Un altro caso di applicazione rigorosa della regola che esclude la possibilità di “esporre” per iscritto, anche solo parzialmente, nell’immagine una parola destinata a comparire nella prima lettura o nella soluzione
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Ventottesima puntata della rubrica che compare ogni due domeniche sulla Gazzetta di Parma, 16 aprile 2023 – Qui il link alla ventisettesima puntata della rubrica, dalla quale si può risalire a ciascuna delle precedenti
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Per un corso a cui sto lavorando sull’uso del rebus nella didattica della storia e della geografia, dedicato agli insegnanti di scuola primaria e media inferiore, dovevo creare diversi giochi di argomento pertinente a queste materie. L’idea, come si è già visto nella 26ma puntata di questa rubrica, è quella di coniugare nella mente degli allievi il piacere del gioco – e in particolare della decostruzione e ricostruzione della sequenza testuale – con l’immagine di un luogo, di un evento, o di un personaggio importante e con l’apprendimento di alcune notizie storiche e geografiche su di esso.
Uno dei rebus creati per questo scopo – disegnato come sempre da Laura Neri – è dedicato a Silvio Pellico e al suo libro Le mie prigioni, che, come ebbe a dire il primo ministro viennese Metternich, costò all’Impero austro-ungarico più che una battaglia persa.
Le “istruzioni per l’uso” prevedono che l’insegnante verifichi se qualcuno degli allievi è in grado di trovare da solo la chiave contrassegnata con il grafema LE, altrimenti la indichi lei stessa, mostrando alla classe l’immagine del patriota autore e quella del tetro carcere boemo dello Spielberg in cui egli scontò 15 anni di reclusione. Per il resto, la soluzione del rebus è facile: il grafema FI è collocato su un braccio e una gamba della ragazza sulla riva del mare, dunque su due “arti”; mentre il grafema CI individua le “ali” del gabbiano. Soluzione: Pellico LE, arti FI, CI ali = Pellicole artificiali.
Prima di dare l’imprimatur ai giochi creati per il corso, chiedo una supervisione all’amico Lionello (Nello Tucciarelli), rebussista navigatissimo e molto autorevole, il quale promuove tutti gli altri, ma non questo su Silvio Pellico. La bocciatura è motivata con la violazione del cosiddetto “divieto di esposizione”: della regola, cioè, per la quale né una parola appartenente alla prima lettura né una appartenente alla soluzione possono comparire scritte nell’immagine, su una targa in essa raffigurata, un cartello, un’etichetta, e neppure sotto forma di combinazione tra due grafemi. La stessa regola vieta pure che possa comparire scritta nell’immagine una parte di parola più lunga di tre lettere. E, ahimè, nella soluzione del mio rebus di lettere ne compaiono invece quattro di fila: quelle risultanti dalla combinazione dei grafemi FI e CI nella parola “artificiali”.
La sentenza negativa di Lionello mi costringe a provvedere rapidamente a sostituire il rebus incriminato. Ne nasce quest’altro, nel quale le prime due chiavi sono le stesse del primo, ma è diversa la terza; e conseguentemente diverso è l’intero ambiente rappresentato nell’immagine.
Gli “arti” ora sono contrassegnati con una S e le ali del gabbiano sono sostituite dal “tic tac” di un orologio a pendolo; o meglio dal solo “tic”, individuato dal grafema HE, che in questo caso si aggiunge in coda alla parola invece che precederla: Pellico LE, arti S, tic HE = Pellicole artistiche. Così il “divieto di esposizione” è rispettato.
Qualcuno, a questo punto, chiederà: dove sono scritte queste regole, che così severamente disciplinano il gioco del rebus? E chi le ha stabilite? La risposta, per motivi di spazio, è rinviata alla prossima puntata. Nella quale vedremo, tuttavia, come esse non siano così ferree come qualche rebussista le considera.
(La prossima lezione sarà pubblicata domenica 30 aprile 2023)
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