Perché la tutela della nostra libertà nell’uso del denaro non può costituire una buona ragione per opporsi a una drastica riduzione dell’uso del contante
.
Terzo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 530, 19 ottobre 2020 – In argomento v. anche Riforma fiscale e denaro elettronico .
.
I miei 25 lettori sanno quanto io sia convinto della tesi di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi secondo cui Il liberismo è di sinistra e il principio della libera concorrenza, dove può essere applicato, genera più parità di opportunità e anche più equità di quanta ne generi un’amministrazione pubblica pur migliore della nostra, quando pretende di svolgere i compiti propri del mercato. Ma la concorrenza, per funzionare bene, ha bisogno di regole rispettate da tutti; a cominciare da quelle fiscali. Mi perdoneranno, dunque, gli amici liberali se – proprio in nome della difesa del principio della libera concorrenza – mi permetto di non condividere la loro ostilità nei confronti delle restrizioni dell’uso del contante. Obiettano che in questo modo tutte le scelte su come spendere i nostri averi sarebbero rese conoscibili dal “Grande Fratello”; ma quelle scelte sono già oggi passate quotidianamente ai raggi X da Amazon e da Google. Per altro verso, una drastica restrizione dell’uso del contante avrebbe l’effetto di risolvere gran parte del problema dell’evasione, consentendo una sensibile riduzione della pressione fiscale e al tempo stesso correggendo la distorsione gravissima nel funzionamento dei nostri mercati causata dallo scarso livello di rispetto delle regole. Certo, se si compie questa scelta è necessaria una rigorosa garanzia circa la destinazione dell’intero provento della vittoria contro l’evasione alla riduzione delle imposte, incominciando da quelle sui redditi di lavoro e di impresa. Questo, e non altro, dovrebbe essere il compito della buona politica. Al Garante della privacy dovremmo chiedere invece di mettere meglio a fuoco la sua missione: quindi di dedicarsi un po’ meno a garantire l’inconoscibilità della qualità della prestazione di pubblici dipendenti o delle performance scolastiche dei nostri figli, dedicandosi un po’ di più e meglio a garantire l’inconoscibilità da parte di chi non vi ha titolo delle nostre scelte circa l’uso del denaro, ancorché compiute a mezzo del Bancomat o della carta di credito.
.