Ognuno di noi – dall’ingegnere aeronautico al muratore, dal filosofo allo spazzino –, per quanto ricco, se dovesse restare stabilmente isolato dagli altri, tornerebbe alla condizione dei nostri antenati: cacciatori e raccoglitori di bacche
Primo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 518, 22 marzo 2020 – Gli editoriali precedenti dedicati agli insegnamenti della grande epidemia da coronavirus sono Quando il virus si rivela più efficace dei terroristi, del 24 febbraio 2020, e Anticorpi nuovi per la ricostruzione (e non solo contro il coronavirus), del 9 marzo – V. anche il secondo editoriale telegrafico, Per non tornare all’economia curtense .
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Il rischio del contagio ci costringe a isolarci gli uni dagli altri; e quanto più siamo isolati, tanto più ci rendiamo conto di essere tutti improvvisamente impoveriti. Non solo sul piano esistenziale: intendo qui impoveriti proprio sul piano economico, e anche se abbiamo dei soldi al sicuro in banca. Avere dei soldi non serve a nulla se nei dintorni non c’è qualcuno che vende i beni o i servizi che ci servono e non si può andare a cercarli altrove. In questa straordinaria avventura capitataci tra capo e collo siamo colpiti da questa osservazione: nonostante l’immenso patrimonio scientifico e tecnologico di cui disponiamo, se la condizione di isolamento di questi giorni diventasse permanente – disgrazia per fortuna improbabilissima – esaurite le scorte regrediremmo nel giro di poco tempo allo stadio in cui l’umanità si trovava diecimila anni fa. Se non c’è la possibilità di cooperare con gli altri, ed è quindi impossibile a ciascuno di mettere a frutto la propria specializzazione produttiva, per sopravvivere ciascuno di noi – dall’ingegnere aeronautico al muratore, dal filosofo allo spazzino –, per quanto ricco e colto, dovrebbe tornare alla condizione dei nostri antenati del paleolitico: cacciatore e raccoglitore di bacche e radici. L’intero enorme deposito di monete d’oro di Paperone vale meno di un bicchier d’acqua, se intorno non c’è un mondo dove sia possibile scambiare quelle monete con qualche cosa di utile prodotto da qualcun altro. Insomma, nessuno può essere ricco, e neppure soltanto cavarsela bene, da solo. La nostra ricchezza, tanta o poca che sia, sta sempre tutta, ma proprio tutta, nel nostro appartenere a una società civile solidale, aperta e ben ordinata, senza compartimenti stagni; e nel nostro saper fare affidamento gli uni sul maggior numero possibile di altri.
Sarà opportuno ricordarcelo, quando la battaglia contro il Covid-19 sarà vinta e quella società civile aperta e solidale dovremo ricostruirla da cima a fondo, o quasi.