LA STRANA VITA DI PEDROLI: UN RACCONTO BELLISSIMO, AVVINCENTE

“[…] Pagine che attraggono così tanto, che in una giornata si arriva all’ultima parola, con la voglia di riprenderne daccapo la lettura […]”

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Recensione a cura di Franco Presicci del libro Il segreto del Naviglio Grande, pubblicata il 12 febbraio 2020 sul sito Minerva News, organo organo di divulgazione dell’associazione Minerva, Università del tempo libero e del sapere di Crispiano (Taranto) – Tutte le altre recensioni dello stesso libro sono facilmente raggiungibili dalla pagina web a esso dedicata
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Bello, bellissimo, avvincente il racconto che Pietro Ichino fa della vita e dell’arte di Gigi Pedroli, nel libro Il Segreto del Naviglio Grande, edito da Tralerighe. Pagine che attraggono così tanto, che in una giornata si arriva all’ultima parola, con la voglia di riprenderne daccapo la lettura. Ichino, avvocato giuslavorista, docente alla Statale di Diritto del Lavoro, dieci anni alla Camera del Lavoro, già editorialista del “Corriere della Sera” e deputato e senatore, ha ripercorso tutti i passi, i momenti di Gigi: la sua nascita, il nido in cui è nato e vissuto, l’incontro con la bellissima Gabriella, gli amici, l’attività di cantautore e di grande acquafortista…

Non c’è niente che non abbia esplorato dell’itinerario dell’artista, gigante con il cappello a falde larghe, intanato nel suo Centro dell’Incisione sul Naviglio Grande e nel suo studio alla Fornace Curti, in via Walter Tobagi (non lontano dalla chiesa di Santa Rita, dove il capo della Mobile Paolo Zamparelli portò gli investigatori a messa dopo la cattura dei banditi della rapina di via Osoppo, nel ’58). Al sacrario della Fornace i Gigi, che ha un ingresso anche da via Gattamelata, si arriva salendo scale fiancheggiate da altane ricche di vasi, cotti, mascheroni, stemmi, modanature dell’antica nobiltà milanese, che Alberto, titolare del luogo, discendente della dinastia dei Curti, che dal 1400 circa, pur cambiando più volte sede, è rimasta sempre nella zona Ticinese, tiene in ordine con passione.

È la vecchia Milano che affascina questo grande artista, che è Gigi Pedroli, quasi da sempre sull’alzaia del corso d’acqua caro ad Alfonso Gatto, a Gaetano Afeltra, a Carlo Castellaneta, a Empio Malara (anni e anni trascorsi nella difesa dei navigli), a tanti altri, tra cui Roberta Cordani, che a questo canale ha dedicato un manifesto d’amore. Già l’inizio del “Segreto” ha un’aria da fiaba, che tra l’altro emoziona: “Nel cortile che separa le palazzine a tre piani della cooperativa dei tranvieri un gruppetto di bambini gioca a rincorrersi sotto l’occhio vigile della portinaia. Passa una donna che rientra dalla spesa e accarezza sulla testa uno dei bimbi dicendo con una vena di tristezza: ‘Por Gigino’”, che ha perso il padre e la madre appena nato ed è stato affidato da una balia, il cui ricordo è ancora vivo, come tanti altri, nel ragazzo diventato uomo, simpatico e stimato. Gigi le ha guadate tutte le “epoche” di Milano, dagli anni 20, e le ha snocciolate con limpidezza a un Ichino attento, paziente, scrupoloso.

