Dispiace che se ne diminuisca il numero senza diminuire quello delle Camere cui spetta dare la fiducia al Governo; però le denunce di questa come una “ferita inferta alla Costituzione” sono davvero fuori luogo
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Secondo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 508, 9 ottobre 2019 – In argomento v. anche Si riapra il discorso sulla riforma costituzionale.
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Della diminuzione del numero dei parlamentari decisa definitivamente oggi dal Parlamento dispiace il movente originario: era una proposta del M5S ispirata principalmente da svalutazione del ruolo del Parlamento e del metodo stesso della democrazia rappresentativa. Ancor più dispiace che si sia scelto di diminuire il numero dei parlamentari senza modificare corrispondentemente la rappresentanza delle Regioni nell’elezione del Capo dello Stato, e soprattutto senza diminuire il numero delle Camere cui spetta dare la fiducia al Governo: quella sì era la riforma necessaria. Però gli alti lai che da tutte le parti si levano in questi giorni contro la riduzione dei deputati a 400 e dei senatori a 200, le denunce di questa come una “ferita inferta alla Costituzione”, le preoccupazioni per il rischio di strangolamento delle minoranze, mi sembrano francamente eccessive. Se nel Parlamento nazionale degli Stati Uniti d’America siedono 450 deputati e 100 senatori, perché mai da noi, Paese grande un sesto rispetto a quello, numeri analoghi dovrebbero essere considerati insufficienti per una compiuta rappresentanza della volontà popolare? Quando, settant’anni or sono, il Costituente fissò in 630 e 315 il numero di deputati e senatori le Regioni non erano ancora costituite; ma oggi lo sono, e ciascuna ha il suo parlamentino, nel quale trovano voce sul piano legislativo anche le istanze minoritarie più legate a interessi locali. Se dunque la riforma costituzionale di oggi – parziale sì, ma non in sé pericolosa né irragionevole – è il prezzo politico che il Pd si è impegnato a pagare al M5S per evitare lo scioglimento del Parlamento e per sventare il rischio gravissimo della presa del potere da parte di una destra guidata da Salvini, che senso ha questo pianto greco delle “vestali della democrazia oltraggiata” che riempie le pagine di tutti i quotidiani più autorevoli?
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