Lo Studio legale Ichino Brugnatelli & Associati, le cui radici milanesi sono antiche di più di un secolo, ora dà vita a una propria sede romana ampliando il proprio campo di attività al settore amministrativo del lavoro e a quello penalistico
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Intervista a cura di Nicola di Molfetta, pubblicata da Legal Community il 31 marzo 2021.
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Professor Pietro Ichino, lo studio Ichino Brugnatelli cresce e integra nuove competenze: perché investire in una fase di crisi gravissima come questa?
I tempi migliori vanno preparati. Ed è proprio nel momento peggiore della crisi che si devono saper cogliere i “segni dei tempi”, vedere il germe del cambiamento positivo che si sta producendo, i germogli di cui occorre curare la crescita. E approfittare del rallentamento dell’attività per accelerare i processi di riorganizzazione e aggiornamento tecnologico.
Le ultime operazioni ci raccontano una strategia che si muove almeno su due binari. Il primo è il consolidamento del presidio del mercato giuslavoristico. In che modo l’expertise del professor Pallini amplia il vostro raggio d’azione su questo fronte?
A Massimo Pallini mi lega una pluridecennale collaborazione universitaria e una visione in larga parte condivisa dei rapporti del diritto del lavoro con il diritto civile e del suo ruolo per il progresso sociale ed economico. Massimo ha inoltre un’esperienza eccellente nella consulenza e patrocinio giudiziale nel campo del rapporto di lavoro e delle relazioni sindacali con le amministrazioni e gli enti pubblici, economici e non. Con l’ingresso suo e del suo team si completa e rafforza l’offerta di servizi legali del nostro Studio anche in questo settore.
Questa operazione coincide anche con un rafforzamento della presenza a Roma.
Certo.
Quali sono le opportunità legate a una presenza nella Capitale?
Roma è sede delle principali Amministrazioni pubbliche, aziende speciali e altre aziende a partecipazione pubblica: è dunque la città che offre le maggiori opportunità di ampliamento dell’attività di assistenza legale in questo settore, ma anche di attivazione di sinergie tra soggetti di questo settore e di quello privato. Ma la decisione di aprire una sede a Roma risponde anche all’esigenza di migliorare l’assistenza prestata ai nostri interlocutori dislocati nel centro-Italia e di estendere l’offerta dei nostri servizi alle imprese di medie/piccole dimensioni che operano esclusivamente in quest’area del Paese.
L’ufficio di Roma è aperto ad altri ingressi?
Il nostro Studio è sempre stato aperto a nuovi ingressi, con due soli filtri fondamentali: quello della qualità professionale e quello della disponibilità dei new entrants a fare proprio fino in fondo il DNA dello studio, che è improntato a un rapporto fondamentalmente paritario tra le persone, a una profonda fiducia reciproca fondata sull’amicizia e la stima, al rispetto delle scelte professionali e personali di ciascuna persona pur in un confronto e scambio continuo e apertissimo di opinioni ed esperienze. È un modello che tutti sentiamo la responsabilità di coltivare e difendere gelosamente, adattandolo ai tempi nuovi.
Un modello non facile da coltivare.
Sì, ma lo Studio è nato così più di un secolo fa dall’amicizia personale e dalla simbiosi professionale fra Camillo Giussani, Vermondo Brugnatelli e mio nonno, Carlo Pellizzi, cui poi si aggiunsero subito dopo la guerra Enrico Brugnatelli e mio padre. Sono stati loro anche a porre a fondamento della loro compagine professionale un principio fondamentale che è ovvio solo in apparenza: quello per cui l’interesse di chi si affida allo studio costituisce l’unica bussola di ogni scelta. Chi si affida a questo studio deve avere la certezza che il proprio interesse viene sempre e comunque prima di quello di chi lo assiste, nelle scelte più piccole come in quelle di maggior peso, anche a costo di sacrifici rilevanti per i suoi difensori.
Questa operazione fa terminare la collaborazione con lo studio Ghera?
Certo che no: la grande amicizia con Edoardo Ghera resta, e anche la collaborazione con il suo Studio. L’apertura della nostra sede romana renderà solo più facile e diretta la collaborazione.
Con l’arrivo dell’avvocata Laura Panciroli e delle sue colleghe, invece, avete aperto al penale. Che tipo di penale sarà oggetto dell’attività del vostro Studio?
