Risposta a chi vede nelle brillanti performances planetarie del populismo il segno di una obsolescenza forse irrimediabile della società aperta occidentale tradizionale
.
Editoriale telegrafico per la Nwsl n. 529, 5 ottobre 2020 – In argomento v. anche il mio editoriale telegrafico del 17 febbraio 2020, Sulla UE la Lega fa il pesce in barile, e quello del 21 ottobre 2019, La folgorazione di Salvini sulla via di Damasco .
.
Nel primo decennio di questo secolo abbiamo fatto appena in tempo a congratularci per la limpida vittoria non violenta del modello occidentale liberal-democratico su quello sovietico, che ci è capitata tra capo e collo la crisi economico finanziaria globale del 2009. La quale nel decennio successivo ha portato con sé, insieme ad altri danni, l’onda sovranista-populista con i suoi exploit straordinari negli USA, nel Regno Unito, in Brasile, in Italia e altrove. Ora, proprio in quei successi assai pericolosi delle istanze populiste molti vedono un segno di crisi grave del modello liberal-democratico: “un sistema nel quale Donald Trump può essere eletto Presidente e rischia perfino di essere rieletto, o nel quale i fautori della Brexit possono vincere sulla base di pregiudizi e disinformazione diffusa, è un sistema malato, destinato a soccombere”; donde la domanda che serpeggia: “non sarà che in quest’epoca iper-complessa qualche iniezione di autoritarismo alla Putin, Orbàn o Kaczynski costituisca una correzione necessaria del vecchio modello democratico occidentale?”. Poi però in un tiepido mattino di primavera ci svegliamo sentendo il ministro degli Esteri Di Maio – già leader di quel M5S che puntava su un referendum per l’uscita dell’Italia dall’Euro – dichiarare: “è necessario che l’UE parli sempre di più con una voce sola”. E in questi giorni sentiamo assumere una posizione sostanzialmente analoga da Giorgetti (qui sotto nella foto con Di Maio), numero due di quella Lega che è stata la punta di diamante degli (ex?)anti-europeisti italiani. Allora vien fatto di pensare che ancora una volta siamo in presenza di una limpida vittoria della democrazia liberale: senza di essa l’anti-europeismo di M5S e Lega avrebbe potuto soltanto incancrenirsi e incattivirsi, mentre proprio il fatto che gli sia stato consentito di esprimersi fino in fondo, con il rischio concreto di aver successo, sta conducendo i suoi sostenitori a cambiare idea, almeno sul tema specifico. Quanto agli altri temi, chi può dire che nemmeno su uno solo abbiano da dire anche loro qualche cosa che meriti di essere ascoltato?
.