Il difetto di cultura delle regole che ci affligge è un indice della debolezza strutturale del nostro sistema-Paese più eloquente di quanto sia lo spread degli interessi sui BoT
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Secondo editoriale telegrafico per la Nwsl n. 504, 2 luglio 2019 – In argomento v. anche l’articolo di mio fratello Andrea e mio sul Corriere della Sera del 9 settembre 1997, Il Mezzogiorno e la cultura delle regole
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Non stupisce la preoccupazione dei nostri partner UE per un possibile collasso del bilancio pubblico italiano. Ma ciò che li ha preoccupati ancora di più è stato il comportamento irresponsabile del Governo italiano di fronte alle loro contestazioni: perché è una manifestazione del difetto di cultura delle regole che ci caratterizza nel contesto europeo. Un nuovo ordinamento sovrano continentale non può non fondarsi su un livello minimo di senso dello Stato e di civicness rispettato da tutti i Paesi, base per l’indispensabile fiducia reciproca tra tutti i cittadini dell’Unione; ed è purtroppo proprio su questo piano che l’Italia è più gravemente fuori standard. Uno studio recente dell’Università del Massachussetts, di cui dà conto Mattia Feltri su la Stampa della settimana scorsa, ci colloca all’ultimo posto tra i Paesi europei per senso civico diffuso. Questo dato è l’effetto di un equilibrio deteriore complessivo in cui tutto si tiene: il basso numero di portafogli perduti e restituiti rilevato dai ricercatori americani è una cosa sola con l’alto tasso dell’evasione fiscale, l’alto tasso degli abusi edilizi, l’alto tasso della corruzione percepita, la spesa pubblica corrente fuori controllo, e anche la maggiore probabilità che il Governo italiano di turno disattenda gli impegni assunti dai Governi precedenti, come se fossero impegni assunti da uno Stato diverso. Questo spread della cultura delle regole che ci affligge, è, a ben vedere, un indice della debolezza strutturale del nostro sistema-Paese più eloquente di quanto non sia lo spread degli interessi sui BoT. Forse nella revisione dei Trattati necessaria per accelerare il processo di integrazione dovrebbe essere introdotta la misurazione del senso civico diffuso da parte di Eurostat (abbiamo visto che è cosa fattibilissima), con l’obbligo per tutti gli Stati-membri che si collocano al di sotto di uno standard minimo di ridurre progressivamente lo scostamento fino ad azzerarlo. Più difficile che ridurre il debito pubblico. Ma più importante.
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