[…] Bisogna superare la nostra storia. Se non riusciremo a superarla bisogna sapere che una regola si imporrà, signore e signori: il nazionalismo è la guerra. La guerra non è solamente il nostro passato, può anche essere il nostro futuro […]
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Video, trascrizione e traduzione in italiano della parte finale del discorso tenuto da François Mitterrand, presidente della Francia, al Parlamento Europeo il 17 gennaio 1995, in occasione dell’apertura del semestre di presidenza francese dell’Unione – In argomento v. anche Perché è necessario costruire una sovranità europea: ivi i link ad altri documenti sullo stesso tema – Per chi voglia sperimentare una emozione difficilmente ripetibile, suggerisco di far seguire all’ascolto delle parole di François Mitterrand l’ascolto di quelle pronunciate da Liliana Segre, una delle pochissime persone sopravvissute ad Auschwitz ancora in vita, il 29 gennaio 2020 davanti allo stesso Parlamento Europeo.
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LA TRASCRIZIONE DEL DISCORSO IN FRANCESE
Je vous remercie pour la patience et l’attention avec lesquelles vous avez bien voulu m’écouter. Et je terminerai par quelques mots qui seront plus personnels. Il se trouve que les hasards de la vie ont voulu que je naisse pendant la Première Guerre mondiale et que je fasse la Seconde. J’ai donc vécu mon enfance dans l’ambiance de familles déchirées, qui toutes, pleuraient des morts et qui entretenaient une rancune et puis parfois une haine contre l’ennemi de la veille, l’ennemi traditionnel. Mais, Mesdames et Messieurs, nous avons, nous en avons changé de siècle en siècle, les traditions ont changé toujours. J’ai déjà eu l’occasion de vous dire que la France a, avait combattu tous les pays d’Europe, je crois, à l’exception du Danemark. On se demande pourquoi ?
Mais ma génération achève son cours, ce sont ses derniers actes. C’est l’un de mes derniers actes publics. Il faut donc absolument transmettre. Vous avez, vous-mêmes, vous êtes nombreux à garder l’enseignement de vos pères, à avoir éprouvé les blessures de vos pays, à avoir connu le chagrin, la douleur des séparations, la présence de la mort tout simplement par l’inimitié des hommes d’Europe entre eux. Il faut transmettre, non pas cette haine mais au contraire, la chance des réconciliations que nous devons, il faut le dire, à ceux qui, dès 1944, 1945, eux-mêmes ensanglantés, déchirés dans leur vie personnelle, le plus souvent, ont eu l’audace de concevoir ce que pourrait être un avenir plus radieux qui serait fondé sur la réconciliation et sur la paix. C’est ce que nous avons fait. Alors…
Je n’ai pas acquis ma propre conviction comme ça, par hasard, je ne l’ai pas acquise dans les, dans les camps allemands où j’étais prisonnier, ou dans un pays qui était lui-même occupé comme beaucoup d’entre vous. Mais je me souviens que dans une famille où l’on pratiquait des vertus d’humanité et de bienveillance, tout de même, lorsqu’on parlait des Allemands, on en parlait avec animosité. Et je me suis rendu compte lorsque j’étais prisonnier de guerre, évadé, c’est-à-dire en état de m’évader, en cours d’évasion, j’ai rencontré des Allemands et puis j’ai vécu quelques temps en Bade-Wurtemberg dans une prison. Et les gens qui étaient là, les Allemands avec lesquels je parlais, je me suis aperçu qu’ils aimaient mieux la France que nous n’aimions l’Allemagne. Je dis cela sans vouloir accabler mon pays qui n’est pas le plus nationaliste, loin de là, mais pour vous faire comprendre que chacun a vu le monde de l’endroit où il se trouvait. Et ce point de vue était généralement déformant. Il faut vaincre ces préjugés, ce que je vous demande là est presque impossible car il faut vaincre notre histoire et pourtant, si on ne la vainc pas, il faut savoir qu’une règle s’imposera, Mesdames et Messieurs. Le nationalisme c’est la guerre !
La guerre, ce n’est pas seulement le passé, cela peut être notre avenir. Et c’est nous, c’est vous, Mesdames et Messieurs les députés, qui êtes désormais les gardiens de notre paix, de notre sécurité et de cet avenir, merci.
LA TRADUZIONE IN ITALIANO
[…] Vi ringrazio della pazienza e dell’attenzione con le quali avete voluto ascoltarmi. E terminerò con qualche osservazione che sarà più personale. Uno scherzo del destino ha voluto che io nascessi durante la Prima guerra mondiale e che io facessi la Seconda guerra mondiale. Ho vissuto dunque la mia infanzia in un contesto di famiglie lacerate, che piangevano i loro morti, che coltivavano un rancore e a volte un vero e proprio odio verso il nemico di ieri, verso il nemico tradizionale. Ma, signore e signori, noi siamo cambiati di secolo in secolo, le tradizioni sono in costante cambiamento… quello che voglio dirvi è che la Francia ha combattuto tutti i paesi d’Europa, eccetto la Danimarca… e ci si chiede il perché.
(riso e applausi)
La mia generazione ha fatto il suo corso, questi sono i suoi ultimi atti, questo è uno dei miei ultimi discorsi pubblici. Bisogna dunque assolutamente trasmettere ai posteri il nostro messaggio. Voi stessi, del resto, avrete conservato l’insegnamento dei vostri padri, avrete potuto prendere coscienza delle ferite del vostro paese. La tristezza, il dolore per il distacco da coloro che non ci sono più. La presenza della morte. Tutto ciò solo a causa dell’inimicizia che correva tra i popoli europei. Bisogna trasmettere, non questo odio, ma al contrario l’opportunità di riconciliazione che noi dobbiamo a tutti coloro che dal 1944-45, loro stessi feriti, dilaniati nella loro vita personale, hanno avuto l’audacia di concepire quello che può essere un futuro più radioso fondato sulla riconciliazione e sulla pace.
(applausi)
È questo che noi abbiamo fatto. Non ho maturato questa convinzione per caso. Non l’ho maturata nei campi tedeschi, dove ero prigioniero. O in un paese che era lui stesso occupato, come lo erano molti dei vostri. Ma mi ricordo che, pur venendo da una famiglia che coltivava alcune virtù, di umanità e benevolenza, tuttavia quando si parlava dei tedeschi, se ne parlava con animosità. Me ne sono reso conto, quando ero prigioniero di guerra, cercavo di evadere e ho incontrato dei tedeschi e ho vissuto qualche tempo in Baden Wurtemberg, in una prigione. E parlando con i tedeschi che erano lì, mi sono convinto che noi amavamo la Francia come loro amavano la Germania. Vi dico questo per far comprendere che ognuno ha visto il mondo dal proprio punto di vista e quel punto di vista era generalmente deformante.
Bisogna vincere i propri pregiudizi, quello che vi domando è quasi impossibile, poiché bisogna superare la nostra storia. Se non riusciremo a superarla bisogna sapere che una regola si imporrà, signore e signori: il nazionalismo è la guerra.
(applausi vivissimi)
La guerra non è solamente il nostro passato, può anche essere il nostro futuro. E siamo noi, siete voi deputati che siete ormai i guardiani della nostra pace, della nostra sicurezza, del nostro futuro. Grazie.
(applausi prolungati)
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