Un itinerario sul marmo bianco delle Apuane, attraverso un valico tra Versilia e Garfagnana che passa sotto un grande arco naturale e percorre una cresta affilata, per scendere a un luogo carico di storia
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Descrizione della salita da Cardoso (frazione di Stazzema) al Monte Forato, con traversata alla Foce di Valli e discesa per la via di Collemezzana, 5 agosto 2019 – Il Gitario è una rubrica di mountain bike e trekking sulle Alpi Apuane e dintorni – Gli articoli precedenti della rubrica sono reperibili nell’Archivio dei miei scritti, sezione Articoli, mediante la funzione “cerca”, utilizzando le parole-chiave Gitario (per tutti gli articoli), Garfagnana (per i soli articoli relativi ai percorsi sul versante garfagnino), Versilia (per quelli relativi al versante marino), oppure Apuane (per quelli relativi a percorsi su questa catena montuosa, ben distinta dal punto di vista geologico, morfologico e faunistico da quella appenninica) – Di 120 degli itinerari possibili sulle Apuane, da percorrere in bici e/o a piedi, è disponibile su questo sito un Repertorio interattivo frutto di oltre mezzo secolo di mia esperienza diretta.
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Per salire alla vetta del Monte Forato (m. 1223 s.l.m.), o anche solo passare attraverso il grande arco naturale che ne fa una montagna unica al mondo – e che si vede distintamente dalla parte più occidentale della marina versiliese e, sul versante opposto, da Barga in Garfagnana – si possono seguire diversi itinerari, tra i quali le due vie che salgono da Stazzema (segnavia 6) e da Fornovolasco (segnavia 12) alla Foce di Petrosciana, per proseguire da qui in saliscendi sul versante Garfagnino, molto facili ma anche lunghe; e la via ferrata Salvadori, che da quella Foce percorre tutta la cresta sud. Sul versante versiliese la via più rapida e più diretta, ma anche la più ripida e non facilissima, è quella che sale da Cardoso (m. 250), indicata dal segnavia 12.
Se al ritorno si vuole scendere per la stessa via, si può lasciare l’auto dove termina (m. 380) lo stradello asfaltato che sale da Cardoso alla località La Colombetta, oppure si può lasciare la bicicletta dove termina la sterrata, ripida ma tutta pedalabile, che prosegue quello stradello fino a una casa isolata, a quota 520. Da qui, proprio sopra una fontana di acqua freschissima e abbondante, si diparte il sentiero indicato dal segnavia 12 che, passato un ponte di legno, prende a inerpicarsi ripidamente nel bosco di castagni.
Se invece si vuole compiere l’intero itinerario qui proposto, la cui parte alta è quasi tutta visibile nella foto qui sopra, occorre lasciare l’auto o la bici all’uscita dall’abitato di Cardoso, al bivio tra lo stradello che sale a sinistra verso la frazione di Orzale e quello che sale a destra verso La Colombetta. In questo caso il dispiacere di dover percorrere un paio di chilometri a piedi sull’asfalto è compensato dall’assenza pressoché totale di automobili e dal verde che copre quasi tutto il percorso, assicurando la frescura anche in piena estate.
Da quota 520 per il sentiero 12 si sale in circa mezz’ora alla sua intersezione, più o meno a quota 750, con il sentiero 124, che percorre in costa con un dolce saliscendi tutta la conca di Cardoso, tra quota 700 e quota 800, dalla Casa Giorgini al rifugio Fania e oltre. Raggiunto il sentiero 124, lo si percorre per pochi metri verso sinistra, fino al punto in cui il sentiero 12 torna a staccarsene verso destra, in salita ripida verso il Forato.
Qui il percorso si fa straordinariamente interessante sia dal punto di vista paesaggistico (per la commistione di bosco fitto, pareti di roccia che assumono un colore bluastro, grotte e fessure nelle quali ci si deve infilare), sia dal punto di vista alpinistico, per i numerosi tratti che richiedono qualche passaggio (sempre comunque molto facile) sul marmo vivo.
