LICENZIAMENTI: UN BLOCCO CHE NON FA BENE A NESSUNO

L’obiettivo non è di congelare le eccedenze di forza-lavoro in attesa che ciascuna azienda possa riassorbire la propria, ma di sostenere in tutti i modi la transizione dalle aziende in crisi occupazionale a quelle che hanno bisogno di manodopera e non la trovano; che sono più di quanto comunemente si pensi

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Articolo pubblicato su lavoce.info il 20 ottobre 2020 – In argomento v. anche la lezione che ho tenuto nell’ambito del corso di diritto del lavoro dell’Università di Firenze il 27 maggio scorso sul tema Che cos’è il diritto al lavoro e come lo si rende effettivo   .
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Un “contratto di solidarietà” nazionale?

Proroga del blocco dei licenziamenti addirittura per un triennio, a fronte del rinvio per lo stesso periodo del rinnovo dei contratti coi relativi aumenti retributivi. Lo scambio proposto dal segretario della UILM Rocco Palombella a Governo e Confindustria è una sorta di grande “contratto di solidarietà” di livello nazionale: accettiamo di essere pagati di meno, pur di salvaguardare gli attuali livelli occupazionali. La proposta si fonda sull’idea che in questo momento le possibilità di ricollocazione delle persone che altrimenti perderebbero il posto siano pressoché nulle e che invece, superata la fase attuale di crisi economica acuta, ciascuna impresa potrà riassorbire gradualmente la propria eccedenza di manodopera.

L’intendimento del progetto è apprezzabile, ma le due premesse su cui esso si fonda – per quanto largamente condivise dall’opinione pubblica – non corrispondono alla situazione effettiva e alle prospettive del nostro tessuto produttivo. Va detto, innanzitutto, che a fronte dei settori flagellati dallo tsunami della pandemia ci sono settori che invece non ne sono stati colpiti, e altri che addirittura hanno registrato forti aumenti della domanda e stentano a trovare le persone di cui avrebbero bisogno: il Bollettino Unioncamere di ottobre 2020 ci informa puntualmente delle difficoltà di reperimento di personale specializzato, qualificato, e anche non qualificato, che si incontrano soprattutto nei settori dei servizi informatici, dei servizi medico-sanitari,  di quelli alle famiglie e alle comunità locali, dei servizi logistici e delle consegne a domicilio, dei servizi di installazione e manutenzione, della certificazione e controllo di qualità, della ricerca e sviluppo, della sicurezza e della tutela ambientale, nonché in quasi tutti i settori dell’artigianato, dall’alimentare, alla sartoria, ai servizi alla persona di vario genere. La tabella che segue indica, per le qualifiche più richieste, in 763.000 le assunzioni previste nel trimestre ottobre-dicembre 2020, con la previsione di difficoltà di reperimento in un caso su tre (32,5 per cento).

Le assunzioni previste in Italia nel trimestre ottobre-dicembre 2020

SETTORE Difficoltà di reperimento (%) Assunzioni previste
ott-dic 2020
TOTALE

32,5

763.770

Dirigenti

50,5

1.370

Professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione

42,6

55.890

Specialisti in scienze matematiche, informatiche, chimiche, fisiche e naturali

64,2

11.940

Ingegneri e professioni assimilate

47,8

10.400

Specialisti delle scienze gestionali, commerciali e bancarie commerciali e bancarie

39,2

8.610

Professori di scuola secondaria, post-secondaria e professioni assimilate

15,9

4.060

Professori di scuola primaria, pre–primaria e professioni assimilate

48

3.810

Altri specialisti dell’educazione e della formazione

44,8

4.950

Professioni tecniche

40

108.940

Tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni

55,6

9.880

Tecnici in campo ingegneristico

58,9

8.020

Tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi

54,5

7.690

Tecnici della salute

36

17.240

Tecnici dell’organizzazione e dell’amministrazione delle attività produttive

28,7

8.540

Tecnici dei rapporti con i mercati

43,6

22.840

Tecnici della distribuzione commerciale e professioni assimilate

44,3

11.140

Insegnanti nella formazione professionale, istruttori, allenatori, atleti e profess.simili

16,8

9.740

Impiegati

22

64.120

Impiegati addetti alla segreteria e agli affari generali

18,3

30.070

Impiegati addetti agli sportelli e ai movimenti di denaro

32,7

5.360

Impiegati addetti all’accoglienza e all’informazione della clientela

23,7

14.430

Impiegati addetti alla gestione amministrativa della logistica

20,9

5.930

Impiegati addetti alla gestione economica, contabile e finanziaria

17,6

5.370

Professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi

27,8

205.700

Addetti alle vendite

16,5

78.570

Addetti nelle attività di ristorazione

34,3

82.530

Professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali

33,2

13.500

Operatori della cura estetica

41,6

13.150

Professioni qualificate nei servizi personali e assimilati

29,8

11.660

Operai specializzati

46,2

122.570

Artigiani e operai specializzati delle costruzioni e nel mantenimento di strutture edili

28,5

26.900

Artigiani e operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni

51,7

19.010

Fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori carpenteria metall. e profess.simili

53,8

11.870

Fabbri ferrai, costruttori di utensili e assimilati

71

6.090

Meccanici artigianali, montatori, riparatori e manutentori di macchine fisse e mobili

54,3

20.220

Artigiani e operai specializz. di installazione e manut. attrezz. elettriche e elettron.

