I NOSTRI MORTI

Nell’attenzione sempre manifestata da Giuseppe Pera per le sepolture di coloro che ci hanno preceduto si esprimeva la percezione di un legame con essi che la morte non distrugge, che il tempo non travolge ma talvolta addirittura rafforza – Qui il ricordo del suo omaggio alle tombe dei fratelli Rosselli, di Ernesto Rossi e di Gaetano Salvemini

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Brano estratto, in occasione del Giorno dei Defunti 2019, da
A colloquio con Giuseppe Pera. Il rapporto tra il maestro e i suoi allievi, intervento svolto da Vincenzo Antonio Poso al convegno per il decennale della morte di Giuseppe Pera, nostro comune maestro, 6 ottobre 2017 – Di quel convegno è disponibile su questo sito anche il mio intervento, I vent’anni di Giuseppe Pera alla direzione della Rivista Italiana di Diritto del LavoroIn argomento meritano di essere riportate alcune righe di una pagina molto intensa de La bella degli specchi (Mondadori, 1976), nella quale Mario Tobino racconta del suo amico Giuseppe Pera:
“[…] ogni settimana – mi aveva confidato – andava al cimitero, davanti alla tomba di sua madre.
– Le parli?
– Sì.
– Che le dici?
– Tutto. […]”
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Il cimitero di Trespiano, nei pressi di Firenze

[…] Circa venticinque anni fa, ritornando da una gita con l’indimenticabile Augusto Mancini (Mancini il giovane) e alcuni amici e allievi, arrivati sulla Via Bolognese, il nostro Professore Giuseppe Pera chiese di fermarsi, appena possibile, nelle vicinanze del Cimitero Monumentale di Trespiano, per fare visita ai nostri Morti. Lì per lì restammo ammutoliti, e tutti pensammo che in quel cimitero, austero, fossero seppelliti alcuni parenti del Professore. L’unico che pronunciò parola fu il suo amico Gughi Mancini “Perché, Beppe, chi hai sepolto qui?”. Pera non rispose e con passo svelto ci condusse nel riquadro a destra dell’ingresso. In un prato vi erano le tombe, semplici e disadorne, dei Fratelli Carlo e Nello Rosselli, di Ernesto Rossi e del loro grande Maestro Gaetano Salvemini. La tomba di Gaetano Salvemini riporta il simbolo della “spada di fiamma”, emblema di GL e l’epitaffio scritto da Piero Calamandrei “GIUSTIZIA e LIBERTA’ per questo morirono, per questo vivono”. Fu un momento di grande commozione, ripetuta, anche, durante la visita della tomba, isolata, di Piero Calamandrei , sempre a Trespiano, in alto.

Il Professore, rimproverando Gughi Mancini, ci raccontò che dopo la morte avvenuta a Sorrento nel 1957, Gaetano Salvemini fu sepolto a Molfetta,in provincia di Bari, dove era nato, ma in esecuzione delle sue disposizioni testamentarie le sue spoglie furono trasferite, con un solenne funerale organizzato anche dal grande Augusto Mancini (grecista insigne e parlamentare repubblicano e antifascita lucchese, prima e dopo la Resistenza, nonno di Gughi) a Firenze, nel Cimitero Monumentale di Trespiano, per ricongiungersi, non solo idealmente, con i suoi allievi.

In quel prato, che da allora si chiama “Prato d’Onore”, sono seppelliti i Nostri Morti.
[…]

 

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