Se Pd, M5S e sindacati sono favorevoli a tutelare il potere d’acquisto dei salari dall’inflazione, ossia dalla variazione dei prezzi nel tempo, perché sono contrari a che la stessa tutela sia garantita rispetto alle variazioni dei prezzi nello spazio?
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Intervista a cura di Alessandra Ricciardi, pubblicata su Italia Oggi il 7 dicembre 2023 – In argomento v. anche Sul parere espresso dal Cnel in tema di salario minimo
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«Garantire un potere d’acquisto simile ai lavoratori indipendentemente da dove abitano è un obiettivo del tutto ragionevole che non ha nulla a che fare con il ritorno delle cosiddette gabbie salariale», dice Andrea Ichino, economista della European University Institute di Fiesole e della Universita’ di Bologna. L’approvazione alla Camera di un ordine del giorno che impegna il governo a prevedere formule contrattuali, a partire dalla scuola, che consentano di tenere conto negli stipendi del costo della vita reale ha scatenato molte polemiche. Commenta Ichino, autore con Enrico Moretti, Tito Boeri e Johanna Posch di una ricerca su salari, contratti ed equità: «Non sono ancora riuscito a trovare qualcuno che mi proponga una ragione convincente per la quale un professore di scuola elementare di Ragusa debba guadagnare il 34% in più in termini reali e a parità di anzianità di un suo collega di Milano».
Domanda. Professore, è stato approvato alla camera un ordine del giorno della Lega che impegna il governo a prevedere formule contrattuali, a partire dalla scuola, che consentano di tenere conto negli stipendi del costo della vita reale. La proposta dell’odg configura le gabbie salariali come accusano Pd e M5s?
Risposta. Non mi sembra. E sarebbe ora che le rispettive parti politiche non cercassero di affossare proposte ragionevoli solo perché provengono dagli avversari. Garantire un potere d’acquisto simile ai lavoratori indipendentemente da dove abitano è un obiettivo del tutto ragionevole che non ha nulla a che fare con il ritorno delle cosiddette gabbie salariale.
Cioè?
Con questo nome si intendono differenze rigide tra i salari nominali in zone diverse del Paese. Ma evidentemente queste gabbie non garantirebbero un uguale potere d’acquisto, sarebbero comunque differenziazioni nominali rigide. Quello che serve è invece una contrattazione flessibile (il contrario di un sistema di gabbie) che consenta di uguagliare per quanto possibile il potere d’acquisto tra città e campagna, tra Nord e Sud e così via.
Stando al rapporto Istat sulla povertà, un docente neoassunto di scuola primaria che vive a Milano con il suo stipendio è quasi povero. Non così a Napoli, c’è una differenza pari in termini reali a 21 anni di servizio. Le gabbie furono abolite per realizzare una vera unità del paese. Ci siamo riusciti?
Le gabbie salariali non avevano senso allora, così come adesso non ha senso la gabbia singola che viene imposta a tutto il Paese. Entrambe le soluzioni provocano differenze di potere d’acquisto dei salari che sono soprattutto inique e comunque inefficienti. Non sono ancora riuscito a trovare qualcuno che mi proponga una ragione convincente per la quale un professore di scuola elementare di Ragusa debba guadagnare il 34% in più in termini reali e a parità di anzianità di un suo collega di Milano.
Una sua ricerca, condotta con Boeri e Moretti, dimostra che in verità le storture sono create da un sistema in cui si persegue un’eguaglianza solo nominalistica dei salari sul territorio nazionale. Che dati avete usato?
Abbiamo usato i dati disponibili sulle retribuzioni nominali previste dalla moltitudine di contratti vigenti e soprattutto i dati su quanto costa alle famiglie l’abitazione nella quale vivono, nelle diverse regioni del Paese. I risultati sono inequivocabili: mantenere i salari nominali uguali in zone nelle quali il costo delle abitazioni (per l’acquisto o l’affitto) sono profondamente diversi produce gravi iniquità tra lavoratori che invece avrebbero diritto a un trattamento simile. In aggiunta le differenze di salario reale (ossia di potere d’acquisto) distorcono i movimenti migratori interni, impedendo che le risorse lavorative vadano dove la produttività è maggiore.
Perché citate il caso della Germania?
Perché a differenza dell’Italia, la Germania ha capito da tempo che non aveva senso mantener i salari nominali uguali tra l’Est e l’Ovest. E ha quindi consentito alle aziende e ai lavoratori di accordarsi per “uscire” dai contratti nazionali quando questi prevedevano salari reali incompatibili con la tutela del potere d’acquisto delle retribuzioni.
Ma per Pd e M5s differenziare i salari per tenere conto del costo della vita significa invece proprio discriminare i lavoratori del Sud, spaccare il Paese. Parlarne non è possibile.
Davvero non capisco la posizione di Pd e M5s. Lo spazio e il tempo sono le due dimensioni del nostro vivere. Sono sicuro che Pd e M5s sono favorevoli a tutelare il potere d’acquisto dei salari dall’inflazione ossia dalla variazione dei prezzi nel tempo. Perché secondo il Pd e M5s la stessa tutela non dovrebbe essere garantita rispetto alle variazioni dei prezzi nello spazio?
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