Un ex allievo ed ex collega in Parlamento ricorda pezzi di vita privata e di storia del Paese che la lettura de La casa nella pineta gli ha fatto rivivere
Messaggio di Enrico Farinone (nella foto qui sotto), deputato nella XV legislatura per la Margherita e nella XVI per il PD, 27 marzo 2020 – Le altre lettere e le recensioni relative a La casa nella pineta sono facilmente raggiungibili attraverso la pagina web dedicata al libro
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Buona giornata, Pietro. Con grave ritardo ho finalmente letto e molto apprezzato La casa nella pineta. Soprattutto perché ho ripercorso molti momenti della mia vita che – essendo io più giovane di te di soli otto anni – nel libro sono stati ricordati ed anche io ho vissuto. Mi sono ritrovato diverse volte a fermare la lettura e ad andare con la mente a quello stesso anno, a quello stesso giorno (come nel caso del rapimento di Moro, giornata per te così importante per ragioni familiari) cercando di rammentare cosa stessi facendo io.
Con emozione ho letto le pagine inerenti al periodo nel quale ti conobbi per la redazione della tesi di laurea: ricordo la tua abitazione, nella quale venni un paio di volte; ricordo che avevo saputo che eri un deputato del PCI, ma senza ulteriori dettagli; ricordo il tuo consiglio conclusivo, a lavoro terminato, di prendere la Laurea in Giurisprudenza e poi specializzarmi in Diritto del Lavoro (non sarebbe stato impossibile, molti esami erano già stati fatti), consiglio che purtroppo non potei seguire perché avevo assoluto bisogno di lavorare (e avevo ancora la naia da fare). Un ricordo denso di gratitudine perché davvero mi aiutasti a scrivere un testo dignitoso (il prof. Smuraglia io lo vidi solo il giorno della discussione della tesi).
Nelle ultime pagine ho letto che lo studio legale del tuo papà aveva seguito per tanti anni la Banca Commerciale Italiana: fu in Comit che venni assunto (dicembre ’82), il mio primo impiego. E il corso neo-assunti, di tre mesi, lo feci a Genova… Altro momento di pausa nella lettura e altri ricordi. Così come quando ho letto della depressione, purtroppo. Della quale mia mamma ha sofferto per 30 anni sino – molto anziana – a morirne.
Anche la tua mancata rielezione nel 1983 mi ha ricordato la mia; contesto diverso, ma di fatto venni bocciato dalla struttura del partito: le c.d. “parlamentarie” di fine dicembre 2012 furono una autentica truffa che fra gli obiettivi aveva quello di eliminare molti dei troppi ex Popolari che erano stati messi nelle liste PD del 2008. A cominciare da quelli che avevano apertamente contestato la “Ditta” perché immaginavano un PD che fosse davvero un partito certo erede delle antiche tradizioni ma al tempo stesso assolutamente nuovo. Non venni così protetto a livello nazionale dai miei amici (Franceschini, Letta…) mentre in quello locale (Brianza, dove risiedo da 20 anni) venni facilmente fatto fuori dalla struttura funzionariale dei DS (Martina, ecc.) assolutamente prevalente in termini di iscritti-votanti. Ma mentre la sconfitta alle Regionali 2000 (quelle stra-perse da Martinazzoli contro Formigoni), causata da una faida interna al PPI, fu per me una fortuna (scatto di carriera e di stipendio in Azienda: ho sempre fatto politica per passione ideale e ho sempre tenuta ben distinta la mia attività professionale, dirigente industriale nel settore HR, da quella politica), questa di fine 2012 la presi molto male sia politicamente sia umanamente. E di fatto la mia partecipazione politica attiva è molto diminuita perché il PD, al quale sono comunque rimasto iscritto e che pure avevo così intensamente sostenuto nella sua fase embrionale e per tutto il periodo propedeutico ad esso, quello dell’Ulivo, si è risolto nella più grande delusione della mia vita. Sono rimasto attivo e “in giro” grazie a tre libri che ho scritto sui temi europei e non certo per incarichi di partito.
Ho partecipato con intensità a tutto il racconto della tua drammatica convivenza con il terrorismo brigatista. Durante gli anni in cui ero parlamentare e a volte ti avevo incrociato in qualche iniziativa sul territorio, o anche in aeroporto, e vedevo la scorta, andavo fiero nel dire ai miei amici e ai colleghi che “col professor Ichino ho fatto la tesi di laurea”. Terrorismo che ho vissuto da vicino negli anni settanta a Sesto San Giovanni (dove sono cresciuto e ho vissuto fin quando mi sono sposato, ne sono stato anche consigliere comunale). La mattina durante la quale la colonna Walter Alasia uccise i poliziotti a Sesto io ero da solo nella sede della DC a preparare un volantino… Sergio Segio di Prima Linea abitava vicino a casa mia prima di sparire nella clandestinità e certo sapeva chi fossi perché ero divenuto assai noto negli ambienti della sinistra extraparlamentare locale in quanto eletto nel Consiglio di Istituto del Liceo come “giovane DC” con una valanga di voti. Quelli di Avanguardia Operaia mi chiamavano “Farinacci” e anni dopo un mio compagno di classe, ex AO e per sua stessa ammissione arrivato “molto vicino” all’arruolamento nelle BR mi disse che qualcuno dell’ITIS (Istituto molto più radicale del Liceo) me l’aveva giurata… Poi mi è andata bene, tranne una lettera minatoria che portai alla DIGOS, anni più tardi. Proprio quei ricordi mi hanno sempre fatto essere molto simpatetico con te anche se non ci eravamo più visti. Sino alla campagna elettorale del 2008.
Non sapevo ovviamente di quanta e quale ricchezza umana e intellettuale sei stato circondato grazie ad una famiglia così straordinaria. Né della profonda fede religiosa, che pure io nutro. Non ho avuto la possibilità di conoscere a fondo uomini di fede quali don Milani (fra i politici sì, dal mio concittadino sestese Giovanni Bianchi al mio “papà politico” sen. Luigi Granelli) però resta vivo in me il ricordo di un solo incontro, ma profondissimo, con il prof. Lazzati, in Rettorato alla Cattolica, nel 1983.
Mi fermo, sono stato troppo lungo e me ne scuso. Era solo per dirti del mio vero apprezzamento per La casa nella pineta. Ora, però, quando finalmente l’incubo che stiamo vivendo sarà concluso ci terrei davvero a poterti incontrare e ad avere una dedica sul libro. Io porterò il mio ultimo, un saggio sul discorso di Moro al Congresso DC di Napoli del 1962, quello che aprì al centro-sinistra. Lo sto regalando ai miei amici come ricordo del mio impegno politico.
Ormai comincio anch’io a tirare un po’ di linee in fondo alle pagine, sperando di poterne scrivere ancora qualcuna sufficientemente interessante in questo grande libro che è la vita. Con stima profonda.
Enrico