Ruosina-Basati-Cerreta Sant’Antonio: un bellissimo anello di circa 400 metri di dislivello, che si presta per una gita di tre ore per chi provenga dalla bassa Versilia e può combinarsi utilmente con altri itinerari non meno belli, per chi abbia maggiori capacità atletiche
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Resoconto di un percorso effettuato in mountain bike il 31 luglio 2020 – Tutti gli altri articoli relativi a gite sulle Alpi Apuane, sul versante versiliese, garfagnino o lunigiano, sono reperibili attraverso il portale Il Gitario .
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Il punto di partenza può essere stabilito a Seravezza (m 50 slm, a 8 km dal Forte dei Marmi), e precisamente al suo splendido Palazzo Mediceo (nella foto qui a sinistra), da dove parte la strada per il Passo del Cipollaio e la Garfagnana, che nella sua parte iniziale costeggia il torrente Vezza sulla sua destra orografica. La si percorre per due chilometri e mezzo fino a Ruosina, dove si prende a sinistra la stretta strada asfaltata che sale sul fondo di una valle dall’aspetto un po’ selvaggio.
Da qui incomincia la salita verso Basati, piacevolissima sia per la pendenza modesta, sia per la protezione dal sole offerta da una vegetazione rigogliosissima, sia per la quasi totale assenza di traffico automobilistico, sia infine per le vedute sulla parete sud del Monte Altissimo (foto qui a destra), sul torrente del Giardino che ne discende e sugli antichi insediamenti manifatturieri, per lo più tuttora attivi, favoriti dall’energia prodotta dall’acqua del torrente. Tra i quali anche un bel mulino (foto qui a destra).
Arrivata alla frazione Cànsoli, la strada – dalla quale si vede la Cava di Cervaiole, che sta letteralmente mangiandosi la vetta del Picco di Falcovaia (sullo sfondo nella foto qui a sinistra) – a un tornante si lascia a destra una strada di cava sterrata (chiusa da una barriera) che offre un’altra possibilità per la mountain bike. Da qui, per chi prosegue lungo l’asfalto per Basati, la pendenza aumenta un poco, ma per il resto la strada conserva tutti i pregi già menzionati. Essa attraversa una fitta foresta di noci e castagni, per uscirne circa a quota 350 in una grande radura ridente, nel punto più alto della quale si stende il piccolo abitato di Basati.
Il paesino (foto qui sotto a sinistra) merita di essere visitato almeno per la severa facciata della chiesa di Sant’Ansano, e per un bassorilievo assai bello, raffigurante San Pietro, affisso su di una parete a fianco di essa (foto qui sotto a destra).
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Da qui gli “stradisti” proseguono solitamente per Minazzana (m 450 slm, foto qui a sinistra: bellissimo panorama sulla costa versiliese, il mare, e – ma solo nei giorni molto limpidi – all’orizzonte la Gorgona), che si raggiunge con un paio di chilometri di saliscendi, sempre su asfalto, per poi da lì chiudere l’anello scendendo a Giustagnana e a Seravezza, oppure risalire ad Azzano, antico borgo di cavatori, per poi scendere a Seravezza dalla ripida strada asfaltata che corre sulla sinistra orografica del torrente Serra, con possibilità di tuffo in diverse bellissime pozze di acqua profonda e molto limpida.
Invece i mountain bikers che intendono mettere a frutto la superiorità, fuori strada, del loro mezzo, tornano indietro di cento metri o poco più lungo la strada che li ha portati a Basati, fino a una curva dalla quale, in corrispondenza di un cippo sovrastato da una croce di ferro (m 400 circa slm, foto qui a destra), si diparte verso destra (verso sinistra per chi sale verso Basati) una mulattiera dal fondo molto liscio.
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Questa stradella, inizialmente in piano, presenta poi un breve tratto di risalita dolce, per riprendere subito a scendere sul limitare della radura, non ripidamente, perdendo circa 50 m di livello, fino a un casolare situato al confine con il bosco (foto a sinistra). Qui essa si trasforma in una mulattiera dal selciato apparentemente assai antico, costituito da grandi pietre lisce, che incomincia a scendere un poco più ripidamente, ma sempre nei limiti della “ciclabilità” per bikers esperti, ancorché attempati come l’autore di queste note, passando accanto a un suggestivo bassorilievo in marmo.
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Poco più sotto, invece, quando incomincia una serie di tornanti e la pendenza si fa un po’ più ripida, soltanto i bikers esperti e più giovani restano in sella, mentre i più attempati si acconciano a percorrere con la bici a mano qualche centinaio di metri col fondo particolarmente sconnesso.
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La mulattiera sbocca su di uno stradello dal fondo cementato molto liscio, ciclabile anche per i bikers meno forti, dall’inizio del quale si ha una bella vista su Cerreta Sant’Antonio (m 220 slm) abbarbicato attorno al suo campanile, immerso nel verde (foto a sinistra). Lo stradello conduce con due tornanti all’imbocco di una viuzza stretta che percorre tutto l’abitato, facendo angolo in un suggestivo sottopasso coperto (foto qui sotto a destra).
Si arriva così allo slargo dove le auto provenienti dal fondovalle devono essere parcheggiate. Da lì due chilometri di strada asfaltata riportano sulla strada che scende da Ruosina a Seravezza, consentendo di tornare rapidamente al punto di partenza.
Il percorso qui descritto, per un totale di circa 18 km, è stato compiuto dal sottoscritto, con la lentezza imposta dalla sua età, in due ore; poco meno di tre ore se si considera anche il tragitto dal Forte dei Marmi a Seravezza e ritorno, che porta la lunghezza complessiva a 35 km.
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Dislivello complessivo: m 400 circa
Quota massima raggiunta: m 470 s.l.m.
Lunghezza complessiva dell’anello: km 18
Percorso fuori strada (su sterrata o mulattiera): km 3
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