42,6

9.210

Artigiani e operai specializzati delle lavorazioni alimentari

60,6

7.030

Conduttori di impianti e operai di macchinari fissi e mobili

33,3

105.700

Operai di macchine automatiche e semiautom. per lavorazioni metalliche e per prod.minerali

53,1

6.040

Operai addetti a macchinari dell’industria tessile, delle confezioni e assimilati

38,2

6.290

Operai addetti all’assemblaggio di prodotti industriali

37

7.640

Operai addetti a macchine confezionatrici di prodotti industriali

20,2

7.940

Conduttori di veicoli a motore

39,5

45.870

Conduttori di macchine movimento terra, sollevamento e maneggio dei materiali

21,4

12.170

Professioni non qualificate

15,2

99.490

Personale non qualificato addetto allo spostamento e alla consegna merci

12,5

25.160

Personale non qualificato nei servizi di pulizia

16,5

56.770

I mestieri più difficili da reperire
 

Il paradosso della compresenza di alta disoccupazione e skill shortage

La realtà è che il tessuto produttivo italiano è da tempo afflitto, in molti settori e a tutti i livelli professionali, da diffuse situazioni di skill shortage. Subito prima dello scoppio della pandemia, ANPAL e Unioncamere registravano circa 1,2 milioni posti di lavoro permanentemente scoperti per la difficoltà di trovare la manodopera qualificata o specializzata necessaria; se anche un quarto o un quinto di queste opportunità si sono perse per effetto della crisi attuale (in proporzione con la contrazione generale della produzione), ci sono comunque ancora nelle nostre imprese molte centinaia di migliaia di posti di lavoro che restano permanentemente scoperti.

Per il rilancio della nostra economia, dunque, la ricetta non può essere quella di congelare la situazione occupazionale attuale, tenendo in letargo la forza-lavoro eccedentaria, nella speranza che nel giro di qualche anno essa venga riassorbita nelle stesse aziende in cui l’eccedenza si è verificata, bensì occorre attivare il più possibile il trasferimento delle persone dai settori colpiti dalla crisi a quelli che non ne sono colpiti o addirittura ne sono avvantaggiati. E comunque attivare i percorsi necessari per indirizzare subito efficacemente ciascuna persona in cerca di lavoro verso la situazione di skill shortage geograficamente e professionalmente più accessibile.

Protrarre il divieto dei licenziamenti tenendo le persone in cassa integrazione sine die – poiché di questo si tratterebbe necessariamente, col protrarsi del blocco – significherebbe invece condannare le persone stesse a un periodo lunghissimo di sostanziale disoccupazione, con deterioramento progressivo della loro employability: è noto infatti che, a parità di altre condizioni, quanto più dura il periodo di inattività tanto più è difficile trovare un nuovo lavoro. Significherebbe inoltre aumentare la vischiosità dell’intero mercato del lavoro, riducendo la propensione delle imprese ad assumere, quindi anche la mobilità interaziendale, e scoraggiando la ricerca del nuovo posto di lavoro anche nei casi in cui essa può dare rapidamente un esito positivo. La Cassa integrazione (che inevitabilmente dovrebbe accompagnare il blocco dei licenziamenti) non è fatta per attivare le persone nella ricerca, ma al contrario per tenerle legate all’azienda di origine.

Il nodo dei servizi che non funzionano

Vero è che il nostro Paese è oggi attrezzato malissimo per una scelta di questo genere. L’ANPAL-Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro, cui competerebbe di promuovere e coordinare i servizi di informazione, formazione, orientamento scolastico e professionale e assistenza alla mobilità delle persone, nonché i servizi alle imprese che cercano personale, è da un anno e mezzo totalmente paralizzata a causa di un presidente che risiede e mantiene il suo precedente lavoro nel Mississippi e che nei rari casi in cui Governo e Parlamento hanno potuto interloquire con lui ha mostrato di avere idee molto confuse sui problemi del mercato del lavoro italiano, in particolare su quelli dell’ente da lui stesso presieduto. Colpisce, però, che le grandi confederazioni sindacali, invece di protestare con forza, appaiano rassegnate alla paralisi pressoché totale di questo settore cruciale dell’amministrazione e dei servizi che essa dovrebbe assicurare. Cosicché finiscono col trarne motivo per rifugiarsi in proposte di politica del lavoro rinunciatarie e, in prospettiva, dannose per gli interessi che le confederazioni stesse dovrebbero difendere e promuovere: basti pensare alla sorte dei lavoratori “congelati” per anni, quando, prima o poi, il blocco dei licenziamenti – e con esso il trattamento incondizionato di integrazione salariale – dovrà inevitabilmente cessare.

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