Il lavorio del solutore alla ricerca della parola giusta e della sua combinazione migliore col grafema – Come si decide se il grafema svolge il ruolo logico dell’apposizione o quello del pronome
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Seconda lezione nell’ambito del corso, pubblicata il 27 marzo 2022 dal quotidiano Gazzetta di Parma – È online su questo sito anche la prima lezione
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Nel rebus con cui abbiamo incominciato questo corso le “chiavi”, cioè gli animali od oggetti individuati dai “grafemi” nell’immagine, erano immediatamente evidenti. In quest’altro trovare il nome adatto per ciascuna di esse è un po’ più laborioso.
Il grafema A compare sopra la mano della ragazza; se la chiave fosse “mano”, preceduta dal grafema A essa ci darebbe la parola “amano”. Osserviamo, però, che difficilmente, nel linguaggio corrente, una proposizione incomincia con il verbo non preceduto da un soggetto appropriato. Se poi collochiamo il grafema dopo la parola “mano” otteniamo una sequenza di lettere non utilizzabile per alcuna soluzione.
Consideriamo, dunque, l’immagine più attentamente per vedere se il grafema può individuare soltanto la mano, o anche qualche cos’altro. Ci accorgiamo allora che il dito anulare è leggermente sollevato rispetto agli altri, quasi a mostrare un anello che compare proprio sotto il grafema; e qui viene utile sapere che nei rebus questi anelli sono indicati il più delle volte con le parole “vera” o “vere”. Ne deriva “A vera “, che non ci fornisce una parola italiana; ma poiché il diagramma tra parentesi sopra l’immagine ci dice che la prima parola della soluzione è di sole 4 lettere, possiamo ipotizzare che la parola sia “aver”, infinito troncato del verbo “avere”, con l’avanzo di una “a” da utilizzare per la seconda parola della soluzione.
Proseguendo verso destra incontriamo due monaci; ma il grafema S è collocato nella parte bassa delle loro figure, a indicare che la chiave non è costituita da “monaci”, “religiosi” o altro che indichi la qualità delle due persone, bensì dai loro abiti: “tonache”, “sai”. Se proviamo a combinare queste due parole con la lettera “a” avanzata dalla chiave precedente e con il grafema S, possiamo ottenere: “a S tonache”, “a tonache S”, “a S sai”, “a sai S”; e di queste quattro possibilità vediamo subito che una sola corrisponde a una parola italiana di 5 lettere, quante sono quelle della seconda parola della soluzione: “assai”, che con la prima parola trovata ci dà “aver assai”.
Il terzo grafema, PO, è collocato sulla coda di cavallo della ragazza in bicicletta: dunque “PO coda”, o “coda PO”; e poiché solo la prima combinazione genera una parola di 4 lettere, seguita da una di due lettere, siamo arrivati ad “avere assai poco da…”.
Manca solo l’ultima parola della soluzione, della quale conosciamo la lunghezza, 6 lettere, e una di queste: il grafema E. Il quale è collocato sull’immagine della ragazza in bicicletta con un grosso zaino a forma di cubo: una “rider”. Poiché “Erider” non è una parola italiana, qui evidentemente il grafema va posto dopo la chiave: “riderE”.
Dunque: A vera, S sai, PO coda, rider E = Aver assai poco da ridere.
Il solutore deve sempre provarle tutte: grafema davanti alla chiave, o dopo la chiave; e qualche volta anche grafema unito alla chiave da un articolo determinativo (A la vera), o indeterminativo (D una vera), e talvolta anche dalla voce del verbo essere (V è la vera).
Quando la chiave è costituita dall’azione compiuta da un soggetto, poi, accade molto frequentemente che il grafema collocato su chi la compie funga da soggetto nella proposizione, come se fosse un pronome invece che un’apposizione. Anche in questo caso il solutore deve cercare la soluzione provando tutte le disposizioni possibili: soggetto-verbo-complemento, verbo-soggetto-complemento, complemento-verbo-soggetto, e così via.
(www.pietroichino.it – la prossima lezione comparirà domenica 3 aprile 2022)
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