IL PECCATO DELLA SANTA SEDE CONTRO IL SECONDO COMANDAMENTO

Attribuire alla rivelazione divina le posizioni culturali della Chiesa in materia di omosessualità, così come la sua insopportabile arretratezza sul terreno della parità di genere, è nominare il nome di Dio invano

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Editoriale telegrafico per la Nwsl n. 547, 28 giugno 2021 – In argomento v. anche Biotestamento: quando il Papa non concorda con la CEI

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Mi preoccupa una Chiesa Cattolica che si presenta al Governo italiano in veste di Stato straniero, rivendicando come tale un diritto particulare riguardo al contenuto generale delle nostre leggi. Agendo in questo modo la Chiesa non interviene nel dibattito politico-culturale come parte della società italiana, ma come potenza straniera; e non difende un diritto universale di libertà di pensiero, ma un suo privilegio. Si dirà che questa è l’essenza del Concordato: è vero (ed è il motivo per cui il Concordato non mi piace). Ma dalla Chiesa di Francesco, che predica il farsi poveri tra i poveri, ultimi tra gli ultimi, e che assume la parabola del buon samaritano come paradigma del proprio agire, era lecito attendersi un modo diverso di partecipare al dibattito su una legge dello Stato. Quanto ai contenuti, la Nota sul disegno di legge Zan pretende di far discendere la contrarietà della Chiesa Cattolica direttamente dalla rivelazione divina. Esattamente allo stesso modo, dalla volontà di Dio il magistero cattolico attuale pretende di far discendere la  insopportabile esclusione delle donne dal sacerdozio e da tutti i ruoli più rilevanti nella Chiesa. Il disegno di legge Zan potrebbe – è vero – essere utilmente snellito; ma non certo sulla base di argomenti come questo della verità rivelata, col quale si pretende di giustificare anche la discriminazione delle donne nella comunità ecclesiale! Gli estensori della Nota si rendono conto di quanto l’arretratezza e il maschilismo che caratterizzano la cultura e la struttura della Chiesa siano irreparabilmente distanti da un sistema di valori civili oggi pressoché universalmente condivisi dalle persone di buona volontà, anni-luce dalla sensibilità delle nuove generazioni? E non li sfiora il dubbio che attribuire alla volontà di Dio l’insensibilità della Chiesa ai segni dei tempi, in questo campo niente affatto secondario, possa costituire una grave violazione del secondo comandamento, “Non nominare il nome di Dio invano”?

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