DOPO IL CONCORSO DEL 1990 NON E’ STATA PIU’ DATA ALCUNA OCCASIONE ALLA NUOVA GENERAZIONE PER CANDIDARSI A UNA CATTEDRA NEL COMPARTO DELL’ISTRUZIONE MUSICALE. E LA RIFORMA RECATA DALLA LEGGE N. 508/1999 E’ RIMASTA LETTERA MORTA
INTERROGAZIONE
al ministro dell’Istruzione
presentata alla Presidenza del Senato il 10 novembre 2009
dai senatori Ichino, Treu, M.P. Garavaglia, Roilo, Biondelli, Blazina, Ghedini,
Negri, Passoni, Sangalli, Vita
per sapere, premesso che
– nel settore dell’istruzione musicale l’ultimo concorso a cattedre è stato bandito venti anni fa, nel 1990; chi non sia stato dichiarato “idoneo” in quel concorso non ha più avuto l’opportunità di candidarsi in un Conservatorio italiano;
– con il concorso del 1990 le cattedre disponibili furono assegnate per metà ai vincitori, le altre “per sanatoria” a persone che insegnavano già da tempo; le liste dei vincitori vennero peraltro integrate con lunghe liste di “idonei”, cosicché, dopo quel concorso, per un intero ventennio, non ne è stato più bandito uno solo in cui i candidati fossero sottoposti a prove di esecuzione o comunque a esame;
– da allora, tutti i posti che via via sono venuti disponibili nei Conservatori italiani sono stati assegnati solo per trasferimento, oppure sulla base di quelle liste di “idonei”, sempre più stagionati;
– il risultato di tutto ciò è che, per vent’anni, un’intera generazione di musicisti è stata tagliata fuori dall’insegnamento;
– in questo sistema, merito e talento vengono azzerati anche per il modo in cui sono regolati i movimenti all’interno della cittadella del lavoro stabile: quando in un Conservatorio si rende disponibile una cattedra per trasferimento, il professore non viene scelto in base alle sue competenze e capacità, poiché il criterio di scelta obbligato è costituito da una graduatoria nella quale conta soltanto l’anzianità di servizio, il numero dei figli e l’eventuale stato di salute o di necessità familiare;
– questa essendo la regola applicata, nessun Conservatorio è in grado di scegliere il candidato migliore, ma neppure di praticare la minima pianificazione didattica e artistica;
– alla questione del reclutamento è strettamente collegata quella del trattamento economico dei docenti; le retribuzioni pagate dai Conservatori sono assolutamente troppo basse per gli insegnanti che sanno insegnare e lo fanno seriamente: per migliorarle occorrerebbe che i direttori incominciassero a valutare e distinguere secondo il merito, nel reclutamento come nel trattamento dei docenti;
– occorrerebbe altresì che i direttori incominciassero a rispondere della performance dei rispettivi Istituti, che le tecniche disponibili consentono ormai di misurare con precisione sempre maggiore;
– a tal fine occorrerebbe che un organismo indipendente incominciasse a misurare sistematicamente le performance stesse: uno dei modi per farlo, ma non il solo, è rilevare i percorsi dei diplomati dopo la fine del ciclo di studi;
– occorrerebbe che le risorse venissero distribuite dallo Stato secondo i risultati;
– occorrerebbe che venissero emanate le nuove norme sul reclutamento e attivati i contratti di insegnamento quinquennali come previsto dalla legge n. 508/1999 sull’istruzione musicale, che in dieci anni non ha neppure incominciato a essere attuata;
tutto ciò premesso si chiede al ministro dell’Istruzione
che cosa intenda fare perché il merito e il talento tornino a essere valorizzati nel settore dell’istruzione musicale, le posizioni di rendita indebita vengano eliminate e al tempo stesso il settore torni ad aprirsi alle nuove generazioni, che da troppo tempo ne sono escluse.