SIANO I CRISTIANI A RIVENDICARE LA RIMOZIONE DEI CROCEFISSI DALLE AULE

Fossi in Papa Francesco, lancerei un appello forte contro l’inflazione dell’immagine del supplizio di Gesù: vedo in essa un vero e proprio peccato contro il secondo comandamento

Primo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 507, 7 ottobre 2019 – In argomento v. pure Anche Giovanni Bachelet invita la Chiesa a rinunciare al crocefisso nelle aule .
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Quello della croce è uno dei supplizi più orrendi che si possono infliggere a una persona, rivoltante nella sua crudeltà. Per i cristiani l’enormità del sacrificio cui Gesù si è offerto, che la loro Chiesa rivive ogni anno nella passione del venerdì di Pasqua, è il segno tangibile della potenza di un messaggio straordinario di fraternità; ma proprio questo è il motivo per cui quel sacrificio non può essere banalizzato. Invece, il riprodurre dovunque l’immagine di quel supplizio atroce, nelle aule scolastiche come nelle corsie di ospedale, nei ciondoli appesi al collo come sui comodini accanto al giaciglio, ha proprio l’effetto di banalizzarlo, di edulcorarlo e così deprivarlo del suo significato profondamente drammatico. Quando a qualcuno quell’immagine viene somministrata in tutte le salse, posta per ore ogni giorno davanti agli occhi fin dalla più tenera età negli asili e poi nelle scuole di ogni ordine e grado, essa non può non perdere il proprio contenuto sconvolgente originario. Fossi in Papa Francesco, lancerei un appello forte contro questa inflazione blasfema dell’immagine del crocefisso, che col rappresentare invano il volto di Dio in terra costituisce un vero e proprio peccato contro il secondo comandamento. Non le istituzioni pubbliche, non gli atei, non i laicisti dovrebbero essere in prima fila nel rivendicare la rimozione dei crocefissi dai luoghi pubblici, ma coloro che conoscono e coltivano come un’eredità preziosa il significato dell’evento che quelle raffigurazioni rappresentano.

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