SULLA QUESTIONE DELLA SPESA MILITARE

Se l’Ucraina è in grado di resistere all’invasione è solo perché l’intelligence USA ha saputo prevedere lucidamente l’aggressione, predisporre con anni di anticipo la fornitura di armi difensive sofisticate e organizzare l’addestramento necessario di chi oggi le sta usando con grande efficacia – Ma gli USA spendono in questo campo il doppio di noi

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Fondo pubblicato sulla
Gazzetta di Parma il 14 aprile 2022 – In argomento v. anche il mio editoriale telegrafico del 14 marzo, Per merito della resistenza ucraina si sta forgiando l’autocoscienza della UE; e quello del 31 marzo 2014, A proposito di caccia (nel senso degli aerei) .

L’opposizione alla scelta di portare la spesa militare italiana al 2 per cento – impegno già assunto nei confronti dei Paesi partner della NATO tre anni or sono – trova molti adepti sia in seno alla Lega di Matteo Salvini, sia in seno al M5S di Giuseppe Conte, sia in seno alla sinistra-sinistra. E può valersi nientemeno che dell’endorsement del Sommo Pontefice. Chi si colloca in questo ordine di idee condanna a priori l’investimento sulle forze armate anche in base a un argomento suggestivo: non ha senso pensare di costruire la pace riempiendo gli arsenali, se non altro perché a un certo punto ci sarà sempre qualcuno che vorrà provare a usare gli armamenti accumulati senza aspettare di essere aggredito.

Ora, però, ci troviamo di fronte a una Federazione russa che, dopo essersi di fatto annessa nel corso degli anni ’90 una parte dell’Ossezia e dell’Abcasia (regioni originariamente appartenenti alla Georgia), nel 1999 si è annessa la Repubblica indipendente della Cecenia, imponendole negli anni successivi la dittatura di Ramzan Kadyrov. Nel 2014 si è annessa la Crimea strappandola senza colpo ferire alla Repubblica ucraina. Poi, nel febbraio scorso, ha invaso quest’ultima con l’intendimento di annettersela per intero; e dobbiamo onestamente riconoscere che, se fosse dipeso soltanto dall’Unione Europea, già a metà marzo le truppe di Putin avrebbero completato quell’operazione con successo. Se invece Kiev oggi è ancora libera e addirittura in grado di contrattaccare, di contrastare l’occupazione russa delle regioni del Dobass, lo si deve soltanto al fatto che un’altra grande potenza negli anni passati, fin dall’annessione russa della Crimea, si è attivata per attrezzare l’Ucraina e consentirle di respingere l’invasione.

Mentre i Paesi dell’UE si occupavano allegramente di tutt’altro, gli USA erano in grado di prevedere con grande anticipo quanto stava per accadere, informarne gli stessi ucraini, fornire loro i sistemi d’arma difensivi più efficaci e al tempo stesso addestrare molto bene i militari che avrebbero dovuto usarli. Con un risultato che oggi sorprende i Paesi UE, dà sollievo alle loro preoccupazioni, li riempie di ammirazione ed entusiasmo: l’Ucraina è in grado di resistere all’aggressione. Ma per essere in grado di fare tutto questo gli USA destinano alle spese militari il 3 per cento del proprio PIL.

Ora, facciamo un piccolo esperimento mentale: immaginiamo che, non essendosi occupati efficacemente della faccenda gli USA negli anni scorsi, da metà marzo le truppe trionfanti di Putin avessero potuto insediare a Kiev un qualsiasi Ramzan Kadyrov; cioè che – dopo Ossezia, Abcasia, Cecenia e Crimea – Vladimir Putin avesse potuto aggiungere quest’altra perla alla collana dei successi della sua politica imperialista. La facilità con cui questo sarebbe accaduto non avrebbe fatto altro che incoraggiare fra qualche anno lui stesso o qualche suo epigono a riprovarci con la Transnistria, poi (perché no?) di nuovo con l’intera Georgia, poi con le piccole repubbliche baltiche. Perché l’appetito vien mangiando (soprattutto quando esso è alimentato dal risentimento diffuso tra molti russi per l’umiliazione subita con la caduta dell’impero sovietico). E a quel punto l’UE si sarebbe trovata sempre di più nella condizione del vaso di coccio in mezzo a quelli di acciaio; tra i quali una Cina le cui mire espansive non sono limitate alla sola riconquista di Taiwan.

Fatto questo piccolo esperimento mentale, torniamo alla realtà attuale. Per fortuna soprattutto nostra – dei Paesi della UE, intendo – gli USA si sono occupati per tempo della cosa e a Putin l’ultima zampata è andata (almeno per ora) piuttosto male. Ma non per merito nostro. Proprio la vicenda dell’aggressione subita dall’Ucraina dovrebbe convincerci di questo: non possiamo continuare a dare per scontato che di una buona metà dei costi della sicurezza dell’Europa occidentale continui a farsi carico il nostro potente alleato d’oltreatlantico. E se incominciare a farcene carico anche noi significa portare le nostre spese per le forze armate in qualche anno dall’1,5 al 2 per cento, compiere questa scelta è perfettamente coerente anche con la nostra Costituzione che ripudia la guerra come mezzo per risolvere le controversie internazionali: la legittima difesa non è solo un diritto, ma – per uno Stato – un dovere verso i propri cittadini.

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