“Il giro del mondo” – Gigi Pedroli, acquaforte

Pedroli si è confessato e Ichino ha annotato, assimilato. Non ci sono incertezze, angoli annebbiati dal tempo, in penombra nella memoria di Gigi: archivio che si lascia aprire volentieri: la guerra con le corse al rifugio; gli urli sinistri della sirena (una notte una bomba cadde a pochi metri di distanza dalle case dei tranvieri di via Gran San Bernardo, dove i Pedroli abitavano, e fece un fracasso che terrorizzò tutti e mise a dura prova i timpani); il fascismo; il ricovero in ospedale, il lavoro, il “rendez-vous” con Gabriella, conquista definitiva, le opere costruite insieme mattone su mattone, l’istinto creativo di Gigi, stimolato, incoraggiato da questa sua donna ideale, cortese, sorriso dolce, che gli sta sempre accanto, collaborando in tutto quello che lui fa anche nel Centro dell’Incisione. “Ricordo i tempi dell’immigrazione, con tanti meridionali che venivano ad alloggiare qui sul Ticinello, portando con sé fame e superstizioni, ma anche un gran desiderio di lavorare in una Milano che accoglie con il cuore in mano”, mi disse una sera in cui, presente anche il professor Lauria, docente alla facoltà di veterinaria all’università, Roberta Cordani, davanti a un pubblico numeroso e colto, illustrava un libro della Celip, curato come tanti altri da lei.

Gigi è un uomo amabile, socievole, cordiale, premuroso anche nel rispolverare il suo passato. Il nonno Luigi era di Arona e faceva il fuochista su un battello di linea che solcava il Lago Maggiore, portando i turisti stranieri ad ammirare le bellezze del paesaggio circostante. Ichino riferisce con il suo stile agile, brillante, godibile ogni dettaglio: le famiglie paterna e materna, gli zii e poi la scuola alla “Rinnovata”, dove il ragazzino, iscritto dai nonni, nel ’38, imparò anche il giardinaggio e l’allevamento delle mucche… Nell’autunno del ’45 la zia Piera gli trovò un collegio, il “Don Guanella”, di Gassago Brianza”, cove Gigi frequentò la prima classe del commerciale. L’anno dopo eccolo al “Don Guanella” di via Mac Mahon, a Milano, per gli altri due anni della scuola commerciale, “più una ‘quarta’ e un anno integrativo per entrare al liceo”. Intanto il ragazzo studiava il pianoforte. In seguito gli zii lo reclutarono come apprendista nella loro officina meccanica.

Pedroli – Quater pass in Galeria (Acquaforte)

Ma non era quello il lavoro per Gigi, nato artista e destinato ad imporsi. Un brutto giorno fu aggredito dalla febbre e dalla tosse e gli si aprirono le porte dell’ospedale di Sondalo. Anche lì Gigi si fece amare da tutti e scoprì che la struttura aveva una biblioteca ricchissima e una sala con il pianoforte, che poteva suonare quando voleva, con rispetto delle precedenze; e un’altra sala in cui poteva disegnare e dipingere. E lui prese la palla al balzo: disegnava, dipingeva, suonava. Aveva ottimi rapporti con gli altri degenti, con i medici che lo curavano, con gli infermieri. Ha un bel carattere, un’ironia garbata, è buono. Pietro Ichino ha fatto un’abbondante mietitura. Ed ecco il suo raccolto in questo suo libro, allettante per la sua eleganza nella copertina con un Naviglio di Gigi e per lo stile agile, espressivo, lucido, esemplare. Torno alla narrazione. Nel ’55 Gigi entra nell’agone della pubblicità, dove impara l’arte della serigrafia, mentre la sera con un collega va a Brera, al bar Jamaica, al Bar dell’Angolo, alla latteria delle pie sorelle Pirovini, con la quale, nel dopoguerra, il pittore Ibrahim Kodra aveva avuto un conto chilometrico da saldare, pare poi barattato con la conversione al cristianesimo (forse era una delle tante leggende che avvolgevano il nome di questo artista eminente, affabile e magnanimo). Poi Gigi acquista a rate un pianoforte usato; incontra Gabriella, dalla bellezza fulminante, che dopo l’ufficio aspetta con lui alla fermata il tram numero 12 per rientrare a casa. Si sposano, il 6 aprile del ’59 nella chiesa della Barona. Matrimonio felice, un sentimento forte, alla base di ogni impresa, compreso il Centro dell’Incisione, che ha una facciata completamente occupata dalla vite americana. Tra un’iniziativa e l’altra, nasce il primo figlio. Gigi cambia azienda, continua ad usare la tavolozza, vende i suoi quadri, sceglie come modella di alcune opere la moglie, che è la sua dea ispiratrice.

