Il Fatto quotidiano presenta, irresponsabilmente, la reazione di una cooperativa di lavoro, da me assistita in giudizio, all’aggressione del SI-Cobas come una mia guerra personale – I documenti che mostrano come stanno realmente le cose
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Intervista a cura di Francesco Floris, pubblicata sul sito web de Il Fatto quotidiano il 6 dicembre 2021 – L’articolo è stato intitolato: Logistica, la lotta nei magazzini contro la giungla degli appalti Unes e la guerra in tribunale tra Pietro Ichino e i Cobas, come se la vertenza che oppone il SI-Cobas alla Cooperativa di lavoro LGD nascesse da una mia personale ostilità nei confronti di questa associazione: una scorrettezza grave, che meriterebbe la censura dell’Ordine dei Giornalisti; il quotidiano diretto da Peter Gomez evidentemente non ha imparato nulla dalla stagione degli attentati terroristici sotto casa – Perché i lettori possano avere una informazione compiuta circa le ragioni e la natura dello scontro in atto fra il SI-Cobas e la Cooperativa LGD, con il consenso di quest’ultima riporto anche il ricorso dalla stessa presentato il 16 novembre 2021 al Tribunale di Milano (del quale basta leggere le pagine 4-6) e l’interpello presentato il 29 novembre 2021 alla Commissione di Garanzia dello Sciopero nei Servizi pubblici essenziali
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Scarica l’interpello presentato dalla Cooperativa LGD alla Commissione di Garanzia per lo Sciopero nei servizi pubblici, in formato PDF
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L’intervista pubblicata dal Fatto quotidiano
Come funzionano allora questi appalti? Per le persone normali da mal di testa: prima del 2019 Unes appaltava la gestione amministrativa e operativa delle piattaforme logistiche a Truccazzano, Vimodrone e Segrate alla società Flexilog che a sua volta subappaltava alla Lct Igea Logistics. In seguito venivano conferite le attività di scarico, controllo, pesatura e stoccaggio del prodotto alla Brivio & Viganò Logistics, colosso di settore guidato dal presidente Giovanni Viganò e detenuto dalla holding delle due omonime famiglie lombarde. Vale 155 milioni di fatturato nel 2020 (in crescita di 16 milioni) e un utile a bilancio da 5,9 milioni che ha fatto segnare un aumento monstre di quasi tre volte nell’anno della pandemia. Brivio & Viganò a sua volta subappalta il contratto alla cooperativa guidata da Ghezzi insieme alla quale ha costituito una società consortile di nome STL. Amministrata dallo stesso dirigente, domiciliata allo stesso indirizzo dell’azienda di logistica, la Stl vede nel capitale sociale anche la presenza della Giuseppe Ferrari srl (azienda acquisita nel corso dell’anno da Brivio & Viganò), la BVB srl e infine la Autotrasporti Brivio & Viganò srl.
Lungo questa catena si gioca la vera partita su chi debba assumersi le responsabilità di prendere decisioni definitive. Nel corso delle prime interlocuzioni avvenute in Prefettura fra le varie parti erano state infatti proposte soluzioni light per “raffreddare”, grazie anche all’intermediazione degli avvocati di Finiper che a breve dovrà rinnovare l’appalto, giunti in prima battuta a rappresentare la committenza finale per chiudere la faccenda in fretta. E che poi hanno preferito chiamarsi fuori visto che le questioni non li riguardano. La proposta di mediazione dei Cobas si basava sul continuare a pretendere il reintegro di tutti i 41 operai licenziati ma in documento da loro presentato si impegnavano a fornire un maggiore preavviso prima di intraprendere azioni e dichiarare lo stato di agitazione e, in caso di “contenziosi derivanti da eventuali differenze retributive”, si concordava di agire “tempestivamente per confronti specifici che coinvolgano i rispettivi consulenti, al fine di affrontare nel modo più oggettivo possibile l’applicazione del Contratto Collettivo Nazionale e degli accordi di secondo livello”.
La proposta di Pietro Ichino aveva invece come cuore una diversa visione delle cose: “Lgd in quella sede ha confermato la propria disponibilità a revocare i licenziamenti – dichiara l’ex senatore – a patto che i lavoratori interessati e il Si Cobas riconoscessero l’illegittimità dei blocchi effettuati”. Ma “questo riconoscimento non c’è mai stato – prosegue –. Anzi, nelle lettere di risposta alla contestazione disciplinare i lavoratori hanno sostenuto la piena legittimità di quel comportamento, così riservandosi di porlo in essere ancora in futuro in qualsiasi momento”. “Certo – risponde secco il segretario del Si Cobas Aldo Milani – firmiamo quella carta in cui dichiariamo il nostro sciopero illegittimo e il giorno dopo ci ritroviamo una richiesta di risarcimento economico in sede civile per i danni economici provocati dalle proteste. Ichino lo sa e ci gioca”. Danni che Lgd quantifica in milioni di euro.
Non sarebbe una novità in effetti: ai Cobas è già successo. Per esempio a Pavia, dove un giudice ha detto no alla causa intentata dalla multinazionale della logistica Xpo che chiedeva due milioni di euro a quattro sindacalisti per scioperi e blocchi delle piattaforme avvenuti anni fa. Richiesta rigettata, e nella sentenza c’è scritto che alcune delle persone coinvolte non erano nemmeno presenti nel luogo dello sciopero pur essendo leader sindacali. Ma è questo il sogno delle aziende della logistica, almeno alcune: sancire il principio che se lo sciopero reca un danno economico consistente qualcuno debba pagare. Ci provano ormai da tempo girando di tribunale in tribunale.
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