“[…] Un verboso parere del Garante della privacy detta decine di criteri, prevedendo una successiva serie di propri interventi, senza chiedersi se la conoscenza dei dati personali è un mezzo per godere di altre libertà o di altri diritti e senza misurare il proprio intervento in questa materia con la sua assenza in altri campi […]”
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Articolo di Sabino Cassese pubblicato sul Corriere Economia il 21 giugno 2021 – In argomento v. anche il mio articolo pubblicato sullo stesso giornale il 24 maggio 2021, Se la privacy (male intesa) gioca a favore del virus.
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Draghi ha firmato il decreto che definisce le modalità di rilascio del certificato verde digitale COVID-19. Il certificato facilita la partecipazione ad eventi pubblici, l’accesso alle strutture sanitarie assistite e gli spostamenti sul territorio nazionale. Il decreto appena firmato rende anche operativo il regolamento europeo che dal 1° luglio prossimo assicurerà la interoperabilità dei certificati digitali di tutti i Paesi europei per la libertà di movimento sul territorio dell’Unione. Il governo italiano ha reso operativo immediatamente un sito chiaro e semplice che spiega ai cittadini quello che debbono fare.
Si raggiungono così tre obiettivi importanti. I cittadini sono più liberi di muoversi, con maggiore sicurezza e senza danni alla salute degli altri. Lo Stato è più vicino ai cittadini perché li aiuta, invece che ostacolarli. L’Unione Europea diventa più stretta perché evita che le barriere sanitarie prendano il posto di quelle doganali, abbattute sessant’anni fa.
Il Governo ha dovuto superare le difficoltà frapposte da un verboso e puntiglioso parere del Garante per la protezione dei dati personali. Esso detta decine di criteri, prevedendo una successiva serie di interventi dello stesso Garante, senza chiedersi se la conoscenza dei dati personali è un mezzo per godere di altre libertà o di altri diritti (circolazione, studio) e senza misurare il proprio intervento in questa materia con la sua assenza in altri campi, dove anche le più minute conversazioni personali finiscono sui giornali. E poi ci si lamenta che le democrazie sono fragili perché troppo lente.
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