Ora l’Autorità per la protezione dei dati personali si spinge a contestare il decreto-legge n. 52 sui pass vaccinali e a dichiarare illegittime le certificazioni di vaccinazione rilasciate dai medici di base
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Secondo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 543, 3 maggio 2021 – In argomento v. anche il precedente editoriale telegrafico sullo stesso tema, del 19 aprile scorso
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Il diritto alla riservatezza, o alla privacy, è – sì – un diritto assoluto in senso tecnico, nel senso cioè che può essere fatto valere da ciascuna persona nei confronti di qualsiasi altra. Ma è anche un diritto eminentemente disponibile: del quale, cioè, ogni persona può fare l’uso che vuole, esercitandolo o no a seconda delle sue esigenze e delle sue scelte. Altrimenti diventerebbe una insopportabile cella di clausura, nella quale ciascuno di noi sarebbe condannato a vivere segregato dagli altri. Basti pensare che inferno sarebbe se non potessimo fare uso liberamente della nostra immagine, della nostra corrispondenza, o delle vicende personali, se non potessimo aprire liberamente il domicilio a chi ci pare, e così via. Purtroppo, però, questa nozione del diritto alla privacy è ignota al Garante della Privacy. Dopo aver apoditticamente negato che un obbligo di vaccinarsi contro il Covid-19 (e di darne conto) possa essere assunto con il contratto di lavoro, ora il Garante si spinge a contestare il decreto-legge n. 52/2021 sul “passaporto verde” e a sostenere – col plauso dei sindacati dei medici di famiglia – che questi ultimi non dovrebbero rilasciare a chi lo chiede il certificato di avvenuta guarigione o avvenuta vaccinazione (La Stampa, 29 aprile). La protezione della privacy dovrebbe dunque spingersi al punto di vietare al cittadino di far conoscere a terzi, nel proprio interesse, questo dato personale. Così l’interpretazione integralista del Garante consegue il risultato incostituzionale di ritorcere il diritto della persona contro la persona stessa, la sua libertà, la protezione della sua salute. Per fortuna questa visione aberrante non è condivisa né dalla Commissione e dal Parlamento UE, né dal nostro Governo, che stanno apprestando i pass vaccinali, concepiti proprio per consentire a chi lo desidera di esibire il dato relativo al proprio grado di immunità: ciò che consentirà la libera circolazione e favorirà il ritorno alla normalità in numerosi settori. Con buona pace del Garante talebano.
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