“Avevo deciso di aspettare qualche tempo prima di scrivervi, in modo da sentirmi meno coinvolto emotivamente, ma dopo circa tre settimane la ragione fa fatica a prevalere sull’emozione”
.
Lettera pervenuta l’11 aprile 2021 – Tutte le altre lettere su La casa nella pineta sono facilmente raggiungibili attraverso la pagina web dedicata al libro .
.
Caro (mi sento di chiamarla così dopo la lettura della Casa nella Pineta, vorrà perdonarmi) professore e cara Giulia, amica a distanza ma vicina nella fede, confido che questa mia vi trovi bene. Avevo deciso di aspettare qualche tempo prima di scrivervi, in modo da sentirmi meno coinvolto emotivamente, ma dopo circa tre settimane la ragione fa fatica a prevalere sull’emozione. Mi scuso evidentemente delle banalità che scrivo e mi presento brevemente. Fabio Catellani, 47 anni, vedovo della mia adorata Barbara, papà di Nicolò (liceo Manzoni) e di Matteo (scuole medie Beltrami). L’altruismo e la vocazione alla migliore politica di prossimità mi accompagnano ogni giorno. Sono attivo nel condominio, sono socio fondatore dell’Associazione Parco Segantini, ex scout (i miei genitori erano più colpiti dal fazzolettone che dall’uniforme, ma erano di una generazione successiva ai suoi), membro del Consiglio Pastorale ed entusiasta alunno della pastorale sociale e politica della nostra Arcidiocesi.
Bene, fine del preambolo. Cosa mi ha insegnato il libro?
1) L’incontro con Don Milani: “Per tutto questo non sei in colpa; ma dai ventuno anni, se non restituisci tutto incomincia ad essere peccato”. Il tema della restituzione è in ogni riga del libro. In ogni sua scelta. Come vedere il bene insito o possibile in ogni circostanza. A me è anche cara oltre alla scuola di Barbiana l’esperienza di Don Zeno a Nomadelfia “la fraternità è l’unica legge”, e la sua testimonianza è ancora più evidente oggi leggendo l’ultima enciclica di Papa Francesco “Fratelli Tutti”.
2) Il suo senso del servizio, anche del dovere, talvolta visto come egoismo. Ho colto un “Sono a servizio perché mi fa stare bene”.
3) Il suo coraggio, la sua determinazione, la sua perseveranza, la ricerca del dialogo, molto interessante la parte nella quale lei si costituisce parte civile contro i brigatisti. Come darle torto? Oppure la Lettera aperta ai terroristi, commovente.
4) L’arte di fare una festa! Nessuno deve restare fuori dalla mischia oppure che condivido pienamente “Più aprirai la tua casa agli amici, più essa diventerà nobile, importante, coma la casa, perché tutti la conosceranno, tutti l’avranno vissuta un po’ come casa loro”. Oppure “non lasciare che le cose ti dividano dalle persone”.
5) Tutta la parte politico-sociale.
6) L’amore incondizionato per la montagna; e ho scoperto anche della Val d’Ayas, la mia valle da sempre, neonato in roulotte facendo camping sauvage sulle rive dell’Evancon e poi la “casetta di legno” un rascard ristrutturato da mio papà; il “Gitario”.
7) La nascita di Giulia, pagina 259 “Ciao Giulia!”; e poi “Ma ha le braccia!”. Anche Barbara ed io abbiamo avuto qualche inconveniente con il nostro primogenito poi risoltosi bene.
Naturalmente potrei andare avanti, ma non credo sia opportuno. Grazie per aver restituito molto anche a me!
Fabio Catellani
.
.