IL PARADOSSO DI RENZI, REGISTA E PERDENTE DELLA SVOLTA

L’esito della crisi gli dà ragione; ma al sostenitore che si ferma a questo dato obietto che il leader di IV ne esce indebolito, avendo dimostrato una grande capacità tattica nell’innescarla, ma non altrettanta capacità di entrare in sintonia con l’opinione pubblica, e neppure di raccogliere il consenso e organizzarlo nell’area europeista lib-dem

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Lettera di Francesco Saverio Butturini, dottorando in Diritto Commerciale presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, in riferimento al mio editoriale telegrafico
Come perdere la partita della crisi pur avendo ragioneSegue la mia risposta
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Francesco Saverio Butturini

Caro Professore,

condivido con lei il mio pensiero che ho già espresso all’amico e concittadino Gianpiero Dalla Zuanna (suo collega in Senato nella passata legislatura).

Benché Italia viva sia considerata politicamente finita da molti, principalmente da quelli più dediti al sondaggismo (talk-show e giornalisti su tutti), io ringrazierò sempre Italia viva e Renzi per avermi regalato la “possibilità” Draghi.

Adesso la palla ai 5 Stelle.

Sono fortemente deluso dal Pd; se è quella “forza politica decisiva per qualsiasi politica che faccia del processo di integrazione europea la propria priorità” (come da Sua mail di risposta del 4 gennaio) allora sono proprio sconcertato perché, con la fine di Italia viva (da molti auspicata), non vedo come questo PD, appiattito sui 5 Stelle da più di un anno a questa parte e incapace di leggere il corso dei fatti in questi ultimi giorni (le continue giravolte proprie dei  5 Stelle ormai appartengono anche al PD), possa essere quel partito capace di dettare una linea di integrazione europeista di cui l’Italia e l’Europa hanno bisogno. Queste ultime settimane mi hanno tristemente palesato l’inadeguatezza della classe dirigente del Partito democratico, nonostante la grande fiducia (un po’ erosa) che io abbia in alcuni dei suoi esponenti (come Del Rio). Occorre cambiare la Direzione del PD non appena sarà possibile per risollevarne credibilità, serietà e VISIONE.

Quanto a Renzi, in un Suo precedente editoriale telegrafico ne criticava la presunzione e l’egocentrismo. La prima l’avrebbe indotto “all’azzardo di aprire una crisi”, senza tuttavia raggiungere lo scopo prefissato. La seconda l’avrebbe costretto “all’isolamento totale nell’area europeista liberal-democratica”.

Ad oggi rilevo che l’azione (se vogliamo azzardo) di Renzi e di Italia Viva ha avuto, tra gli altri, due risultati: 1) spodestare definitivamente Conte dalla sella (cui era attaccato più di ogni altro) insieme al suo Governo, la cui azione considero ai limiti della sufficienza; 2) darmi la “possibilità” di avere MARIO DRAGHI, e di nutrire quindi positive speranze circa il futuro del Paese.

Quanto all’isolamento di Renzi, per Lei dettato solo dal suo carattere egocentrico, penso che sia dovuto anche a scelte politiche che non vengono condivise perché contrarie al sentire popolare, perché appunto impopolari; considero una fortuna la presenza di persone la cui azione sia rivolta alle generazioni future e non alle elezioni; questo vale per Renzi e per tutte le donne e uomini di Italia Viva che sono rimasti nel partito perché liberi di seguire quello che per loro era ed è il migliore interesse della nazione. A loro va il mio GRAZIE.

Invece, rimprovero al PD l’incapacità di riconoscere e accettare (ma per questo ci vuole molta umiltà, forse una sconosciuta in politica e di sicuro un po’ anche a Renzi come spesso lui stesso ammette) un leader che ha certamente i suoi difetti, ma che è CAPACE e COMPETENTE, che compie scelte anche impopolari, non perché sia pure masochista, ma perché ha a cuore l’interesse delle future generazioni. Questa è la vera Politica, e dispiace constatare come il sentire comune sia così distante da ciò. Si parla solo di Renzi e del suo carattere; non si parla di contenuti.