Compone le sue canzoni, che interpreta per gli amici riuniti il giovedì al Centro; acquisisce l’arte dell’acquaforte; con i suoi brani si esibisce al Derby con successo, poi in altri locali; incontra Alda Merini; ha ottimi rapporti con Graziana Martin, titolare con il fratello Paolo del grande negozio di abbigliamento militare e janseria, e con tutta la gente del Naviglio; fa parte del direttivo della Libera Associazione Milanese Operatori del Naviglio Grande, partecipa alle proteste per la tutela del corso d’acqua, i cui fianchi, l’alzaia e la ripa, prendono ad attirare giovani provenienti da ogni parte della città. Nascono le iniziative che catturano gente, mentre la zona cambia fisionomia. Intanto Gigi Pedroli crea le sue immagini fantastiche, figure che volano e danzano nello spazio, la Galleria Vittorio Emanuele affollata di personaggi trasfigurati, il naviglio frequentato da figure surreali. Figure geniali, come la donna in bicicletta che potrebbe far pensare a un’ameba su una ruota, ma così suggestiva da invogliare a tenerla appesa a una parete di casa. Gigi modella anche l’argilla, l’accarezza, la materia, la plasma, la incide, per farne vasi, piatti e altro. Infaticabile, sempre disposto ad ampliare il suo modo, a fare esperienze nuove.

La Fornace Curti

È uomo dalle mani d’oro, dall’ispirazione feconda, dall’ingegno eclettico. Gli ho parlato tante volte, alla Fornace Curti, in via Tobagi, e al Centro dell’Incisione, sul Naviglio, dove sta quasi da una vita; l’ho intervistato; ho assistito a qualche sua serata, cui cantava le sue composizioni accompagnandosi con la chitarra e a qualcuna di quelle organizzate alla Fornace dal pittore Sarik (Riccardo Saladin, approdato qui da Genova); l’ho sentito intonare il brano “Navili in seca”, degli anni 80; eppure non conoscevo la sua storia, che Pietro Ichino ha descritto anche nei dettagli in questo libro meraviglioso, dal titolo accattivante. Come fosse un romanzo. Qual è il segreto del Naviglio Grande? Questo canale che prende nutrimento dal Ticino per terminare la sua corsa nella darsena. Il suo fascino, i suoi giochi di luce, i brividi dell’acqua, le case di ringhiera invase dai fiori, i ristoranti, le chiese, i ponti, che sedussero pittori come Filippo De Pisis e i vedutisti dell’Ottocento. Navigli! Un sogno. Amati da Giuseppe Marotta, napoletano trasmigrato a Milano (“Mal di Galleria”, “A Milano non fa freddo”)… ; e da Stendhal. Il Naviglio Grande, Ticinello, ritratto dal grande fotografo veneziano Fulvio Roiter; delineato dallo storico Guido Lopez (“Navigliando”…). Il Naviglio trasognato da Gigi Pedroli, da tutti amato, cittadini e forestieri. Sulle sue rive i visitatori ristorano lo spirito, bevono serenità e pace, godono di uno scenario insuperabile.

Ah, il sottotitolo del libro di Ichino è “Gigi Pedroli, una storia milanese”. È anche La storia del Naviglio Grande, che l’autore offre al lettore con la propria prosa che scorre come l’acqua di un ruscello. Bello, bellissimo libro. Leggendolo, si compie un viaggio nel tempo in compagnia di un artista che ti entra subito nel cuore.

 

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