SE MUOIONO LE AZIENDE, NON CI SARÀ PIÙ NÉ SALUTE NÉ SICUREZZA SOCIALE

Anche il rischio di estinzione delle imprese deve essere ridotto al minimo, perché senza le imprese non saremo in grado né di proteggere la salute, né di garantire la sicurezza sociale


Dichiarazione rilasciata all’Agenzia di stampa
Adn Kronos il 23 marzo 2020 – Sulla crisi determinata dalla pandemia v. anche la serie di editoriali telegrafici raggiungibili dall’ultimo, Perché non ne può venire uno capace di sterminarci tutti
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“Bloccare il contagio è un obiettivo prioritario. Tenere in vita il nostro tessuto produttivo durante questo periodo di letargo forzato lo è altrettanto. Perché se fra qualche settimana o mese ci troveremo ad aver debellato il virus, ma a non avere il necessario per mangiare, per curarci, per scaldarci, per vestirci, per far andare le nostre macchine, la nostra salute correrà rischi non minori, per qualità e quantità, di quelli che avremo sventato bloccando l’epidemia. Rischi, soprattutto, per la salute dei più poveri, dei più deboli”. Pietro Ichino, professore di diritto del lavoro all’università degli Studi di Milano, coglie in pieno il dilemma di un’emergenza sanitaria – quella del coronavirus – che inevitabilmente ha riflessi sull’economia, a breve e lungo termine.

“Non ne sembrano del tutto consapevoli i politici e i sindacalisti che rivendicano la chiusura generalizzata delle aziende ‘non indispensabili’, senza se e senza ma. Sono davvero pochi i beni e servizi considerati non indispensabili che non siano necessari per la produzione di quelli considerati indispensabili. Chiudere un’azienda significa per lo più farne chiudere anche altre; ma se chiuderle è relativamente facile, poi lo sarà molto meno riaprirle, rimettere in modo il complesso meccanismo delle loro interdipendenze”, spiega il giuslavorista.​

“Mai come in questo momento drammatico l’interesse dei lavoratori coincide con quello delle imprese: è l’interesse comune a ridurre al minimo ragionevolmente possibile il rischio del contagio, ma è al contempo l’interesse comune a ridurre al minimo ragionevolmente possibile il rischio che, superata la crisi, il lavoro non possa riprendere. Anche il rischio di morte delle imprese deve essere ridotto al minimo, perché senza le imprese imprese non saremo in grado né di proteggere la salute, né di garantire la sicurezza sociale”, conclude Pietro Ichino.

 

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