Durante la settimana dell’elezione del CdS il contrasto fra l’inefficacia del comportamento velleitario e avventato del leader M5S e l’efficacia del comportamento di due politici di razza è emerso con evidenza: uno non vale uno
.
Primo editoriale telegrafico all’indomani della rielezione di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica, 30 gennaio 2022 – In argomento v. anche il secondo, Come è andata per l’Italia, per il Governo, per la Destra e per il rinato Centro-Sinistra
.
Nei giorni della caotica elezione del Capo dello Stato tutti hanno potuto toccare con mano che “la classe (politica) non è acqua”. Le capacità, la conoscenza dei meccanismi istituzionali e l’esperienza indispensabili perché un’azione politica sia efficace non si acquistano dall’oggi al domani. Nella settimana tra il 24 e il 30 gennaio tutti hanno visto il leader del M5S Giuseppe Conte parlare troppo e muoversi su un terreno minato in modo ingenuo e goffo, giocare avventatamente carte diverse su tavoli diversi, oltretutto senza informarne Enrico Letta, che in partenza era suo alleato; poi commettere per pura vanità un errore clamoroso: quello di raggiungere un ipotetico accordo con lo stesso Letta e Salvini sul nome di Elisabetta Belloni e cinque minuti dopo bruciarlo dandolo in pasto ai social media prima ancora che l’intesa avesse potuto consolidarsi. Tutti hanno visto, invece, l’abilità con cui i leader di PD e IV Letta e Renzi hanno perseguito il loro comune obiettivo principale (l’elezione di Draghi) e il piano B (quello alla fine risultato vincente: B non certo per un suo minor valore, ma solo per la forte contrarietà del candidato Mattarella!) mantenendo bassi i toni, giocando di rimessa ed evitando che i due nomi potessero diventare dei candidati di bandiera. In quella settimana il contrasto fra l’inefficacia del comportamento velleitario e avventato dell’“impolitico” leader M5S e l’efficacia del comportamento di due politici di razza è emerso con evidenza solare. Così come è emerso il contrasto fra l’inettitudine politica del leader del M5S e l’abilità acquisita pian piano, con intelligenza e anche umiltà, dal suo antagonista interno, Luigi Di Maio. Non è un caso: Giuseppe Conte è stato scelto come leader da un altro analfabeta politico: il Garante Beppe Grillo. Ed è sotto gli occhi di tutti la catastrofe del M5S prodotta dal combinarsi di due così gravi imperizie. La politica ha le sue regole che il quivis de populo non conosce; e richiede qualità personali che sono necessariamente pochi ad avere: per questo, al dunque… uno non vale uno.
.