Visto il bacino elettorale che a tutt’oggi il PD ancora raccoglie, c’è speranza che alle prossime elezioni si presenti un PD diverso da quello di quest’ultimo anno e mezzo?

Francesco Saverio Butturini

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LA MIA RISPOSTA

Ringrazio F.S.B. di darmi, con questa sua lettera, l’opportunità di sottolineare la prima delle tre affermazioni contenute nel mio editoriale telegrafico del 24 gennaio: Renzi “ha visto con lucidità molto maggiore di tutti gli altri le debolezze gravi del premier Conte e della sua politica, in particolare in tema di Recovery Plan: i suoi rilievi in proposito sono fondatissimi”. Di questo sono tuttora convintissimo, così come sono convinto della bontà del risultato dell’azzardo che Renzi ha compiuto: la nascita del Governo Draghi. Ciò però nulla toglie alla fondatezza delle altre due affermazioni contenute in quel mio articoletto, che qui richiamo e sottolineo anch’esse, una per una.

1. La presunzione ha impedito a Matteo Renzi di prevedere che nell’opinione pubblica la preoccupazione per la pericolosità dell’azzardo, in questo momento delicatissimo per il Paese, avrebbe prevalso sulla condivisione delle sue ragioni. Cosicché abbiamo dovuto leggere sul Corriere della Sera di sabato 6 giugno (foto qui accanto) il risultato del sondaggio di Nando Pagnoncelli, secondo cui agli occhi dell’opinione pubblica lo stesso “Renzi è il politico che esce peggio dalla crisi”.  Si avvera così – e non me ne rallegro affatto – la previsione contenuta nel titolo di quel mio articolo: nonostante che avesse ragione lui, che avesse visto le cose con maggiore lucidità rispetto a tutti gli altri politici di spicco della maggioranza, Renzi esce dalla crisi politicamente perdente, avendo oggi un consenso minore nell’opinione pubblica di quanta ne avesse prima. Recupererà? Lo spero vivamente. Ma perché questo accada occorre che cambi qualche cosa nel suo modo di rapportarsi a chi gli sta intorno.

2. Matteo Renzi è isolato anche nell’area europeista liberal-democratica, dove si colloca il partito da lui fondato; ed è isolato in conseguenza del suo egocentrismo, della sua incapacità e non volontà di tessere in quell’area, come non ha saputo tesserla in seno al Pd, la rete unitaria di cui mai come oggi il Paese avrebbe urgente bisogno. Si può obiettare che non è facile costruire un’organizzazione politica comune con altre personalità forti, come quella di Emma Bonino, o quella di Carlo Calenda; ma io imputo a Matteo Renzi di non averci neppure provato; e di essere in tutto e per tutto corresponsabile con Bonino e Calenda del fatto che l’area europeista lib-dem sia arrivata all’appuntamento di questa crisi in ordine sparso.

Detto questo, resta il fatto che in questa occasione, così come accadde nell’estate del 2019, è stata l’intelligenza di Matteo Renzi – e solo la sua – a produrre un cambiamento di  quadro politico molto positivo per il nostro Paese. Allora fu lui a evitare uno scioglimento anticipato delle Camere che avrebbe potuto portare a esiti disastrosi per il processo di integrazione dell’Italia nell’Unione Europea; ora è stato ancora lui a innescare la transizione verso un governo probabilmente molto più adatto del Conte-bis a guidare e rappresentare il Paese nella fase difficile e delicata di avvio del Next Generation Plan. Il rammarico è che tanto acume politico non sia accompagnato da altrettanta capacità di impersonare una politica vincente, cioè in grado di raccogliere e organizzare un consenso maggioritario. Che implica anche la capacità di accantonare, almeno per un po’, le ambizioni personali; e anche la disponibilità  a lavorare per qualche anno sottotraccia gomito a gomito con altri per (ri)conquistare la leadership di un grande partito, oppure tessere pazientemente la tela di un partito nuovo. Ma che non sia un partitello personale.   (p.i.)

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