Il Regno Unito finirà coll’essere costretto a pattuire con la UE vincoli non molto diversi da quelli da cui si è illuso di sciogliersi il 31 gennaio; e sarà un bene per tutti
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Editoriale telegrafico per la Nwsl n. 515, 10 febbraio 2020 – In argomento v. anche la rassegna Brexit: tre anni vissuti pericolosamente, e l’editoriale telegrafico del 3 gennaio Vent’anni di storia del mondo in 2020 battute, .
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A ben vedere, Boris Johnson si propone di fare con la UE qualche cosa di analogo a quanto Donald Trump sta cercando di fare nei confronti della NATO, dell’UNESCO e soprattutto del WTO, l’organizzazione che governa il commercio sul piano mondiale: svincolarsi dalla soggezione all’ordinamento sovranazionale e recuperare la libertà d’azione, aprire una nuova stagione di accordi bilaterali con gli altri Paesi, con l’obiettivo di spuntare risultati più vantaggiosi nel braccio di ferro con ciascun singolo interlocutore. Johnson spera, in particolare, di trarre vantaggio dal fatto di poter giocare liberamente su più tavoli nello stesso tempo: quello europeo, quello transatlantico, quello con i Paesi del Commonwealth e in particolare con l’India. Forse, però, sottovaluta due dettagli non secondari. Primo: l’UK non ha le dimensioni né la forza degli USA. Tanto meno le avrà un Regno Unito indebolito dalle forti tensioni secessionistiche che già incominciano a manifestarsi in Scozia e in Ulster, proprio in conseguenza della Brexit. Secondo: l’economia USA non è integrata con quella di altre grandi aree economiche allo stesso grado a cui l’economia britannica lo è con quella dell’area UE. La realtà è che l’UK non può fare a meno di restare dentro il mercato unico europeo; ma questo implica l’impegno a rispettare un gran numero di regole – commerciali, sanitarie, tecniche, amministrative, finanziarie, di libera circolazione anche delle persone – sulle quali, certo, la UE non farà sconti all’ex-Paese membro; e implica l’assoggettamento a una giurisdizione, sull’applicazione di quelle regole, che l’UE esigerà sia esercitata dalla Corte di Giustizia Europea.
Così il biondo neo-premier britannico, alla guida di un Paese che rischia di pesare meno di un decimo rispetto al suo interlocutore principale, finirà coll’essere costretto a sottostare a vincoli non molto diversi da quelli da cui si è illuso di sciogliersi il 31 gennaio. La Brexit sarà molto meno Brexit di quello che appare. E sarà un bene per tutti.