Il Giorno della Memoria sia l’occasione anche per ricordare il genocidio e le atrocità indicibili di cui gli italiani guidati da Pietro Badoglio e Rodolfo Graziani si resero responsabili al fine di sottomettere Cirenaica e Tripolitania
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Brani tratti da M L’uomo della provvidenza, di Antonio Scurati, Bompiani, 2020, pp. 534-540 e pp. 556-557 – In argomento v. anche l’altro post dedicato a questo Giorno della Memoria,
Volontario ad Auschwitz .
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Il maresciallo d’Italia, […] forse perché pungolato dalla necessità di eseguire il mandato del Duce […] o, magari, più semplicemente perché del tutto indifferente alla sorte di persone considerate subumane, si assume volentieri e prontamente la responsabilità di ordinare la distruzione di un intero popolo.
Il 20 di giugno [1930] Pietro Badoglio scrive a Graziani:
“Qual è la linea da seguire? Bisogna anzitutto creare un distacco territoriale largo e ben preciso fra le formazioni ribelli e le popolazioni sottomesse. Non mi nascondo la portata e la gravità di questo provvedimento che vorrà dire la rovina della popolazione cosiddetta sottomessa. Ma oramai la via ci è stata tracciata e noi dobbiamo perseguire sino alla fine anche se dovesse perire tutta la popolazione della Cirenaica.”
Emilio De Bono e Benito Mussolini approvano immediatamente la linea sanguinaria tracciata da Badoglio. Tutte le tribù del Gebel, centomila anime, saranno strappate all’altopiano e concentrate alle falde, in una fascia semidesertica tra le pendici e il mare. Il 25 giugno del millenovecentotrenta, soldati italiani sotto il comando del Generale Graziani, per preciso ordine del maresciallo Badoglio, e con la piena approvazione di Benito Mussolini, iniziano in Cirenaica in nome del regime fascista una delle più grandi deportazioni della storia del colonialismo europeo. […]
[…] un giovane maschio dall’incarnato olivastro, piantato nello spiazzo tra il cardo e il decumano come un arbusto incenerito all’incrocio della gloria urbanistica dell’antica Roma, sta nudo sotto il sole a perpendicolo dell’estate africana, a piedi uniti, la testa penzoloni, la mascella crollata, le braccia tese ai lati del corpo e due grossi sassi appesi a ciascuno dei due polsi per mezzo di funi. Un cristo in croce cui sia stato negato perfino il sostegno di una croce.
Come d’abitudine, il supplizio è cominciato a mezzogiorno, subito dopo la messa cattolica domenicale e, come d’abitudine, l’intera popolazione del campo in grado di reggersi sulle proprie gambe è stata condotta ad assistervi. Il supplizio è cominciato a mezzogiorno ma, considerata la temperatura di quaranta gradi all’ombra, per quanto possa essere tenace il suppliziato, non potrà durare ancora a lungo. […]
[…] Nel sole abbacinante dell’estate africana, palchi e forche tremolano come un miraggio putrefatto sul vasto piazzale all’incrocio di cardo e decumano.
È lì che viene impiccato il suppliziato non appena le sue braccia cedono al peso delle pietre e il suo corpo crolla al suolo sospinto da un improcrastinabile impulso di fusione con la terra, di ritorno alla quiete dell’inorganico. Ultimo desiderio che gli viene negato quando il suo corpo quasi esanime è sollevato di peso perché penzoli dalla forca. Assistono allo scempio, costretti dagli aguzzini italiani, i padri, i fratelli, gli amici e i parenti di ogni grado, compresi donne e bambini.
[…]
Graziani può essere soddisfatto. Ha ordinato la rappresaglia sulla remota oasi di Taizerbo, a nordovest di Cufra, dopo l’ennesima razzia compiuta dai ribelli. Poca roba, “colpi di spillo” queste ultime scorribande disperate dei guerriglieri senussiti, molte delle quali hanno l’aura di vere e proprie missioni suicide. Ciò nonostante, il vicegovernatore della Cirenaica ha ordinato di sganciare una tonnellata di iprite sul presunto rifugio dei predoni.
Il generale Graziani deve farlo perché Badoglio lo rimprovera aspramente per l’inutilità delle manovre a largo raggio. E vuole farlo perché, nonostante le deportazioni, i campi di concentramento, i rastrellamenti continui, Omar al-Mukhtàr resta imprendibile. […]
Pur di sfatarne il mito, Graziani ordina allora l’istituzione dei tribunali volanti, costituiti da giudici militari improvvisati e aviotrasportati che piombano con processi lampo sui presunti complici dei ribelli. Il 19 di giugno un gruppo di sottomessi, intenti a mietere l’orzo, ha preso un tè con dei combattenti. Due giorni dopo l’arresto, il tribunale ne ha ordinato l’immediata impiccagione. Le foto delle forche, pubblicate dalla rivista L’Afrique Française hanno destato qualche timore per la buona reputazione dell’esercito italiano. […]
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