La forza della disobbedienza civile sta tutta nella coerenza di chi sceglie questa forma di lotta: praticarla soltanto nel tempo libero, per non perdere lo stipendio, rischia di essere solo una sua ridicola caricatura
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Editoriale telegrafico per la Nwsl n. 501, 10 ottobre 2021 – Sulla discipplina generale della materia e l’opportunità della legge che subordina all’esibizione del green pass l’accesso ai luoghi di lavoro v. la scheda tecnica pubblicata sul quotidiano il Foglio il 12 agosto scorso
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In un comizio in piazza a Roma Nunzia Schilirò, vice questore della Criminalpol, ha proclamato la propria scelta di “disobbedienza civile” alla legge sul green pass, invitando pubblicamente tutti a seguirla su questa strada. A chi le ha obiettato l’incompatibilità di questa presa di posizione con la funzione che ricopre (a garanzia dell’applicazione della legge) e lo stipendio che per questo riceve, ha obiettato che quando ha tenuto il comizio era fuori servizio e in abiti civili. Sottinteso: “quando sono in servizio resto un inflessibile tutore della legge e dell’ordine”.
Forse è il caso di ricordare alla poliziotta no-vax che l’essenza e la grande forza della “disobbedienza civile” – come ci hanno insegnato, tra gli altri, il Mahatma Gandhi e don Lorenzo Milani – stanno tutte nella coerenza di chi la pratica; dunque nella disponibilità a pagare di persona per la propria scelta fino alle estreme conseguenze: perché è proprio questo sacrificio personale ciò che costringe l’opinione pubblica e il legislatore a riflettere a fondo sulla questione. Una disobbedienza alla legge opportunisticamente limitata al tempo libero dal lavoro, fermo l’impegno – in orario di lavoro – a far rispettare la stessa legge di cui si predica la violazione, non ha proprio alcun senso. Si può discutere se abbia un senso sollevare obiezione di coscienza a una legge che non impone un obbligo, ma si limita a condizionare l’accesso a luoghi chiusi senza il green pass, per la tutela della salute di tutti; ma una cosa è certa: l’obiezione di coscienza a part-time, limitata al tempo libero, è una caricatura della “disobbedienza civile”. Se Nunzia Schilirò vuole praticare questa forma di lotta contro la legge sul green pass, o contro qualsiasi altra legge, rinunci alla funzione e allo stipendio di vice-questore. Altrimenti fa grave danno non soltanto alla funzione stessa, ma anche alla battaglia che si propone combattere. Perché la rende ridicola.
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