Il piacere della scoperta del testo che si trasforma in un altro, della realtà nascosta sotto quella apparente – Il lessico del gioco: chiavi, grafemi, cesura, diagramma, prima lettura, soluzione
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Questo è il primo numero di una rubrica, intitolata È un bel rebus!, contenente un’introduzione alla cultura e alla tecnica del rebus, che da domenica 13 marzo comparirà con cadenza bisettimanale sul quotidiano La Gazzetta di Parma – In argomento, nella sezione a esso dedicata, v. anche il corso Apprendistato del rebus, giunto alla sua quindicesima puntata
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Il titolo di questa nuova rubrica – È un bel rebus! – riprende un’espressione che usiamo correntemente quando ci troviamo in una situazione complessa, nella quale sotto una realtà apparente se ne nasconde un’altra, difficile da decifrare. Ora, il bello del gioco dei rebus sta nel trovarla, la soluzione; e questa è un’“arte” molto meno difficile di quanto si pensi. Ci proponiamo di offrire ai lettori interessati a imparare quest’arte una guida agevole e divertente, che non si limiti a esporre loro regole e segreti del gioco, ma li introduca al godimento del piccolo miracolo costituito dalla metamorfosi testuale insita in ogni rebus: il testo estratto dall’immagine si trasforma in un altro completamente diverso. La sorpresa, appunto, della realtà nascosta sotto l’apparenza.
Nel rebus l’apparenza è costituita dalle cose, animali, persone e/o vicende che compaiono nell’immagine, individuate da lettere o da un asterisco (i “grafemi”): queste sono le “chiavi”, oggetto della “prima lettura” del rebus; la quale poi, miracolosamente, attraverso una diversa “cesura” nella sequenza testuale, si trasforma nella soluzione. Il “diagramma”, costituito dalla sequenza di numeri che compaiono tra parentesi sopra l’immagine, indica il numero di lettere di ciascuna parola della soluzione.
Più basso è il numero delle lettere aggiunte, più bello è il rebus, perché più sorprendente è la metamorfosi del testo. Una regola non scritta ma rigorosamente rispettata da tutte le pubblicazioni enigmistiche serie, in Italia, è quella per cui il numero delle lettere aggiunte non deve superare un terzo del totale; ma ci sono dei casi in cui si assiste, solo per effetto dello spostamento delle cesure, a metamorfosi meravigliose senza l’aggiunta di una sola lettera. Solo un esempio famoso: la ragazza dall’aspetto poco rassicurante che piglia al lazzo un libro collocato sopra un tavolo: Losca piglia tomo nel laccio = Lo scapigliato monellaccio.
Proviamo ora a cimentarci con un esempio molto facile, costituito da un rebus gentilmente messo a disposizione dalla Settimana Enigmistica e utilizzato come primo esercizio nel mio libro L’ora desiata vola. Introduzione al mondo dei rebus per solutori (ancora) poco abili (Bompiani).
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Qui abbiamo le chiavi: C ape, L libri, Z ZO lati (di un quadrato). Ora, proviamo a scrivere questa sequenza di lettere senza cesura tra le parole: capellibrizzolati. Ci accorgiamo subito che, collocando la cesura dopo la settima lettera, ne esce l’espressione Capelli brizzolati, composta di due parole della lunghezza indicata nel diagramma.
Nelle prossime tappe del nostro itinerario incontreremo dei giochi via via un poco più difficili di questo: per esempio incontreremo delle chiavi cui si attagliano diversi possibili sostantivi, tra i quali occorrerà scegliere quello utile per la soluzione; oppure delle chiavi costituite da un sostantivo più un aggettivo che lo qualifica, o dal solo aggettivo. Più avanti incontreremo dei rebus – i più belli – nei quali la chiave principale è costituita dall’azione compiuta da un soggetto.
Vedremo anche che non sempre, nella soluzione, il grafema si colloca prima della chiave: può collocarsi anche dopo; e questo impone di compiere qualche tentativo per trovarne la collocazione che consente la metamorfosi testuale. Però in ogni caso – questa è una regola ferrea – nella soluzione i grafemi devono comparire nello stesso ordine in cui compaiono nell’immagine, da sinistra a destra.
(il prossimo numero di questa rubrica sarà pubblicato domenica 27 marzo 2022)
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