Il contributo straordinario di Maria Ghezzi allo sviluppo della cultura rebussistica italiana – Chi disegna l’immagine è sicuramente un alleato dell’ideatore, cui offre un ampliamento delle possibilità di invenzione, ma al tempo stesso un alleato del solutore, poiché ha il compito di facilitarl0 il più possibile con un’immagine di alta qualità
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Quindicesima lezione del corso che viene pubblicato ogni due domeniche sulla Gazzetta di Parma, 25 settembre 2022 – V. anche la quattordicesima lezione, dalla quale è possibile risalire a ciascuna delle precedenti
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Maria Ghezzi, in arte La Brighella, può considerarsi a pieno titolo la madre del rebus italiano perché è lei che, con la sua opera grafica, ha stabilito lo standard tecnico e artistico col quale ormai da decenni chiunque in Italia si occupi della creazione dell’immagine di un rebus di buona qualità deve confrontarsi (qui a destra un suo autoritratto).
Nella famosa definizione del “triangolo perfetto” del rebus che suo marito Giancarlo Brighenti (in arte Briga) propose fin dai primi anni ’70, la qualità dell’immagine costituisce uno dei tre lati, gli altri due essendo costituiti dalla brillantezza dell’idea della chiave e dalla bellezza della frase risolutiva. Ora, sono in molti a pensare che il triangolo non sia sempre equilatero: idea testuale e perfezione della frase risolutiva sono sempre indispensabili, ma vi sono dei casi nei quali è la qualità dell’immagine a conferire al rebus un valore straordinario e a chi ne fruisce un piacere impareggiabile. A costituire dunque il lato lungo di un ottusangolo.
Nel gioco del rebus, l’ideatore può essere considerato in un certo senso come un avversario del solutore, perché deve inventare le sequenze testuali (prima lettura e soluzione) i cui rispettivi significati siano il più possibile distanti tra loro. Chi disegna l’immagine, invece, è sicuramente un alleato dell’ideatore e al tempo stesso del solutore. Dell’ideatore, perché con la propria arte gli consente di scegliere sequenze testuali in cui compaiano non soltanto parole corrispondenti a cose, animali, o persone (come nei c.d. “rebus di denominazione”), ma anche azioni, e – ciò che è più difficile – stati d’animo, tratti del carattere, persino idee astratte (c.d. “rebus di relazione”). Chi disegna è però un alleato anche del solutore, perché suo compito è fornirgli nei modi più efficaci tutte le informazioni possibili, i segnali e gli indizi utili per trovare le parole con le quali deve essere costruita la soluzione. In questo sta l’eccellenza della Brighella; è stata lei quella che per oltre mezzo secolo ha consentito la realizzazione dei rebus più belli: quella che col suo pennino intinto nella china ha magistralmente tradotto in immagini nitide, univoche, “parlanti”, anche le sfumature più sottili dell’animo umano e dei suoi atteggiamenti, rendendo possibili i rebus più arditi e al tempo stesso rendendone la soluzione realmente possibile da parte di chiunque sapesse cogliere le sfumature sapienti del suo disegno.
Sono innumerevoli gli esempi dei vertici di perfezione cui La Brighella ha saputo portare l’arte della rappresentazione del rebus, disegnando di volta in volta la paura, l’atteggiamento remissivo, l’essere assorti, la predilezione, la scortesia, l’apparire menzognero, il vantarsi di qualche cosa, e molto altro ancora.
Ne cito soltanto due, entrambi del 1985, qui riprodotti per gentile concessione della Settimana Enigmistica. Uno è il rebus di G. Carretti in cui un ragazzo e una ragazza individuati dall’asterisco si dànno scontrosamente le spalle, contrapposti a due altre che sono invece amabilmente a colloquio.
(1’7, 1 6 = 7 8)
La soluzione è s’ignoran, è palese = signora nepalese.
Ma quello che attinge i vertici del sublime è il rebus a domanda e risposta di Zio Igna (Ignazio Fiocchi Nicolai) nel quale La Brighella si spinge a rappresentare l’atteggiamento del cane T, un tenero cocker dagli occhi parlanti, che sembra capire, commovendosi, la lettura della ode CI letta da una ragazza. Per la soluzione: capire par T ode CI? Sì! = capireparto decisi.
(6 3 1 3 2? 2! = 11 6)
Di ogni rebus si usa indicare l’autore dei primi due “lati”, cioè l’ideatore delle sequenze testuali chiave-frase, e non l’autore del terzo lato. Quando questo è il lato più importante, come nei rebus sopra citati e in tanti altri, secondo me dovrebbe essere indicato anche e soprattutto chi ha disegnato l’immagine.
(www.pietroichino.it – La prossima lezione sarà pubblicata domenica 9 ottobre 2022)
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