CONTRO CHI È RIVOLTO LO SCIOPERO DEGLI INSEGNANTI?

L’astensione dal lavoro dei professori rischia di produrre danno soltanto agli studenti, non all’amministrazione scolastica, la quale al contrario risparmia sugli stipendi

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Intervista a cura di Rosalba Carbutti pubblicata sul
Resto del Carlino (Quotidiano Nazionale) il 19 maggio 2022 – In argomento v. anche Sul diritto di studenti e famiglie di sapere in anticipo chi partecipa a uno sciopero .

La stanza della canonica dove don Lorenzo Milani faceva scuola

«Lo sciopero in un servizio pubblico non dovrebbe essere mai rivolto contro gli utenti. Preoccupante che gli insegnanti abbiano bocciato in massa l’apertura extra della scuola», dice Pietro Ichino, giuslavorista e già senatore Pd.
Approva, quindi, l’idea di un’apertura extra dell’Istituto comprensivo 15 per compensare i giorni di sciopero?
«La proposta della dirigente scolastica è in sé legittima, non urta contro alcun divieto, e non risponde ad alcun intendimento antisindacale. È rivolta alle famiglie e agli insegnanti, per aumentare l’offerta scolastica».

Però i docenti, pur essendo retribuiti per i giorni di lavoro in più, hanno respinto in massa la proposta. Se l’aspettava?
«Che qualche insegnante potesse respingerla era scontato. Che l’abbiano fatto in massa e che anche il loro sindacato abbia dato indicazione in questo senso, lo trovo sorprendente e anche un po’ preoccupante».

I sindacati sostengono che con le giornate di recupero si lede il diritto allo sciopero.
«Consiglierei loro di andare a rileggersi quello che disse all’Assemblea costituente Giuseppe Di Vittorio, il primo segretario generale della Cgil, quando venne discusso l’articolo 40 che istituiva questo diritto. Lo sciopero in un servizio pubblico – quale è la scuola – non può essere mai inteso come rivolto contro gli utenti: al contrario, gli addetti al servizio dovrebbero sempre cercare con gli utenti l’alleanza, la solidarietà».

Ma loro obiettano che se si compensa l’astensione dal lavoro con un prolungamento della scuola a giugno l’efficacia dello sciopero viene meno.
«L’efficacia di uno sciopero nella scuola sta nella dimostrazione del consenso degli insegnanti alle rivendicazioni del loro sindacato. E il consenso si misura sul numero delle adesioni all’agitazione, non certo sulla quantità del danno che essa produce agli allievi. Questo è il motivo per cui nella scuola sarebbe logico e assai preferibile che gli scioperi fossero di un’ora, non di un’intera giornata».

Sgb, il sindacato degli insegnanti, ha detto che se lo sciopero non produce un danno alla controparte, non ha alcun senso.
«Tutto sta nello stabilire chi il sindacato considera come controparte: il datore di lavoro, o gli studenti e le loro famiglie? Se la controparte è il datore di lavoro, cioè l’amministrazione scolastica, è il caso di ricordarsi che a quest’ultima lo sciopero non fa perdere un euro, semmai le fa risparmiare il costo degli stipendi per le ore di astensione dal lavoro. Il danno dello sciopero non colpisce, quindi, il datore di lavoro, ma l’utenza e soprattutto la sua parte più debole: gli allievi che non hanno alle spalle una famiglia capace di supplire alle carenze della scuola».

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