritti alla gestione separata dell’INPS. (Applausi dal Gruppo PD).