Abbiamo da tempo constatato che né le imprese né gli enti pubblici da noi assistiti possono prescindere da un’assistenza specializzata anche nella materia penale. Questo vale tanto nella fase della consulenza quanto in quella della gestione delle criticità. Ora il team di penaliste guidato da Laura Panciroli, che abbiamo collaudato attraverso molti anni di intensa collaborazione, da quest’anno diventa a tutti gli effetti parte integrante dello Studio: questo ci consente di rendere la cooperazione tra competenze giuridiche diverse più stretta e organica.
La verticalità e la specializzazione sono sempre più declinate in maniera multidisciplinare: come va letta questa articolazione dell’offerta di servizi legali?
L’ordinamento italiano del lavoro e dell’impresa è connotato da un triplo piano di tutela e corrispondentemente da un triplo impianto sanzionatorio: il piano civile, quello amministrativo e quello penale. Basti pensare, per esempio, all’obbligo per imprese e amministrazioni di dotarsi di modelli organizzativi per la prevenzione della corruzione, per la protezione dei dati personali, per la sicurezza e l’igiene dell’ambiente del lavoro; e alle responsabilità civili, amministrative e penali colpose che ne derivano. Pur con la nostra impronta prevalentemente lavoristica, osserviamo tutti i giorni la necessità di offrire alle imprese alle persone che si rivolgono a noi un’assistenza a tutto tondo, nella quale le competenze nelle materie del lavoro, civile, commerciale, amministrativa e penale devono essere fra loro strettamente integrate. Il diritto è uno solo, pur con tutte queste facce, e altre ancora.
La collaborazione con Kpmg prosegue? Che risultati ha prodotto?
Prosegue da diversi anni: ci ha dato molto sul piano dell’esperienza nell’ambito dei servizi professionali integrati e delle operazioni transnazionali. Anche se continuiamo a coltivare con grande impegno la nostra vocazione originale di Studio legale autonomo, con Kpmg continuiamo comunque a collaborare molto attivamente.
Nell’attuale scenario competitivo uno studio ha bisogno di dimensioni adeguate per avere massa critica e diventare polo attrattivo per altre realtà? Quanto conta l’aspetto dimensionale?
Il discorso che abbiamo fatto prima sulla necessità di integrazione fra le diverse specializzazioni giuridiche spiega perché una assistenza legale eccellente, pronta a ogni possibile sviluppo del rapporto di consulenza o della vertenza, non sia compatibile con dimensioni piccole dell’organizzazione. Al tempo stesso, però, siamo convinti che l’assistenza legale non possa essere organizzata secondo i canoni della produzione seriale e tanto meno secondo quelli dell’organizzazione della grande impresa: essa deve essere sempre fortemente basata sulla qualità del servizio e sul rapporto fiduciario personale tra la parte assistita e il singolo avvocato.
La tecnologia che impatto avrà sul settore? E in particolare sul diritto del lavoro?
L’evoluzione tecnologica incide profondamente sul nostro mestiere, per molti aspetti: dalle tecniche di ricerca della dottrina e della giurisprudenza a quelle di archiviazione; dalla protezione dei dati di cui siamo detentori e gestori alla tenuta della contabilità e alla gestione dell’archivio e dei rapporti amministrativi con clienti e fornitori; dai mezzi di comunicazione con le imprese e le persone assistite ai rapporti con gli uffici giudiziari, ormai in larghissima parte interamente digitalizzati. Ora, poi, l’emergenza sanitaria ci ha costretti anche a svolgere gran parte delle udienze giudiziali in forma telematica. Tutto questo richiede molta formazione e aggiornamento professionale, e un’attrezzatura costantemente aggiornata e controllata nella sua efficienza.
Quanto ha pesato l’effetto Covid sul bilancio dello studio nell’ultimo anno?
Nella fase più dura l’effetto era parso molto pesante; alla fine del 2020, la perdita di fatturato rispetto all’anno degli anni precedenti, è stata in realtà contenuta nell’ordine del 9% circa, su una base di oltre 9 milioni di euro annui. Comunque abbiamo conservato tutti i rapporti di collaborazione, sia di natura professionale, sia di lavoro subordinato: poco meno di 70 persone fra tutti, delle quali nessuna è stata lasciata a casa.
Questo effetto depressivo si farà sentire anche quest’anno sulle economie degli studi legali?
Temo di sì. Ma ne usciremo presto. E l’impegno è a uscirne meglio attrezzati di prima. Questo è forse l’unico aspetto positivo della pandemia per il lavoro nel nostro settore: ci ha obbligati tutti a forzare le tappe di un progresso tecnologico, che altrimenti avrebbe richiesto probabilmente molti anni e incontrato molte più resistenze.
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