File spropositate, servizi a singhiozzo, la possibilità di prendere appuntamenti sospesa ad libitum dei capi-ufficio: è questo il contributo del settore pubblico alla ripresa economica del Paese?
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Lettera pervenuta il 24 giugno 2020, in riferimento alla mia presa di posizione sull’indebita qualificazione in termini di “smart working” della sospensione dal lavoro della maggior parte dei dipendenti pubblici e sui gravi ritardi delle amministrazioni pubbliche dopo la riapertura
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Buonasera, mi permetto di scrivere anche a Lei queste mie considerazioni su uffici pubblici e obiettivo rilancio, nella speranza che qualche cosa possa, finalmente, cambiare.
In questa fase dell’emergenza, con l’Italia che sta faticosamente cercando di ripartire, vengono formate task force ed assistiamo ad una iper-produzione legislativa ma nessuno si preoccupa di controllare l’operato degli uffici pubblici, uffici assolutamente necessari per molte attività ma che ancora non riescono ad assicurare neanche i servizi essenziali.
A Bologna, ad esempio, durante il lockdown l’Agenzia delle Entrate era aperta al pubblico due ore per due mattine a settimana. Ora che praticamente tutto è ripartito, è aperta tre ore per tre mattine a settimana, con file spropositate e servizi comunque a singhiozzo. La possibilità di prendere appuntamenti è stata sospesa ad libitum…
Gli uffici del Tribunale durante il lockdown sono rimasti chiusi al pubblico; ora l’attività sta riprendendo, ma molto lentamente; per autenticare una traduzione avrebbero dato appuntamento a… dicembre.
La Camera di Commercio ha sospeso la vidimazione dei libri sociali, ‘tanto ci sono i Notai che possono occuparsene’ e per il rilascio delle CNS i tempi sono estremamente rallentati.
La Conservatoria, dopo mesi di totale chiusura, ha ora aperto su appuntamento, ma il servizio è a dir poco carente e del tutto insufficiente.
Se non si riesce ad assicurare questi servizi essenziali per le attività e le imprese, è inutile che si parli di rilancio e ripartenza. Rilancio e ripartenza saranno possibili se TUTTI facciamo la nostra parte, altrimenti “andrà tutto bene” rimarrà solamente uno slogan senza significato.
Stefania Protti (Bologna)
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