All’uscita dalla parte più buia del bosco si aprono squarci di panorama molto belli sulla Pania della Croce, e improvvisamente si scorge, in mezzo alle fronde, il grande arco del Forato ormai vicinissimo, impressionante. L’ultimo tratto del sentiero passa – sempre nel bosco – su di un terreno franoso, sul quale le suole lisce sono altamente sconsigliabili. Si sbuca così proprio sotto l’arco, a quota 1200 circa. Da qui un sentierino consente di salire agevolmente alla vetta settentrionale del Forato (m. 1209), contrassegnata da una croce di ferro, poi di raggiungere la seconda passando sopra l’arco (m. 1223).
Dall’arco verso ovest si vede l’intera conca di Cardoso, con i due paesini gemelli di Pruno e Volegno abbarbicati sulle pendici del Corchia, e sullo sfondo, verso sinistra, la costa del Forte dei Marmi e il mare. Verso est la bassa Garfagnana, con il paese di Barga.
Poco sotto l’arco, sul versante garfagnino, il segnavia 110 indica un sentiero all’inizio pianeggiante, disegnato lungo la cresta che collega il Monte Forato a Foce di Valli.
Il percorso, in saliscendi, è costituito da un alternarsi di sentiero ben visibile nell’erba e tratti nei quali si cammina sul filo della cresta fatto di marmo vivo. Ogni tanto il percorso, in saliscendi, si stacca dal filo della cresta, sempre verso destra, cioè verso il versante garfagnino, per poi ritornarvi; ma occorre fare attenzione a non perdere i segni bianchi e rossi, che riportano sempre sulla cresta.
Poco dopo aver toccato il punto più alto dell’intero percorso, a quota 1281, a poco più di un’ora dalla partenza dal Forato si arriva in vista dell’ampio avvallamento della cresta, il cui punto più basso (a quota 1266: qui a sinistra come appariva dalla parte finale del percorso in cresta il 5 agosto scorso, per via di una nuvola di passaggio) è denominato Foce di Valli. Da qui, se le condizioni di visibilità sono buone, si vede di fronte a sé, maestosissima, la Pania della Croce e il sentiero che sale a zig zag per la sua parete sud-est, detta “la Costa Pulita” perché è completamente priva di alberi e di rocce, conducendo al Passo degli Uomini della Neve; a destra la Pania Secca; a sinistra la Foce di Mosceta dietro la quale è sito il Rifugio Del Freo, sovrastata dal Monte Corchia. Ancora più a sinistra si vede in lontananza la linea della costa e il mar Tirreno.
Da Foce di Valli si può raggiungere in poco più di un’ora il Rifugio Del Freo prendendo il sentiero 125, che taglia con vari saliscendi la parete sud-occidentale della Pania. Il nostro itinerario invece si chiude con la discesa per il sentiero 7 a Collemezzana, luogo sacro delle Apuane per esservi vissuto a lungo Angelo Bartolucci, il Nonno di Collemezzana, trucidato dai soldati nazisti nell’aprile del 1945 per avere fatto da guida ad alcuni soldati americani, poi il suo nipote Agostino, che all’età di 10 anni ne raccolse i resti e poi per tutta la vita coltivò la memoria del Nonno tenendo viva la sua casa. Ripida come la salita al Forato per il sentiero 12, anche la discesa per il sentiero 7 nel suo primo tratto è caratterizzata da diversi passaggi facili sul marmo vivo; poi il sentiero si addentra nel bosco fitto di carpini, per raggiungere dal dietro la casa di Collemezzana (m. 770, foto qui a sinistra), dove si interseca con il sentiero 124. Da qui prosegue in discesa meno ripida nel bosco di castagni, passando da due fonti di acqua freschissima. Intorno a quota 400 un bivio consente di raggiungere, prendendo a destra, la frazione di Orzale, dove termina la strada asfaltata che sale da Cardoso. Ma avendo noi lasciato l’auto o la bici a Cardoso, ci conviene proseguire in discesa per il sentiero, che qui ha le dimensioni di una ampia mulattiera, fino a ch esso sbocca sulla strada asfaltata a un chilometro dal punto di partenza dell’anello.
L’intero anello a me ha richiesto sei ore, ivi comprese due soste di mezz’ora al Forato e a Foce di Valli. Ma io ormai sono molto lento: al passo di un normale ventenne si può fare tutto in cinque o persino in quattro ore. Occorrono però calzature adatte e un po’ di esperienza: non è una gita da fare con bambini.
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